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Guerra in Ucraina

Guerra Ucraina:”Putin ha bisogno di contare i fedeli, ma non vincerà la guerra interna per il consenso”

Putin “ha bisogno di essere rassicurato e di contare i fedeli, ma non vincerà la guerra interna per il consenso”: parla l’analista Stanovaya commenta il discorso del leader russo per la celebrazione dell’annessione della Crimea.
A cura di Redazione
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Questo articolo non è firmato a tutela del nostro inviato a Mosca, dopo l'approvazione di leggi contro la libertà di stampa in Russia

Quella delle stadio Luzniki a Mosca è “una prova d’amore” ben organizzata per lo zar”. Ma molti russi oggi fedeli al Cremlino “cambieranno idea, quando le sanzioni morderanno”. Un evento strategico ben studiato, che voleva coinvolgere più pubblico possibile per consolidare il supporto al regime. Che ha “bisogno di sentirsi amato”. Anche perché è una condizione che non durerà a lungo. Così Tatiana Stanovaya, esperta di cose russe e fondatrice dell’istituto di analisi politica R.Politik, sul discorso che Vladimir Putin ha tenuto allo stadio Luzniki di Mosca in occasione dell’ottavo anniversario dell’annessione della Crimea alla Russia.  Fanpage.it l’ha raggiunta al telefono in Francia, dove attualmente vive.

Perché una dimostrazione del genere adesso?

È una cosa attentamente programmata da tempo, secondo un piano che coinvolge il Cremlino, il ministero degli Esteri, quello della Difesa, la tivù propagandistica Russia Today e tutte le istituzioni strategiche per il regime. In questo momento acquista un significato particolare perché diventa una potente operazione di pubbliche relazioni di Putin nei confronti delle forze armate e delle forse armate nei confronti della nazione.

Perché tanto pubblico, dopo che per parecchio tempo Putin ha vissuto praticamente in isolamento? 

Si trattava di delineare con chiarezza la differenza tra chi è con lui e chi è contro. E doveva essere fatto mettendo in quello stadio un “campione” più ampio e omogeneo possibile di sostenitori. Per il regime era importante poter dire alla gente: “Ecco, questi siamo noi, belli, forti e colorati“, dall’altra parte ci sono solo i “traditori”, come Putin stesso ha definito nei giorni scorsi i russi che dicono no.

Ma lo zar ha bisogno di sentirsi rassicurato?

Ha certamente bisogno di piacere, di sentire il sostegno sociale. Putin si sente amato, nel Paese. Sa che può contare su una maggioranza che. È dalla sua parte. Ma anche chi sente amato ha bisogno, ogni tanto, di una prova d’amore.

Ma tutte quelle “Z”, nella stadio? Cosa sta diventando, un simbolo del totalitarismo putiniano? La svastica del nostro secolo?

Non arriverei a dire questo. Non mi pare che ci sia, da parte del regime, la volontà di fare della “Z” un simbolo permanente o una bandiera, come nel caso della Germania di Hitler. È solo un mezzo per consolidare il consenso intorno a un simbolo patriottico mentre è in corso una guerra. Non ha, almeno finora, un significato paragonabile a quello della svastica nazista.

A parte quel che avviene e che potrà avvenire sui fronti in Ucraina, sul fronte interno questa guerra Putin la sta vincendo? 

Gli ultimi sondaggi dicono che il sostegno alla cosiddetta “operazione militare speciale” in Ucraina  è misurabile in circa il 68% della popolazione.  Il dato sembra consolidarsi dopo essere stato in crescita nelle prime settimane dell’intervento bellico.

Certo che se adesso chiedi a un russo se sostiene le truppe al fronte o se invece è un “traditore”, per utilizzare la denominazione ufficiale data dal Cremlino a chi si oppone, è piuttosto probabile che risponda che le sostiene eccome. Visto anche che in caso contrario con le ultime leggi rischia la galera…

Certo, ma è anche vero che in questo periodo, parlando con i russi, trovi molte persone che certamente non sono putinisti sfegatati e che addirittura prima della guerra erano contrari al regime, ma che adesso, con i soldati che muoiono in battaglia, dicono che bisogna metter da parte almeno temporaneamente le divisioni. E stringersi intorno alla bandiera. Parlo anche di persone che non erano per niente d’accordo con la decisione di attaccare l’Ucraina.

Right or wrong, but my country – dicono gli inglesi. Che abbia torto o che. Abbia ragione, è sempre il mio Paese…

È un sentimento presente in Russia, in questo momento.  Non dico che sia maggioritario. Ma parte di quelli che sostengono l’intervento in Ucraina lo fanno per questa ragione, più che per convincimento politico.

Durerà questo sostegno?

Sono certa di no. Se la guerra andrà avanti a lungo, man mano che si sentirà il morso delle sanzioni, con il deterioramento della situazione economica nasceranno problemi sociali gravi. E anche i russi che non sono mai stati all’opposizione cambieranno idea, sull’operato del regime. Il consenso è destinato a calare, e poi a svanire. Putin non la vincerà la guerra, sul fronte interno.

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