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Turchia, polizia irrompe in due tv dissidenti e assume il controllo della regia

Gli agenti hanno fatto irruzione nelle redazioni di Bugun tv e Kanalturk assumendo il controllo delle trasmissioni.
A cura di Davide Falcioni
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Il governo turco ancora protagonista di una vicenda di repressione della libertà di informazione: la polizia infatti ha assunto il controllo della regia di due emittenti televisive con posizioni politiche vicine a quelle dell'opposizione: si tratta di Bugun tv e Kanalturk, di proprietà del gruppo Koza-Ipek. Gli agenti delle forze dell'ordine hanno preso il controllo delle trasmissioni in diretta tv disprdendo con gas lacrimogeni e idranti i giornalisti che tentavano di presidiare l'ingresso della sede che ospita le due tv. In seguito i poliziotti hanno occupato fisucamente la cabina di regia e la redazione cacciando Tarik Toros, il direttore di Bugun Tv, e insediando al suo posto un nuovo gruppo di amministratori, nominati dalla magistratura.

Koza-Ipek, gruppo editoriale proprietario delle due emittenti televisive, è stato messo sotto "tutela" da parte della magistratura tusca perché accusato di "finanziare, reclutare e fare propaganda" per conto dell'imam-finanziere Fethullah Gulen, ex sostenitore del primo ministro Erdogan diventato suo oppositore e accusato di controllare dagli Stati Uniti, dove si è trasferito, una rete di associazione e media considerata dalle autorità di Ankara alla stregua di una "organizzazione terroristica".

La decisione dei magistrati di porre sotto tutela le due televisioni – considerate da alcuni esponenti politici "sovversive" – è stata fortemente criticata dalle opposizioni e giudicata un attacco alla libertà di informazione e al pluralismo. L'arrivo della polizia nelle redazioni di Bugun tv e Kanalturk è avvenuto a pochi giorni dalle elezioni politiche nel paese, che si terranno domenica e in cui Erdogan e i suoi sodali sperano di riconquistare la maggioranza assoluta. Altre volte in passato il governo turco si era reso protagonista di repressione nei confronti dei giornalisti "non allineati".

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