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Thailandia-Cambogia, la mappa del secondo giorno di scontri: “Rischio si sfoci in guerra”. 138mila evacuati

Al via il secondo giorno di scontri al confine tra Thailandia e Cambogia, dove sono state evacuate oltre 138mila persone. Il premier ad interim tailandese: “Se la situazione dovesse degenerare potrebbe sfociare in una guerra”. Appello dell’ONU al cessate il fuoco, la Malesia si offre per mediare il dialogo.
A cura di Ida Artiaco
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Resta alta la tensione al confine tra Thailandia e Cambogia, dove da ieri sono in corso pesanti scontri dovuti ad una rapida escalation nelle zone di interesse che si inserisce in una storia di lunga rivalità tra i due paesi. Al momento, sono oltre 138mila le persone evacuate secondo i numeri diffusi dal Ministero della Salute thailandese, insieme a oltre a 428 persone ricoverate negli ospedali. Altre 1.500 famiglie dalla provincia di confine di Oddar Meanchey sono state evacuate dalle autorità cambogiane. I morti sarebbero almeno una decina in totale, ma mancano ancora numeri ufficiali. Intanto, la comunità internazionale chiede il cessato il fuoco. Non solo l'ONU ma anche la Malesia che ha pure offerto la propria assistenza per facilitare il dialogo tra i due Paesi.

La mappa degli scontri e la contesa sul tempio di Preah Vihear

Le tensioni tra i due vicini del Sud-est asiatico vanno avanti da mesi a causa di alcune zone "contese" presenti sul confine di circa 800 chilometri che li separa e che passa vicino diversi siti religiosi rivendicati da entrambi i Paesi. La situazione di questi giorni è il risultato di una escalation cominciata lo scorso maggio e incentrata sul tempio di Preah Vihear, il cui status incerto risale addirittura all’epoca coloniale francese. Altri scontri si sono verificati in due località della provincia di Ubon Ratchathani e in una della provincia di Surin, ha dichiarato l'esercito thailandese, avvertendo la popolazione di evitare la zona, mentre sono in corso operazioni di recupero di corpi nel distretto di Kantharalak, colpito dai razzi cambogiani giovedì.

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Secondo giorno di scontri: "Rischio si sfoci in guerra"

Gli scontri sono ripresi questa mattina all'alba. Stando a quanto ha riferito alla CNN il colonnello Richa Sooksuwanon, vice portavoce dell'esercito thailandese, la Cambogia ha iniziato a sparare con armi leggere e pesanti e loro "hanno risposto con un fuoco di supporto adeguato alla situazione tattica". In un post sul social X, la Cambodian Mine Action and Victim Assistance Authority (CMAA) ha affermato di "esprimere il suo più profondo allarme e la sua più ferma condanna in seguito alle segnalazioni secondo cui le Forze armate reali thailandesi avrebbero utilizzato munizioni a grappolo oggi, 25 luglio 2025, in una zona di confine all'interno del territorio cambogiano".

Secondo i primi rapporti delle autorità locali e delle squadre di sminamento, le munizioni a grappolo sono state utilizzate a Phnom Khmouch e nel villaggio di Techo Thammachart, vicino al confine con la Thailandia. Il primo attacco ha avuto luogo alle 5.25 ora locale (le 00.25 in Italia), mentre il secondo è avvenuto alle 6.50 ora locale, mettendo immediatamente a rischio i civili e gli sminatori, come riporta il Guardian. La CMAA ha descritto l'incidente come una "grave violazione delle norme umanitarie internazionali". Le munizioni a grappolo sono vietate dalla Convenzione sulle munizioni a grappolo del 2008 a causa del loro impatto indiscriminato e del pericolo persistente, in particolare per i bambini.

"Il conflitto alle frontiere fra Thailandia e Cambogia potrebbe ampliarsi in una guerra vera e propria", ha affermato il premier ad interim tailandese, Phumtham Wechayachai, le cui dichiarazioni sono state riportate dall'Agence France Presse. "Se la situazione dovesse degenerare potrebbe sfociare in una guerra, anche se al momento rimane limitata a scontri isolati", ha concluso.

Le reazioni della comunità internazionale

Intanto, il segretario generale dell'Onu, António Guterres, ha esortato la Thailandia e la Cambogia a dar prova di moderazione e a risolvere la loro crescente disputa frontaliera attraverso il dialogo, ha riferito il vice portavoce Farhan Haq, mentre il Consiglio di sicurezza dell'Onu dovrebbe convocare una riunione d'emergenza sulla crisi tra i due Paesi nel corso della giornata odierna.

Tra i primi paesi a intervenire sugli scontri c'è stata la Malesia, il cui primo ministro della Malesia, Anwar Ibrahim, ha chiesto un "cessate il fuoco immediato" ed ha offerto l'assistenza di Kuala Lumpur per facilitare il dialogo tra i due Paesi. Lo riporta il Guardian. In una dichiarazione pubblicata su Facebook, Anwar ha affermato di aver parlato con il primo ministro cambogiano Hun Manet e il vice primo ministro thailandese Phumtham Wechayachai per esprimere le "preoccupazioni della Malesia per l'aumento delle tensioni lungo i confini dei due Paesi". Parlando in qualità di prossimo presidente dell'Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (Asean) per il 2025, il premier ha affermato che la Malesia è "pronta ad aiutare e facilitare questo processo nello spirito dell'unità e della responsabilità congiunta dell'Asean. Ho fatto appello a entrambi i leader affinché attuino immediatamente il cessate il fuoco per evitare il peggioramento del conflitto e aprano uno spazio per il dialogo pacifico e le soluzioni diplomatiche". Anche Cina e Stati Uniti chiedono una de-escalation.

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