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Russia, violenze e torture sui bambini nel monastero guidato da un prete che nega il Coronavirus

Secondo l’accusa i bimbi, spesso provenienti da famiglie poverissime che speravano per loro maggiori possibilità nel convento, in realtà venivano tenuti come sorta di schiavi, costretti a lavorare nei campi e a servire gli adulti ma con pochissimo cibo, punizioni fisiche costanti e umiliazioni continue.
A cura di Antonio Palma
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Nel pieno della pandemia mondiale si era parlato di loro perché negavano con forza il coronavirus parlando di una leggenda tanto da richiedere l'intervento della polizia russa ma tra le abitudini di vita del monastero di Sredneuralsk, vicino a Ekaterinburg, in realtà si nasconderebbero pratiche ancora più terribili fatte di continue violenze sui bimbi e sopraffazione costante sui minori fino a vere e proprie pratiche di tortura. Le denunce da parte di un grupoo di vittime, ora adulte, hanno fatto seguito  all'intervento delle autorità per allontanare il capo della comunità, Padre Sergei Romanov, e ora hanno portato a un procedimento penale .

Secondo il racconto delle vittime, gli abusi nel convento della Russia centrale che era sotto il controllo del sacerdote ora scomunicato sarebbero andati avanti per anni. Sette per ora i ragazzi identificati ma le violenze avrebbero riguardato decine di ragazzini. Dal 2004 al 2019, individui non identificati "hanno inflitto sofferenze fisiche e mentali a sette bambini attraverso percosse sistematiche e altri atti violenti" nel monastero, ha spiegato il Comitato Investigativo russo incaricato della delicata inchiesta. Secondo l'accusa i crimini contro i bambini erano il risultato dell'incapacità dei funzionari del monastero di prevenire questi crimini visto che avrebbero minimizzato e negato le denunce di abusi sui minori e che continuano a farlo.

Secondo l'accusa i bimbi, spesso provenienti da famiglie poverissime che speravano per loro maggiori possibilità nel convento, in realtà venivano tenuti come sorta di schiavi, costretti a lavorare nei campi e a servire gli adulti ma con pochissimo cibo e moltissimi di loro hanno sviluppato gravi problemi psicologici. Il controllo su di loro era totale. Picchiare i bambini era un incarico separato per alcune suore, come lavorare in refettorio o prendersi cura dei cavalli. Nessuna ha cercato di rinunciarvi, dicono le vittime. Tra le violenze fisiche botte in pubblico, frustate e bastonate ma anche stare seduti su un formicaio e rinchiusi in gabbie senza cibo e acqua, per meritarsi tutto questo era sufficiente comportarsi come un tipico adolescente.

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