Problemi con i documenti, italiano muore in centro per immigrazione di Tokyo dopo 2 anni da senzatetto

È morto in un centro per l'immigrazione di Tokyo Gianluca Stafisso, clochard italiano di 56 anni originario di Assisi. Le dinamiche legate al decesso restano un mistero: l'uomo potrebbe essersi suicidato esasperato per la situazione di stallo subìta in un centro per l'immigrazione della metropoli giapponese.
Nei prossimi giorni saranno chiarite le circostanze del decesso anche grazie all'esame autoptico da effettuare sul cadavere. Da due anni l'uomo viveva in un centro per l'immigrazione di Tokyo come clochard e raccontava la situazione tramite alcuni video pubblicati su Vimeo. Nei filmati, Stafisso spiegava di essere diventato un senzatetto l'11 settembre 2020, ormai due anni fa, quando la polizia lo aveva portato fuori da casa perché non in regola con i documenti per l'immigrazione.
Secondo quanto raccontava sul suo canale Vimeo, da anni viveva e lavorava in Giappone come fotografo professionista e grafico. Dopo aver avuto problemi con i documenti e con il permesso di soggiorno, Stafisso aveva cercato di tornare in Italia ma, secondo quanto da lui raccontato nei filmati, non era mai riuscito ad ottenere il supporto delle autorità per facilitare il suo rientro nel Paese.
Il suo cadavere è stato trovato qualche giorno fa nella stanza del centro per l'immigrazione nel quale viveva. Per chiarire le dinamiche del decesso sarà però necessario effettuare l'esame autoptico. Se l'autopsia confermasse il suicidio, si tratterebbe del 18esimo caso simile in un centro per l'immigrazione giapponese in 15 anni.
Secondo la legge del Paese, molto severa in tema di immigrazione, i cittadini non in regola con i permessi di soggiorno per vivere e lavorare non possono lasciare la nazione. Chi viene giudicato irregolare viene portato nei centri per l'immigrazione in attesa di accertamenti da parte delle autorità locali.