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Guerra in Ucraina

Stanze delle torture, lavori forzati: così la Russia gestisce campi di detenzione in Ucraina

I militari ucraini avrebbero scoperto un vero e proprio campo detentivo russo a Vovchansk, nella regione di Kharkiv. Le prove sono state rese pubbliche dal Wall Street Journal.
A cura di Gabriella Mazzeo
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I militari ucraini hanno rivelato di aver scoperto un vero e proprio campo di detenzione nella regione di Kharkiv. Le truppe di Kiev avrebbero scoperto la struttura di Vovchansk dopo aver liberato il territorio dai soldati russi che lo hanno occupato per quasi 7 mesi. Sarebbero almeno 18 i campi detentivi di questo tipo in tutto il territorio ucraino: al loro interno vi sono vere e proprie stanze per la tortura e luoghi per i lavori forzati. Il loro scopo è quello di piegare la resistenza nazionale.

Le autorità russe hanno smentito le accuse di maltrattamenti sui detenuti e negato l'esistenza di stanze delle torture e fosse comuni per i cadaveri. Le truppe di Kiev però avrebbero raccolto una serie di prove rese pubbliche dal The Wall Street Journal.

All'interno del campo di Vovchansk, i funzionari russi detenevano almeno 50 persone contemporaneamente. Sarebbero stati 300 i prigionieri in sei mesi. Per abbandonare il campo di lavoro, i civili dovevano pagare almeno $ 20.000 a persona. Una cifra che nessun detenuto è mai riuscito a raggiungere.

Alcuni testimoni hanno raccontato al giornale internazionale che durante la detenzione i funzionari russi hanno cercato di fargli "confessare" la loro appartenenza all'esercito ucraino. Chi negava veniva torturato anche tramite scosse elettriche.

I detenuti erano costretti a condividere la cella con altre 30 uomini: molti di queste, appena 20enni, erano ex studenti che avevano scelto di arruolarsi per difendere la patria. I prigionieri erano costretti a lavorare per mantenere la struttura. Sulle pareti delle celle, secondo quanto racconta il The Wall Street Journal, sono state rinvenute preghiere in ucraino scritte con il pennarello indelebile.

"Non ricevevamo cibo e potevamo lavarci una volta ogni cinque giorni – ha spiegato ancora un testimone -. Avevamo due minuti a testa per usare i servizi igienici. I russi ci torturavano ogni giorno fisicamente e psicologicamente, minacciando le nostre famiglie". Poco prima della liberazione della regione, i militari russi hanno fatto uscire tutti i prigionieri e hanno cercato di eliminare le prove all'interno delle stanze per la tortura.

Prima di andare via, secondo quanto raccontato dai sopravvissuti, i russi avrebbero rubato anche le attrezzature degli agricoltori.

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