Raid di Israele sul campo profughi palestinese di Nuseirat, 12 morti. Ondata di dimissioni dall’Idf

Un raid israeliano sul campo profughi di Nuseirat, al centro della Striscia di Gaza, ha causato nella serata di ieri la morte di 12 persone. A confermarlo è l'agenzia di stampa palestinese Wafa. Secondo quanto reso noto, altri raid hanno bersagliato nelle ultime ore le aree di Sheikh Zayed e Tal Al Zaatar, nel nord dell'enclave palestinese. Il bilancio delle vittime nella Striscia di Gaza, solo dal 7 ottobre, è di oltre 30mila morti e 71mila feriti.
Nel frattempo, mentre l'ipotesi di un cessate il fuoco per Gaza con una tregua di 6 settimane si allontana, il numero due delle Forze di difesa israeliane Idf, Daniel Hagari, e un numero dei suoi alti funzionari hanno annunciato le dimissioni. A riportarlo sarebbe stata l'emittente israeliana Channel 14.
Dopo un primo momento in cui sembrava che la tregua per i civili di Gaza fosse vicina, Israele ha fatto un passo indietro non presentandosi ai colloqui del Cairo. Secondo quanto reso noto da Tel Aviv, Hamas non avrebbe voluto fornire la lista con i nominativi di tutti gli ostaggi ancora in vita. Contro il parere di Netanyahu, oggi il membro del gabinetto di guerra Gantz va dalla vicepresidente Usa Kamala Harris. La vicepresidente ha chiesto un immediato cessate il fuoco di 6 settimane e l'apertura dei valichi per gli aiuti, sostenendo che Israele possa fare molto di più per i civili palestinesi.
"Ci deve essere un immediato cessate il fuoco a Gaza di almeno sei settimane come previsto dall'accordo sul tavolo" ha affermato Kamala Harris, pronta a ricevere oggi a Washington il membro del gabinetto di guerra israeliano Benny Gantz.
"Ciò a cui assistiamo ogni giorno a Gaza è devastante – ha continuato -. Abbiamo ricevuto segnalazioni di famiglie che mangiavano foglie o mangime per animali. Donne che danno alla luce bambini malnutriti con poca o nessuna assistenza medica. Bambini che muoiono di malnutrizione e disidratazione", ha concluso chiedendo a Israele di permettere l'apertura dei valichi per gli aiuti umanitari ai civili e di non colpire i convogli che procurano assistenza.