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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Perché Israele ha attaccato l’Iran, i motivi dietro l’operazione militare di Netanyahu contro Teheran

Questa mattina, 13 giugno, Israele ha condotto un attacco contro l’Iran allo scopo di fermare il presunto programma di realizzazione di un’arma atomica da parte di Teheran. Netanyahu: “Negli ultimi mesi l’Iran ha preso decisioni irreversibili per dotarsi dell’arma nucleare. Non possiamo permettere che ciò accada”.
A cura di Davide Falcioni
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Una palazzina di Teheran bombardata da Israele
Una palazzina di Teheran bombardata da Israele
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Israele ha lanciato nelle prime ore di oggi, venerdì 13 giugno, una vasta operazione militare contro l’Iran, colpendo quello che ha definito "il cuore del programma nucleare iraniano". L’attacco, denominato Operazione Leone In Ascesa, segna una drammatica escalation nel conflitto tra i due Paesi, e pone ancora una volta l’attenzione internazionale sul controverso programma nucleare iraniano e sull'aggressività di Israele che – lo ricordiamo – continua parallelamente a bombardare e affamare la Striscia di Gaza ed espandere le sue colonie illegali in Cisgiordania.

Secondo quanto riportato dal governo israeliano, l’operazione in Iran ha l’obiettivo di "fermare l’imminente minaccia esistenziale" rappresentata dal regime di Teheran, accusato di voler produrre armi nucleari nel breve termine parallelamente all'implementazione del suo programma di nucleare a scopo civile. Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno dichiarato di aver colpito "dozzine di obiettivi militari e nucleari in diverse aree del territorio iraniano", tra cui l’impianto di arricchimento dell’uranio di Natanz, a sud di Teheran.

Le autorità iraniane e israeliane hanno confermato inoltre la morte di importanti figure militari e scientifiche. Tra le vittime figurano Hossein Salami, comandante in capo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche (IRGC), e Fereydoon Abbasi, ex direttore dell’Organizzazione per l’Energia Atomica dell’Iran. Anche due scienziati coinvolti nel presunto programma nucleare militare iraniano sarebbero stati uccisi.

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I motivi all'origine dell'attacco di Israele all'Iran e il programma nucleare di Teheran

Da anni Israele considera il programma nucleare iraniano una minaccia diretta alla propria sopravvivenza. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato: "Negli ultimi mesi l’Iran ha preso decisioni irreversibili per dotarsi dell’arma nucleare. Non possiamo permettere che ciò accada. Israele agirà ogni volta che sarà necessario per proteggersi". Secondo Tel Aviv, Teheran sarebbe a un passo dalla possibilità tecnica di assemblare un ordigno nucleare, grazie a riserve di uranio arricchito al 60%, vicina alla soglia del 90% necessaria per uso bellico.

Preoccupazioni analoghe sono state espresse anche dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), che proprio ieri ha formalmente accusato l’Iran di violazione degli obblighi previsti dal Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP), citando "ripetuti fallimenti" nel fornire spiegazioni su materiale nucleare non dichiarato e sulla trasparenza delle sue scorte. "Il rapido accumulo di uranio altamente arricchito è motivo di seria preoccupazione. Date le potenziali implicazioni in termini di proliferazione, l'Agenzia non può ignorare lo stoccaggio di oltre 400 kg di uranio altamente arricchito", ha dichiarato il presidente dell'agenzia delle Nazioni Unite Raphael Grossi. Un rapporto riservato dell’AIEA aveva già lanciato l’allarme a inizio mese: l’Iran possiede abbastanza materiale arricchito per costruire fino a nove bombe atomiche.

Gli effetti del raid israeliano in una strada di Teheran
Gli effetti del raid israeliano in una strada di Teheran

Di quanto Israele ha realmente ritardato il programma nucleare iraniano?

Il raid israeliano rappresenta una svolta nella lunga guerra ombra tra Israele e Iran. La domanda chiave, tuttavia, resta senza risposta: di quanto Israele ha realmente ritardato il programma nucleare iraniano? Secondo David Sanger, analista del New York Times cha da vent'anni si occupa di Iran, se il danno a Teheran fosse limitato a uno o due anni, il prezzo pagato da Israele – in termini di rischi militari e geopolitici – potrebbe risultare sproporzionato.

"La storia – spiega David Sanger – suggerisce che attacchi di questo tipo hanno risultati imprevedibili. Persino l'attacco più ingegnoso al programma, sferrato 15 anni fa – un attacco informatico che ha introdotto un malware nel sistema, distruggendo le centrifughe – ha rallentato l'Iran solo per un anno o due. E quando il programma è tornato, era diventato più imponente che mai".

Il fantasma del sito nucleare di Fordow

Resta infatti il mistero su un eventuale attacco al secondo impianto iraniano, Fordow, molto più difficile da colpire poiché situato a quasi un chilometro di profondità all’interno di una base militare dei Guardiani della Rivoluzione. Secondo gli esperti, se Fordow è rimasto intatto, l’Iran potrebbe mantenere una capacità di arricchimento tale da ricostruire rapidamente quanto distrutto. "Se non elimini Fordow", ha dichiarato Brett McGurk, ex coordinatore americano per il Medio Oriente, "non elimini la possibilità che l’Iran produca materiale fissile per armi".

Insomma, non è ancora chiaro quanto le operazioni israeliane abbiano effettivamente compromesso le capacità nucleari iraniane. Le prossime settimane saranno decisive per valutare la portata del danno. Intanto, cresce la preoccupazione per le possibili reazioni iraniane, che potrebbero includere attacchi a Israele o il definitivo ritiro dal Trattato di non proliferazione nucleare (TNP), aprendo la strada a una corsa apertamente militare verso la bomba atomica.

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