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Guerra in Ucraina

Russia-Ucraina, perché l’Occidente ha commesso un terribile errore lasciando che Putin invadesse la Crimea

Secondo il primo ministro britannico, Boris Johnson, Vladimir Putin “ha invaso l’Ucraina la prima volta, nel 2014, l’Occidente ha fatto un terribile errore. Il leader russo aveva commesso un atto di aggressione violenta e assunto il controllo di un enorme fetta di territorio un Paese sovrano, e abbiamo lasciato che la facesse franca”.
A cura di Enrico Tata
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In una lettera pubblicata sul quotidiano ‘The Telegraph' il primo ministro britannico, Boris Johnson, ha affermato che l'Occidente "ha fatto un terribile errore continuando a dipendere dal petrolio e dal gas russo dopo l’annessione della Crimea avvenuta nel 2014″. Per il premier Vladimir Putin "ha invaso l’Ucraina la prima volta, nel 2014, l’Occidente ha fatto un terribile errore. Il leader russo aveva commesso un atto di aggressione violenta e assunto il controllo di un enorme fetta di territorio un Paese sovrano, e abbiamo lasciato che la facesse franca".

L'annessione della Crimea alla Russia del 2014

L'annessione della Crimea da parte della Russia è avvenuta dopo le azioni del movimento di protesta Euromaidan in Ucraina, dopo la violenta risposta del governo guidato da Janukovič e la fuga di quest'ultimo nel febbraio 2014. In seguito a questi eventi a Kiev è nato un governo non riconosciuto da Mosca e Putin ha ordinato l'invasione della Crimea e l'annessione della penisola alla Russia. Di fatto, questo è stato il primo attacco russo all'Ucraina, la prima invasione di Mosca.

La reazione di Putin e l'invasione della Crimea

La Crimea è considerata da Putin una regione della Russia, donata nel 1954 dall'allora segretario generale del Partito comunista sovietico Nikita Chruščëv all'Ucraina. Un modo, in pratica, per celebrare l'amicizia tra i popoli russi e ucraino e il trentennale dell'entrata dell'Ucraina nell'Urss . La protesta nata dopo la decisione di Janukovič di non firmare il trattato di associazione con l'Unione Europea ha portato alla reazione di Putin, secondo cui Euromaidan è stato un colpo di stato, un cambiamento di regime violento che ha portato l'Ucraina più vicino all'Occidente.

Scrive Aldo Ferrari, responsabile della sezione Russia e Caucaso dell'Ispi, Istituto per gli studi di politica internazionale:

L’affermazione a Kiev di una nuova dirigenza chiaramente orientata in senso occidentale, e fortemente sostenuta da Unione Europea e Stati Uniti, ha presumibilmente eliminato la possibilità che questo paese divenga partecipe del progetto eurasiatico, allontanandolo in maniera forse definitiva dall’orbita di Mosca. Per Putin, in effetti, lo scacco politico subito in Ucraina è stato molto grave e avrebbe avuto pesanti ricadute sul suo prestigio interno. La reazione immediata verso la Crimea e quella successiva nei confronti dei territori sud-orientali dell’Ucraina deve quindi essere analizzata in primo luogo alla luce di questa frustrazione. La fulminea annessione della Crimea ha invece consentito a Putin non solo di celare, almeno in parte, lo smacco subito a Kiev, ma anche di acquistare un consenso altissimo, in quanto gran parte della popolazione russa condivide quest’azione, vedendovi la riparazione di un torto storico e una riprova della ritrovata centralità politica della Russia.

Per l'Occidente il caso della Crimea è un'invasione militare da parte della Russia. Per il Cremlino, invece, si tratta di una riunificazione di un popolo. Durante la cerimonia di firma delle leggi relative all'adesione della Crimea alla Russia sono state pronunciate queste parole: "Il dramma della Crimea non è iniziato con i disordini al Maidan, ma con la decisione di Chruščev, eseguita in piena violazione dell’allora Costituzione del paese. Il dramma poi è stato perpetuato nel 1991. Nel 1992 i cittadini della Crimea hanno voluto indire un referendum ma non ce l’hanno fatta perché non vi erano le condizioni favorevoli".  I fatti della Crimea, tuttavia, hanno rappresentato da una parte un segnale forte da parte di Putin, ma dall'altra anche un ulteriore avvicinamento dell'Ucraina al campo occidentale.

L'importanza strategica della Crimea

In Crimea, ricorda uno studio del ministero della Difesa, il 65 per cento della popolazione è russofono e lo è il 75 per cento della popolazione di Sebastopoli. Dopo l'indipendenza ucraina nel 1991, Mosca e Kiev strinsero un accordo secondo cui la Russia avrebbe rispettato l'integrità territoriale, ma l'Ucraina avrebbe garantito alla Crimea uno status autonomo. La penisola crimeana riveste un’importanza strategica fondamentale per la Russia, che ha a Sebastopoli la base principale principale della flotta del Mar Nero. Un accordo con l'Ucraina prevedeva, già prima dell'annessione, che la flotta russa potesse continuare ad essere di base a Sebastopoli.

Scrivono Aldo Ferrari e Giorgio Cella su Limes: "La base navale di Sebastopoli, strategica per la proiezione di Mosca nel Mediterraneo, ospita la più piccola delle quattro principali flotte della Marina militare russa, che comprende la flotta del Nord con sede a Severomorsk, quella del Pacifico collocata a Vladivostok e quella del Baltico a Kaliningrad, alle quali si affianca la flottiglia del Caspio. L’importanza della base non si esaurisce però nell’aspetto militare, in quanto attraverso i porti del Mar Nero transita circa il 30% del totale delle esportazioni marittime russe”.

In conclusione, il caso della Crimea era un pericoloso precedente. In documento della Difesa datato 2015 si legge: "Il timore della comunità internazionale è che la Crimea costituisca non solo un pericoloso precedente, ma anche essere la prima di una serie di ulteriori incorporazioni territoriali attuate da Mosca nel territorio ex – sovietico".

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