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Picchiati e abbandonati nel deserto, l’inferno dei migranti subsahariani in Tunisia: il report HRW

Un nuovo report di Human Rights Watch racconta l’inferno dei migranti subsahariani in Tunisia e accusa le autorità del Paese, tra polizia, militari e Guardia costiera, di abusi e violenze nei loro confronti.
A cura di Annalisa Girardi
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Il governo tunisino, fresco di accordo con l'Unione europea, sta continuando ad abbandonare i migranti provenienti dai Paesi dell'Africa subsahariana nei luoghi più remoti del Paese, nel deserto ai confini con Algeria e Libia. Molte di queste persone subiscono abusi e violenze da parte delle forze di sicurezza tunisine. Human Rights Watch ha raccolto in un nuovo report decine di testimonianze, che documentano come la Tunisia non sia un Paese sicuro per i migranti subsahariani: arresti arbitrari, violenze, torture, espulsioni collettive, furti di soldi e telefoni.

Nel Memorandum firmato tra Bruxelles e Tunisi si parla di una generica clausola di rispetto dei diritti umani, senza però alcun riferimento a quando documentato dalle associazioni umanitarie. Secondo Human Rights Watch la polizia tunisina, così come i militari e la Guardia costiera, avrebbero commesso seri abusi nei confronti dei migranti provenienti dall'Africa subsahariana, che si trovano in Tunisia nel tentativo di riuscire a salpare verso l'Europa. Ma per queste persone la Tunisia non è un porto sicuro, in cui riportare i migranti intercettati in mare, o dove stazionarle nell'attesa di esaminare le domande di asilo.

Secondo Lauren Seibert, di Human Rights Watch, le autorità tunisine sono responsabili non solo in prima persona degli abusi contro i migranti nel Paese, ma anche di aver alimentato razzismo e xenofobia contro queste persone. Del resto lo stesso presidente tunisino Kaïs Saïed ha parlato di un complotto di sostituzione etnica nel Paese, avallando attacchi e discriminazioni. E adesso l'Unione europea, finanziando chi sta commettendo queste violenze, sta diventando allo stesso modo responsabile della sofferenza dei richiedenti asilo che si trovano in Tunisia, dove i loro diritti non vengono garantiti.

Tra le persone intervistate da Human Rights Watch, alcune hanno raccontato di essere state picchiate e torturate con l'elettroshock mentre erano in detenzione. Altre hanno detto di essere state derubate di tutti i loro beni dalla polizia, che le ha arrestate solo in base al colore della loro pelle, senza nemmeno controllare i loro documenti.

Nelle ultime settimane oltre mille persone sono state espulse dalle autorità tunisine e trasferite al confine con la Libia o l'Algeria. Moltissime sono state semplicemente abbandonate nel deserto, senza cibo o acqua. Diverse donne hanno raccontato di essere state violentate mentre venivano portate in queste zone remote. I loro cellulari sono stati rubati, rendendo praticamente impossibile chiedere aiuto o denunciare quanto stesse accadendo. Alcuni sono riusciti a conservare il telefono e condividere la propria posizione GPS. Una volta che si è scaricata la batteria, però, sono rimasti isolati. Il presidente Saied, da parte sua, ha detto che le accuse di abusi e violenze nei confronti delle autorità e delle forze di sicurezza sono solo bugie e fake news.

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