Strage alla funicolare di Lisbona: 16 morti per un cavo non certificato e acquistato per errore

Il cavo che univa le due cabine della storica funicolare da Glória, al centro della tragedia del 3 settembre che ha provocato 16 morti e oltre 20 feriti, non era certificato per il trasporto di persone, non rispettava le specifiche tecniche della Carris e, peggio ancora, era stato acquistato per errore. A rivelarlo è il secondo rapporto preliminare del Gabinete de Prevenção e Investigação de Acidentes com Aeronaves e de Acidentes Ferroviários (GPIAAF), l’ente portoghese incaricato di indagare sul disastro.
Secondo gli inquirenti, quel cavo, installato nel 2022, non era idoneo al tipo di sistema a fune in uso nelle funicolari di Lisbona e non poteva essere utilizzato con dispositivi anti-torsione, come invece previsto dal progetto originale dell’impianto. In pratica, la fune non solo non aveva la certificazione per il trasporto pubblico di passeggeri, ma non era neppure compatibile con la configurazione meccanica dell’ascensore.
Il documento diffuso ieri pomeriggio parla di una catena di errori che parte dall’acquisto e arriva fino all’installazione, senza che nessuno dei controlli interni della società pubblica Carris riuscisse a intercettare l’anomalia. "L’uso di cavi non conformi alle specificità d’uso – scrivono i periti – è il risultato di errori accumulati nel processo di acquisizione, accettazione e applicazione, aggravati da meccanismi organizzativi di controllo interno inadeguati o inesistenti".
Nel cavo "rotture progressive avvenute nel tempo"
Il cavo incriminato era in servizio da 337 giorni al momento del cedimento, un periodo inferiore rispetto ai circa 600 giorni di durata media registrata in impianti analoghi, come l’Ascensore do Lavra. Tuttavia, il GPIAAF precisa che non è ancora possibile attribuire con certezza la causa della rottura alla sola non conformità del materiale. Le prime analisi metallografiche indicano rotture progressive, avvenute nel tempo, in una sezione del cavo non visibile durante le ispezioni ordinarie.
Il punto di rottura, spiegano gli investigatori, era nascosto all’interno del dispositivo di fissaggio della cabina n. 1, e dunque impossibile da ispezionare visivamente senza smontaggi complessi. Ciò significa che né la manutenzione ordinaria né quella straordinaria avrebbero potuto rilevare tempestivamente il deterioramento, ammesso che le ispezioni fossero state realmente eseguite come dichiarato nei registri.

Manutenzione dell'impianto svolta da personale non qualificato
La tragedia non si spiega solo con un difetto tecnico. Le indagini hanno rivelato un sistema di manutenzione opaco e poco professionale: operazioni registrate ma mai svolte, personale privo di formazione specifica, assenza di ingegneri specializzati e procedure mai aggiornate da anni.
La Carris, dal 2019, affida la manutenzione a un unico fornitore con appena cinque tecnici, formati "sul campo" senza corsi teorici o addestramento certificato.
Il GPIAAF sottolinea inoltre che le ispezioni registrate nel giorno dell’incidente risultano "formalmente completate", ma gli orari e i dati operativi non coincidono con le prove raccolte. In alcuni casi, i tecnici sarebbero stati presenti sul posto senza svolgere tutte le verifiche previste.
Nelle sue conclusioni, l’Ufficio investigativo raccomanda che le funicolari non vengano riattivate prima di un riesame completo dei fissaggi dei cavi e dei sistemi frenanti, da parte di un ente indipendente e specializzato in impianti a fune, nel rispetto delle normative europee ma "senza compromessi sulla sicurezza". La Carris, dal canto suo, ha dichiarato di non essere a conoscenza di alcuna violazione da parte del fornitore e ha fatto sapere che l’acquisto del cavo difettoso risale a una precedente amministrazione. Ha comunque promesso di accertare le responsabilità interne.
L’Ascensore da Glória, inaugurato nel 1885 e dichiarato monumento nazionale, rimane fermo in attesa delle conclusioni definitive dell’inchiesta. Il GPIAAF proseguirà con analisi tecniche e metallografiche per chiarire se il cavo non conforme sia stato il fattore decisivo o se altre negligenze abbiano contribuito al disastro.