Vermi nei pasti, vetro nel riso: il programma sui pasti gratuiti in Indonesia diventa incubo nazionale

In Indonesia, quello che doveva essere un programma simbolo di rinascita sociale si è trasformato in una crisi sanitaria e politica di proporzioni nazionali.
Il progetto di pasti scolastici gratuiti lanciato dal governo del presidente Prabowo Subianto, pensato per combattere la malnutrizione e sostenere le famiglie più povere, è oggi al centro di una bufera: migliaia di bambini in tutto il Paese si sono ammalati dopo aver consumato i pasti distribuiti nelle scuole, e le accuse di scarsa igiene, cattiva gestione e corruzione stanno scuotendo la fiducia dell’opinione pubblica.
Un piano ambizioso contro la malnutrizione in Indonesia
Annunciato a gennaio come una delle iniziative chiave del nuovo governo, il programma prevedeva la distribuzione quotidiana di pasti gratuiti a milioni di studenti, bambini piccoli, donne incinte e neomamme. Con un investimento di 3,2 miliardi di sterline – circa 3,2 trilioni di rupie – il piano avrebbe dovuto raggiungere 39 milioni di beneficiari già nel 2025, con l’obiettivo di estendersi fino a 83 milioni entro la fine dell’anno. Una misura, almeno sulla carta, destinata a migliorare la salute pubblica e garantire pari opportunità ai più giovani.
Ma pochi mesi dopo l’avvio, il progetto è precipitato nel caos. In tutto il Paese, centinaia di scuole hanno segnalato casi di intossicazione alimentare tra gli studenti. A Giava Occidentale, solo nel mese di settembre, oltre 1.300 bambini sono stati ricoverati dopo aver mangiato i pasti forniti dallo Stato. Secondo l’organizzazione Indonesian Education Watch Network, le persone coinvolte sarebbero già più di 15.000.
Vermi nei pasti, vetro nel riso
Dietro questi numeri si nascondono storie di dolore come quella di Rini Irawati. “Il mio cuore si è spezzato”, racconta la donna al Guardian, ricordando il momento in cui ha visto sua figlia Nabila, sedici anni appena, stesa su una barella in un centro d’emergenza di Giava Occidentale, il volto pallido e il respiro quasi impercettibile. Tutto era cominciato dopo un pranzo a scuola: uno dei pasti gratuiti offerti dal nuovo programma governativo. Nel giro di poche ore, Nabila e centinaia di compagni si erano sentiti male, con febbre, vomito e forti dolori allo stomaco. “Non avevo mai visto nulla di simile, nemmeno durante il Covid-19”, ha detto Aep Kunaepi, volontario del centro che ha soccorso la ragazza.
Il caso di Nabila non è isolato. Sui social media, centinaia di genitori hanno condiviso immagini di tempeh infestato da vermi, riso contaminato da frammenti di vetro e vassoi lavati con acqua sporca. Le fotografie, diventate virali, hanno scatenato proteste di massa e spinto diverse scuole a sospendere temporaneamente il servizio mensa.
Le accuse degli esperti e le difese del governo indonesiano
“La vita dei bambini è stata messa a rischio da un piano troppo ambizioso e mal gestito”, ha denunciato la nutrizionista Tan Shot Yen, membro del movimento per la salute di madri e bambini. “Se la contaminazione da salmonella o E. coli non viene fermata, rischia di diventare endemica.”
Il presidente Prabowo, però, ha minimizzato la gravità della situazione. “Su oltre un miliardo di pasti serviti, i casi di intossicazione rappresentano appena lo 0,0017% – un risultato di cui possiamo essere orgogliosi”, ha dichiarato, sostenendo che l’iniziativa abbia contribuito ad aumentare la frequenza scolastica e il rendimento degli studenti. Le sue parole, tuttavia, non hanno placato la rabbia dell’opinione pubblica, che accusa il governo di mancanza di trasparenza e di aver sacrificato la sicurezza per la rapidità dei risultati.
La corsa ai ripari del presidente Prabowo
Di fronte alle crescenti proteste, Prabowo ha firmato un decreto per rafforzare i controlli igienici e introdurre nuovi standard di sicurezza alimentare. Il direttore dell’Agenzia nazionale per la nutrizione (BGN), Dadan Hindayana, ha annunciato l’obiettivo di “zero incidenti” e la creazione di 32.000 cucine entro il prossimo anno, con una gestione più rigorosa della conservazione e della distribuzione dei cibi.
La portavoce dell’agenzia, Dian Fatwa, ha ammesso che “i problemi principali derivano da cattiva conservazione, scarsa igiene e ritardi nella consegna dei pasti”, aggiungendo che 132 cucine sono state sospese, 27 delle quali riaperte dopo un nuovo addestramento del personale. “Ammettiamo di non essere perfetti, ma stiamo migliorando costantemente”, ha dichiarato.
Le Ong restano però scettiche: secondo i loro dati, i casi reali sarebbero molti di più dei 6.517 riconosciuti ufficialmente a settembre. “In alcune aree, una sola cucina prepara fino a 3.500 pasti al giorno: in queste condizioni è impossibile garantire la qualità del cibo”, ha denunciato Diah Saminarsih, fondatrice del Centre for Indonesia’s Strategic Development Initiatives.
Il contraccolpo politico
Il programma, concepito come una “vittoria rapida” per i primi cento giorni del nuovo governo, si è trasformato in un boomerang per Prabowo. “Doveva rappresentare un simbolo di efficienza e progresso”, spiega Made Supriatma, ricercatore politico e visiting fellow presso l’ISEAS-Yusof Ishak Institute di Singapore. “Ora è diventato una fonte di rabbia e sfiducia popolare.”
A gettare ulteriore ombra sul progetto, la notizia che alcune cucine sarebbero gestite da forze di polizia e militari, un fatto che, secondo gli osservatori, segnala “un ritorno a logiche autoritarie e clientelari”. Il palazzo presidenziale non ha commentato, ma il governo ha respinto in passato accuse simili. “Questo è uno dei programmi più costosi nella storia del Paese, eppure manca una regolamentazione che assicuri trasparenza e responsabilità”, ha affermato Egi Primayogha di Indonesia Corruption Watch.
Un programma alimentare tra speranze e delusioni
Nonostante le critiche, in alcune aree il programma continua a essere visto come una risorsa importante. Durante una visita organizzata dal governo in una scuola di Jakarta Sud, i giornalisti del Guardian hanno assistito alla preparazione di centinaia di pasti a base di riso, pollo e verdure, serviti da personale in divise bianche impeccabili. “Per molti bambini questo è l’unico pasto completo della giornata”, ha raccontato Saidah, preside della scuola elementare di Cipedak.
Anche Rohmani, madre di sei figli, dice di sentirsi più serena sapendo che i suoi bambini ricevono pasti nutrienti. Ma per altre famiglie, la fiducia è svanita. Rini Irawati, la madre di Nabila, non riesce più a guardare a quel programma con speranza. “Stiamo parlando della vita dei nostri figli”, ha detto. “Non voglio che nessun altro genitore debba vivere quello che abbiamo vissuto noi.”