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Guerra in Ucraina

Quali sono i Paesi che appoggiano l’invasione dell’Ucraina della Russia di Putin

Nella guerra tra Russia e Ucraina sono molti i Paesi che hanno deciso di appoggiare apertamente l’invasione da parte di Putin e altrettanti quelli che hanno optato per un approccio neutrale pur criticando apertamente gli Stati Uniti e la NATO.
A cura di Chiara Ammendola
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Se da un lato resta ferma la condanna dei Paesi della NATO ma anche di tanti stati non confinanti tra Asia e America, dall'altro sono in molti a sostenere l'attacco del presidente Putin all'Ucraina giustificato dalle più disparate ragioni: dal Venezuela di Maduro alla Siria di Assad, ecco quali sono i Paesi che hanno deciso di appoggiare l'invasione delle truppe russe e il conflitto in corso in Ucraina.

Il primo, che secondo i servizi di intelligence ucraina sarebbe pronto anche ad appoggiare anche militarmente l'invasione russa, è il presidente della Bielorussia, Aleksandr Lukashenko. È dal suo Paese, che confina sia con Russia che Ucraina, che è partita parte dell'invasione delle truppe di Mosca che hanno poi raggiunto Kiev. La sua posizione, secondo molti, sarebbe quasi obbligata verso il governo russo che ne garantisce la sopravvivenza economica e politica. Un rapporto di subalternità quello che esiste tra i due Paesi che ha trasformato di fatto la Bielorussia in un'estensione della Federazione Russa che in questi mesi ha schierato migliaia di truppe in quella che sembra essere, oggi più che mai, un'invasione programmata da tempo. Il netto coinvolgimenti della Bielorussia in questa guerra ha spinto Michael McFaul, ex ambasciatore americano in Russia, a chiedere che vengano imposte sanzioni economiche non solo a Mosca ma anche alla Bielorussia.

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A esprimere supporto a Mosca anche il presidente della Siria, Bashar al-Assad, che ha espresso sostegno al suo omologo Putin per aver dato vita a un'operazione necessaria per il riconoscimento e la protezione del Donbass, la regione che accoglie le due repubbliche popolari separatiste di Donetsk e Luhansk. "Il presidente siriano ha espresso il suo forte sostegno per l’operazione militare speciale russa volta a proteggere i civili nelle repubbliche del Donbass – si legge in una nota del Cremlino – condannando le politiche di destabilizzazione attuate dagli Stati Uniti e dalla Nato, che precedentemente hanno seriamente aggravato la situazione anche in Medio Oriente". I due si sono incontrati a Mosca lo scorso settembre e in una recente dichiarazione Assad, che ha da sempre riconosciuto l'indipendenza del Donbass, ha dichiarato che "opporsi alle politiche occidentali rappresenta un interesse comune" di Russia e Siria.

Dal New York Times
Dal New York Times

Lo scorso venerdì a esprimersi sulla guerra in Ucraina è stato anche il governo militare del Myanmar che, così come riportato dal New York Times, ha detto che l'invasione russa è stata "giustificata" e Mosca ha così dimostrato la sa forza come potenza mondiale. Il portavoce del governo Zaw Min Tun ha affermato che l'esercito di Mosca ha "fatto ciò che è giustificato per la sostenibilità della sovranità del loro paese". "La Russia mostra la sua posizione al mondo come potenza mondiale", ha aggiunto nella dichiarazione, che è stata rilasciata anche in russo. Mosca è un importante alleato e fornitore di armi dei generali del Myanmar e ha ripetutamente protetto il paese isolato alle Nazioni Unite.

Anche il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, ha espresso pieno appoggio a Putin a cui augura di uscire vittorioso da questa battaglia, aggiungendo poi in un tweet: "Dal Venezuela ripudiamo i piani perversi che cercano di circondare la Russia militarmente e strategicamente". Il riferimento è agli Stati Uniti e alla NATO che reputa dunque responsabili dell'escalation della crisi tra Ucraina e Russia. Il ministro degli Esteri venezuelano aveva precedentemente accusato la NATO di aver violato gli accordi di Minsk e aver così "creato forti minacce contro la Federazione Russa, la sua integrità territoriale e sovranità, oltre a ostacolare le buone relazioni tra i paesi vicini". Dal Sud America pieno supporto alla Federazione Russa arriva anche da Daniel Ortega, presidente della Repubblica del Nicaragua, che ha sostenuto Putin nel riconoscimento delle Repubbliche popolari separatiste del Donbass e ha poi puntato il dito contro gli Stati Uniti e l'Europa. Secondo Ortega infatti l'Ucraina sarebbe stata "usata" per "provocare la Russia", che avrebbe semplicemente espresso "una richiesta di sicurezza", in merito all'entrata dell'Ucraina nella NATO.

La posizione della Corea del Nord è invece arrivata attraverso un comunicato ufficiale nel quale il ministero degli Esteri, Ri Ji-song, ha attaccato gli Stati Uniti, rei di aver attuato una politica "egemonica ed arbitraria" ignorando "le legittime richieste della Russia sulla sicurezza". "La causa principale della crisi in Ucraina affonda le radici nell'ostinazione e nell'arbitrarietà degli Stati Uniti – si legge nella nota – che, adottando sanzioni e pressioni unilaterali, persegue solo due obiettivi: l'egemonia mondiale e la superiorità militare. Gli Stati Uniti cercano di imbellire le loro ingerenze negli affari interni degli altri come giusto impegno per la pace e la stabilità nel mondo – accusa ancora il governo di Kim Jong-un – mentre denunciano senza motivo le misure di autodifesa adottate da altri per la propria sicurezza nazionale come ‘ingiustizie e provocazioni". Sono finiti i giorni in cui gli Stati Uniti regnavano supremi".

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Sono molti poi i Paesi ad aver adottato una posizione neutrale: come il Pakistan, il cui primo ministro, Imran Khan, il primo ad incontrare il presidente Putin dall'inizio della guerra in Ucraina, ha sottolineato che "il conflitto non è nell'interesse di nessuno e che i paesi in via di sviluppo sono sempre i più colpiti economicamente in caso di guerra". Khan, che si è recato a Mosca lo scorso giovedì in un incontro prefissato, con l'obiettivo di rafforzare i legami economici con la Russia, ha poi espresso preoccupazione per le ricadute economiche del conflitto sui paesi emergenti.

Anche Cuba ha chiesto una soluzione diplomatica ai due Paesi pur avendo criticato aspramente gli Stati Uniti per aver imposto "la progressiva espansione della NATO verso i confini della Federazione Russa". Pur senza menzionare il riconoscimento di Donetsk e Luhansk da parte di Putin, il ministero degli Esteri cubano ha accusato Washington di aver inasprito la crisi con continue minacce nei confronti di Mosca: "Gli Stati Uniti hanno manipolato la comunità internazionale sui pericoli di una imminente massiccia invasione dell'Ucraina – ha scritto su Twitter – ha fornito armi e tecnologia militare, dispiegato truppe in diversi paesi della regione, applicato sanzioni unilaterali e ingiuste e minacciato altre rappresaglie".

Infine la Cina non si è ufficialmente schierata nel conflitto tra Ucraina e Russia, visti i rapporti con il primo Paese e l'alleanza con Putin espressa anche nell'incontro avvenuto prima dell'apertura delle Olimpiadi invernali. Il presidente della Cina Xi Jinping ha però chiarito che non fornirà a Mosca supporto militare e ha inviato le parti a trovare un accordo diplomatico invitandoli a sedersi nuovamente al tavolo dei negoziati.

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