Soldato israeliano: “Ho sparato sui civili palestinesi per divertimento”

Ricordate l'operazione "Bordo Protettivo", condotta la scorsa estate dall'Esercito di Israele nella Striscia di Gaza ufficialmente con lo scopo di impedire il lancio di razzi da parte di Hamas? Ebbene, in quasi un mese e mezzo di attacchi le forze armate di Tel Avive produssero oltre duemila morti dei quali, secondo i dati ufficiali, solo 265 miliziani dell'organizzazione islamista armata. Gli altri furono civili, massacrati come già tante, troppe altre volte negli ultimi anni.
A 10 mesi da quella mattanza una sessantina di soldati dell'esercito israeliano hanno accettato di testimoniare, raccontando all'Ong Breaking the Silence i dettagli più macabri dell'Operazione Bordo Protettivo. Il racconto di uno di loro, Arie, è stato raccolto dal quotidiano francese Le Monde. Il militare, appena ventenne, è un mitragliere di carro armato.
"Quando sono stato chiamato dai miei superiori era l'inizio di luglio (2014, ndr) e mi trovavo nel Golan. Dei camion ci hanno prelevati e condotti nei pressi della Striscia di Gaza, dove abbiamo iniziato a preparare i carri armati. Ricordo che con i miei commilitoni parlavamo delle nostre paure, condividevamo delle riflessioni, quando il capo del battaglione ci ha informati che l'indomani saremmo entrati a Gaza e che l'avremmo fatto per proteggere le nostre famiglie, le nostre case. Poi ci ha spiegato le regole di ingaggio: ‘Immaginate un raggio di 200 metri intorno a voi. Se vedete qualcuno all'interno avete il diritto di sparargli'".
"Dormivamo nel carro armato per la paura"
Il racconto di Arie si fa sempre più dettagliato: il militare spiega che a lui quell'ordine sembrò fin da subito strano e che era stato addestrato per analizzare i suoi possibili bersagli, non certo per sparare a chiunque si trovasse a meno di 200 metri.
"Siamo entrati nella Striscia di Gaza il 19 luglio. Eravamo alla ricerca dei tunnel di Hamas. I nostri superiori ci avevano raccomandato di evitare vittime tra i civili, ma al contempo ci era stato detto di provocare il danno maggiore possibile. Ero l'unico del mio battaglione a cui questo ordine dava fastidio, mentre gli altri mi dicevano: ‘Dobbiamo farlo, o noi o loro'. La verità è che avevamo tutti molta paura. La prima settimana siamo usciti dal carro armato solo per fare pipì e un'altra volta per preparare un caffè. Abbiamo dormito nel carro, senza aria condizionata, con un caldo terribile".
Fuoco sui civili palestinesi "nel tempo libero"
A chi ha visto il film Lebanon, diretto da Samuel Maoz, il racconto del militare non sembrerà così strano. Il mitragliere, infatti, spiega come le violenze fossero del tutto arbitrarie, come quel giorno che – accanto ad altri sei carri armati – aprirono il fuoco contro un edificio da cui non era arrivata nessuna minaccia. "Un giorno un soldato del nostro battaglione venne ucciso da un colpo di mortaio. Il comandante ci ordinò di vendicarlo, ed è quello che feci, mirando con il cannone all'undicesimo piano di un palazzo abitato molto probabilmente da civili. Credo di averne uccisi molti".
"Durante l'operazione noi mitraglieri eravamo felici di poter sparare, cosa che non avremmo potuto fare normalmente perché troppo costosa e che durante il mio addestramento avrò fatto non più di sei o sette volte. L'operazione di Gaza è stata una buona occasione per testare le nostre capacità balistiche". Il militare israeliano spiega di aver deciso di testimoniare a causa dei rimorsi di coscienza. Nel "tempo libero" infatti non mancavano vere e proprie scommesse tra i tiratori dei carri armati. Un giorno decisero, con l'approvazione del comandante, di provare a sparare a dei civili palestinesi che si spostavano, in auto o in bici, lungo una strada molto distante: "Ma il mio carro armato – racconta – era un mezzo del 1980 non in grado di colpire automaticamente oggetti in movimento a grande distanza. Così ho calcolato il tempo, anticipato la traiettoria e premuto il grilletto del mitragliatore calibro 50. Non sono riuscito a colpirlo. Ho detto agli altri che quel ciclista era più veloce di Lance Armstrong e tutti hanno riso. Di questo episodio mi vergogno, ma altre volte ho mirato ad obiettivi civili per puro divertimento".