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Guerra in Ucraina

Perché con le truppe nordcoreane in Ucraina il conflitto diventa “globale”

A quasi 1000 giorni dall’invasione, 10mila soldati nordcoreani combattono contro gli ucraini in suolo russo. Qualcosa di simile non accadeva dall’ultima guerra mondiale, ma come la Sud Corea in Vietnam, Kim ambisce a ottenere protezione, tecnologia e risorse per cambiare il futuro di Pyongyang. Le truppe però scoprono la libertà occidentale (a partire dal porno) e l’escalation scatena altre reazioni, trasformando l’Ucraina in un conflitto globale.
A cura di Gian Luca Atzori
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Nel giorno 987 dall’inizio del conflitto e per la prima volta nella storia, gli eserciti di Ucraina e Nord Corea hanno aperto il fuoco l’uno contro l’altro e lo hanno fatto sul suolo russo, nella regione di Kursk. Questo è quanto, perlomeno, riportano sia le fonti Usa e sia quelle provenienti dagli ufficiali di Kiev.

L’avanzata ucraina sul suolo russo è iniziata il 6 agosto ed è sempre più evidente la difficoltà del Cremlino nel respingerla. Con le recenti elezioni americane in molti si aspettano dei cambi di rotta, ma dal febbraio 2022, secondo quanto riporta il Wall Street Journal, sono oltre un milione le vittime da entrambi gli schieramenti e oltre 600 mila i soldati russi che hanno perso la vita o sono stati feriti. Si tratta del peggior scontro in Europa dalla Seconda guerra mondiale e, similmente, non vedevamo coinvolte truppe orientali in conflitti europei dallo stesso periodo. Attualmente, dunque, l’arrivo delle truppe nordcoreane, rappresenta un sospiro di sollievo per “l’operazione speciale” definita da Putin.

“Fermi a guardare” tra spari e fake news

Infatti, nonostante sia Kim Jong-un e sia il Cremlino abbiano entrambi negato il coinvolgimento dei soldati nordcoreani, parlando di ripetute “fake news”, il Presidente Putin non ha respinto l’accusa, anzi, pareva esserne già a conoscenza dal mese scorso, quando gli venne consigliato di non seguire una via che avrebbe potuto portare alla peggiore escalation dagli anni ‘40 del secolo scorso.

Anche il segretario della NATO, Mark Rutte, ha confermato il coinvolgimento delle truppe di Pyongyang nella regione di Kursk, facendo riferimento, per l’appunto, ad una “significativa escalation”, mentre Germania e Francia parlano della necessità di “intervenire in maniera più decisa”. Per Zelensky quello che viene descritto come un “piccolo distaccamento di truppe” apre in realtà una pagina di enorme tensione che si aggiunge all’instabilità già presente. Il Presidente ucraino è critico nei confronti dell’Occidente che gli nega la possibilità di attaccare preventivamente le truppe nordcoreane con armi a lunga gittata. “Vediamo ogni sito in cui la Russia sta accumulando questi soldati nordcoreani sul suo territorio”, ha dichiarato la scorsa settimana Zelensky, “potremmo colpire preventivamente se avessimo la capacità di armi con una gittata sufficiente. Eppure, invece di fornirle, l’Occidente sta osservando. Tutti stanno aspettando che l'esercito nordcoreano inizi a colpire gli ucraini.”

Quanti sono e come sono organizzati

Non c’è neanche effettiva chiarezza sul numero di truppe nordcoreane stanziate. Associated Press ha parlato inizialmente di 8000 soldati, per il Pentagono sono 10mila, per gli ucraini sono 11mila e per i sudcoreani sono 12mila. A testimonianza di quanto sta accadendo, però, il governo ucraino ha pubblicato un video che mostra il dispiegamento di dozzine di soldati di Pyongyang in fila per ricevere le uniformi militari russe.

"Indossano uniformi russe, stanno seguendo un addestramento tattico e vengono schierati sotto vari comandi dell'esercito russo in prima linea". Afferma Umerov, Ministro della difesa Ucraino: “È probabile che cinque unità, ciascuna composta da circa 3.000 soldati, saranno schierate sul campo di battaglia”.

Attraverso le foto satellitari rilasciate da Seoul, è possibile notare come le truppe siano arrivate via mare a Vladivostok per poi essere trasportate via terra. Oltre alle divise, secondo quanto riportato dalle agenzie di intelligence, gli sarebbero anche state consegnate armi e documenti per essere identificati come siberiani orientali.

La società più militarizzata al mondo

Attualmente, l’esercito nordcoreano è tra i più vasti al mondo. L’intera Corea del Nord ha circa la popolazione della sola Shanghai, 25 milioni di abitanti. Nonostante abbia meno della metà della popolazione dell’Italia, il suo esercito è grande quattro volte il nostro.

Secondo quanto riportato dal Carnegie Center, Pyongyang ha all’attivo 1,3 milioni di truppe e 7,6 milioni di riserve, ovvero un terzo della popolazione è ingaggiata nell’esercito. Parliamo dunque della società più militarizzata al mondo, in cui tutti gli uomini tra i 17 e i 30 anni devono servire il paese per un periodo che va dai 3 anni ai 12 anni.

Tuttavia, l’unica cosa che sappiamo sulla preparazione e l’esperienza effettiva di queste truppe è che hanno servito obbligatoriamente nel loro paese. Come riportato dall’analista Choe Sang-Hun sul New York Times, stiamo parlando di un paese estremamente isolato con armamenti obsoleti, che ha combattuto l’ultima guerra nel 1953, sconfiggendo l’avanzata degli Usa, che per tutto risposta hanno bombardato per giorni obiettivi civili: radendo al suolo Pyongyang, massacrando centinaia di migliaia di persone e fornendo i grandi pretesti per la narrazione anti-americana tuttora al centro dei pensieri di Kim.

Da allora e per decenni, Pyongyang ha incentrato il suo sviluppo militare, tecnologico e nucleare proprio sull’evitare che quel passato si ripeta, sotto forma di “deterrente” nella penisola e sempre in ottica difensiva. A parte i test missilistici, la propaganda e le minacce, non era mai capitato prima d’ora che le sue truppe andassero ad attaccare o invadere un altro paese, specialmente in un altro continente. Ma come si è arrivati a questo? Dove nasce e come si sviluppa questa sinergia tra Kim e Putin?

Putin-Kim: un amore improvvisato

Negli scorsi giorni, Choe Son Hui, Ministro degli esteri nordcoreano, ha promesso di stare al fianco della Russia fino alla vittoria in Ucraina, dichiarando: “Le nostre relazioni tradizionali, storicamente amichevoli, che hanno percorso il sentiero collaudato della storia, oggi… stanno raggiungendo un nuovo livello di relazioni di invincibile cameratismo militare”.

Risale a cinque mesi fa, a giugno, la visita di Putin a Pyongyang e la sigla del trattato di reciproca difesa e assistenza firmato dalle due potenze, riportando a schemi che non si vedevano dalla Guerra fredda, o anche dalla Guerra di Corea, dove i sovietici fornirono importanti risorse. Il trattato, nella sua essenza, impegna le due nazioni nell’intervento a difesa reciproca qualora ci sia un evento di aggressione contro uno dei paesi.

Ancora prima del trattato però, la guerra in Ucraina è stata un po’ una manna dal cielo per scoraggiare l’isolamento di Kim e metterlo sotto una luce completamente nuova. Un report di un think tank sudcoreano ha stimato che Pyongyang si sia arricchito notevolmente con il conflitto, vendendo armi per un valore di $540 milioni e inviando dall’agosto del 2023 circa 13mila container di artiglieria, tra cui missili anticarro e missili balistici a corto raggio (KN-23). Sempre secondo Seoul, altri 7000 sarebbero i container di munizioni in cambio di 9000 container di aiuti umanitari e ulteriori provvigioni energetiche e di carburante. Si dice che Kim abbia inviato persino dei tecnici per offrire supporto ai russi nell’utilizzo della tecnologia coreana e raccogliere dati sul campo, specialmente in relazione alla difesa occidentale.

In preparazione all’accordo, a marzo, la Russia ha posto un veto sulla risoluzione Onu legata alle sanzioni contro Pyongyang, venendo accusata dall’Occidente di voler proteggere il suo acquisto di armi. Di sicuro non ci si aspettava uno step successivo come l’invio di truppe. Questo non significa che l’Onu non possa agire contro la Nord Corea che è sotto sanzioni dal 2006, per il programma nucleare e i test non autorizzati. Infatti, il Consiglio di sicurezza è formato da 15 nazioni e, oltre alla Russia, non è detto che anche la Cina supporti qualsiasi iniziativa che vede il suo vicino diventare più potente.

Mosca e Pyongyang dipendenti da Pechino

Infatti, Pyongyang dipende economicamente da Pechino, il quale è anche il suo principale alleato e protettore politico. La Cina sa che Mosca non la può sostituire, ma se prima ogni decisione doveva passare da Xi, ora è chiaro che non è più così. Se l’invasione ucraina non ha giovato ai piani economici e alle mire di Pechino in Europa, lo spiegamento di truppe da Pyongyang è l'ultimo di una lunga serie di insidie poste dal partner strategico. Secondo Ian Bremmer, fondatore e presidente di Eurasia Group a New York, "se i nordcoreani stanno effettivamente inviando truppe per combattere con i russi, allora è chiaro che il livello di volontà russa di supportare la Corea del Nord, di aiutarla a difenderla, sarà equivalente, e questo, in molti modi, soppianta la Cina come il suo più importante protettore".

Pechino, tuttavia, è cosciente del fatto che Mosca, a seguito dell’invasione, è molto più dipendente economicamente. Quindi in realtà, potrebbe avere maggiore polso rispetto ai vicini e partner. C’è però una questione fondamentale di differenza di visione geopolitica. Se la Corea del nord vorrebbe una nuova guerra fredda e la Russia crede già di viverla, la Cina vorrebbe evitarla a tutti i costi, soprattutto in uno schema multipolare dove i rischi sono maggiori rispetto al passato. A Kim e Putin non dispiace vedere le tensioni tra Cina e Usa crescere, e neanche questo è un obiettivo favorevole a Xi, che ha molto più da perdere, che non vuole un’altra guerra economica e che dà molto peso ai rapporti con i principali partner commerciali.

Inoltre, questa situazione potrebbe aprire scenari inaspettati per Pechino, che ha già provato a porsi più volte nella posizione di pacificatore o mediatore con l’Ue. Qualche giorno fa, anche il Ministro Tajani durante un incontro con Li Xi, membro del Comitato permanente del Politburo, più alto vertice del Partito Comunista Cinese, ha dichiarato che solo l’influenza cinese può dissuadere la Nord Corea o la Russia.

La reazione sudcoreana: pronti ad alzare il tiro

Per ora infatti la Cina mantiene una certa compostezza, a differenza di Usa, Giappone e Sud Corea che hanno rilasciato un comunicato congiunto condannando la Corea del Nord per il suo programma di sviluppo atomico, per la sua alleanza con la Russia che porta avanti l’invasione di un altro paese sovrano e per i suoi traffici illegali volti allo sviluppo degli armamenti. La dichiarazione evidenzia, soprattutto, come Washington sia pronto a difendere gli alleati.

La reazione più dura arriva senza dubbio da Seoul, la quale vede aumentare la tensione con il Nord ed è convinta che questa sia “una grave minaccia alla sicurezza”, in contrasto con le risoluzioni Onu che vietano la cooperazione militare con la Nord Corea. I sudcoreani credono che questa mossa andrà a potenziare Pyongyang su molti fronti, ma soprattutto, temono che legittimi i programmi di armamenti portati avanti da Kim, fornendo anche esperienza militare sul campo e conoscenza dei sistemi di difesa nostrani.

In risposta a tali accuse, l’ambasciatore russo Georgy Zinoviev ha sminuito le preoccupazioni sudcoreane affermando su Facebook che si tratta di un'enfasi esagerata dalla tensione tra nord e sud nella penisola.

Precedenti da Vietnam e ambizioni da Guerra Fredda

Secondo diversi analisti, la Nord Corea starebbe seguendo l’esempio di Seoul durante la Guerra in Vietnam, quando inviò 320mila soldati a supporto di Washington, divenendo il più grande contingente presente sul campo di battaglia dopo gli Usa. Numeri 30 volte superiori a quelli nordcoreani in Russia. In cambio però, gli Usa hanno aiutato la Corea del Sud a svilupparsi militarmente, tecnologicamente ed economicamente, anche attraverso prestiti agevolati e fornitura di risorse e tecnici specializzati.

Inoltre, anche la Sud Corea è oggi coinvolta in Ucraina, anche se non direttamente e fornendo solo supporto umanitario e finanziario, insieme ad equipaggiamento militare non letale come, per esempio, rilevatori di mine.

"Nonostante le sfide dell'integrazione, tra cui barriere comunicative e dottrine militari differenti, lo spiegamento di truppe nordcoreane in Russia rappresenta un cambiamento significativo nelle relazioni di sicurezza tra Europa e Asia", riportano James Crabtree e Alexander Lipke per l’European Council of Foreign Relations, "per la prima volta da generazioni, le truppe dell'Asia orientale sono attivamente impegnate in un conflitto europeo".

Alla scoperta dell’Occidente, a partire dal porno

Per l’accademico russo Andrei Lankov che parla sulla Bbc, "Pyongyang verrebbe pagata bene e forse otterrebbe accesso alla tecnologia militare russa, che altrimenti Mosca sarebbe stata riluttante a trasferire. Ciò darebbe anche ai loro soldati una vera esperienza di combattimento, ma c'è anche il rischio di esporre i nordcoreani alla vita in Occidente, che è un posto considerevolmente più prospero". I soldati, per esempio, secondo quanto riportato dal New York Post, hanno già scoperto il porno grazie all’internet russo e ne stanno facendo un grande utilizzo. Tuttavia, anche una semplice defezione potrebbe scatenare ripercussioni da parte di Pyongyang sui familiari delle truppe.

Non è invece così chiaro quanto Putin sarà propenso ad aiutare la Corea del Nord nel superamento delle difficoltà tecnologiche legate allo sviluppo del suo programma nucleare e missilistico. Oltre al fatto che diversi dei suoi razzi sparati da Mosca non sono mai arrivati a centrare l’obiettivo o sono esplosi a mezz’aria, quanto si fidi realmente il Cremlino di Kim non è un’informazione chiara. Putin è sempre sembrato cosciente dei pericoli della crescita di una potenza atomica come la Nord Corea, ma possiamo dire che negli ultimi anni le sue mosse hanno sorpreso diversi analisti. Per i leader di Inghilterra e Finlandia, questa mossa del Cremlino è infatti un chiaro segno della disperazione del Presidente russo.

Dall’Europa al Pacifico

Al netto della disperazione – che è tendenzialmente una cattiva consigliera- "la zona di guerra della Russia si è notevolmente ampliata e, con le forze ucraine che avanzano anche in territorio russo, le truppe nordcoreane potrebbero svolgere un ruolo nella difesa contro tali incursioni", queste le parole di Kim Yong-hyun della Dongguk University, il quale ritiene che "sebbene il coinvolgimento della Corea del Nord non sarà decisivo per la Russia, potrebbe comunque fornire un supporto significativo."

Infatti, i pericoli in Europa sono da una parte che altre truppe straniere scendano al fianco dell’Ucraina alimentando ulteriormente l'escalation, dall’altra, che il conflitto abbia grosse ripercussioni a oriente, nella zona attualmente più sensibile per un nuovo conflitto mondiale, ovvero il mare già teso intorno a Sud Corea, Giappone, Taiwan e Sud Est asiatico, circondato da tre potenze nucleari, Cina, Nord Corea e Russia.

Gli ufficiali inglesi e tedeschi sono infatti convinti che l’approccio sud coreano al conflitto cambierà, a partire dall’invio di armamenti e non solo supporti non letali. “Non sappiamo nemmeno se stiamo parlando di 1.500 o 12.000, o che tipo di soldati stanno arrivando in Russia", ha dichiarato Boris Pistorius, Ministro della difesa tedesco. "È una specie di escalation e ci mostra un aspetto molto importante. I conflitti internazionali si stanno avvicinando molto rapidamente.” Allo stesso modo, vedremo come la Nato deciderà di reagire a questi fattori, se permettendo all’Ucraina di attaccare il suolo russo con armi a lunga gittata (come richiesto da Kiev) o attraverso altre modalità.

Verso il conflitto globale

Secondo quanto riportato dagli analisti del Carnegie Center, “questo potenziale dispiegamento di forze di terra di terze parti rischia di trasformare il conflitto tra Russia e Ucraina in una crisi di sicurezza globale ancora peggiore, con implicazioni particolarmente gravi per la penisola coreana.” Il Segretario alla difesa Usa, Lloyd Austin, ha dichiarato infatti che si tratta di un fatto estremamente serio e preoccupante e che “avrà un impatto non solo in Europa, ma anche sulle questioni dell'Indo-Pacifico.”

Per gli esperti questo scenario apre a tre potenziali criticità che vanno a impattare fortemente lo schema di sicurezza globale e sul quale bisogna prestare attenzione:

  • L’accordo tra Russia e Nord Corea va a creare un cambio di dinamiche di potere, accresce la tensione in Europa e potrebbe legittimare lo sviluppo nordcoreano con nuove modalità, pretese o rivendicazioni.
  • L’Ucraina si potrebbe evolvere in un inaspettato campo di battaglia per le tensioni nella penisola coreana, o viceversa, potrebbe accrescerle spostando il conflitto a Oriente, soprattutto se Kim è galvanizzato dalla protezione di Mosca e da un esito favorevole nel conflitto in Europa.
  • Si andrà a creare una coalizione anti-occidentale che oggi esiste solo sul piano ideologico e non sul piano economico e militare. La strategia geopolitica di Putin non riguarda solo l’Ucraina, ma il fatto che sta forzando i suoi partner a schierarsi sempre di più. Dentro questo schema rientrerebbe anche l’Iran e, a seconda della causa, potrebbe trovare l’allineamento cinese.

Questi sono tutti i motivi per cui il conflitto in Ucraina, da conflitto regionale, sta divenendo un conflitto di scala globale. È necessario però distinguere tra conflitto di portata globale e guerra mondiale. Mentre il primo riguarda il fatto che l’estensione e l’intervento diretto non sono più limitati ad un’area regionale (lo abbiamo visto anche in Afghanistan), il secondo riguarda l’opposizione diretta tra almeno due o più superpotenze, le quali per ora stanno agendo indirettamente tramite gli alleati.

Non si tratta di una guerra mondiale, ma di sicuro, questi passaggi, al fianco dell’indebolimento o della marginalizzazione del ruolo delle istituzioni internazionali come l’Onu (sia in Ucraina per la Russia e sia in Israele per gli Usa), creano delle condizioni fertili affinché persino il peggiore degli scenari possa divenire plausibile.

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Classe 1989, Sinologo e giornalista freelance, è direttore tecnico e amministrativo di China Files, canale di informazione sull'Asia che copre circa 30 aree e paesi. Collabora con diverse testate nazionali e ha lavorato per lo sviluppo digitale e internazionale di diverse aziende tra Italia e Cina. Laureato in Lingue e Culture Orientali a La Sapienza, ha proseguito gli studi a Pechino tra la BFSU, la UIBE e la Tsinghua University (Master of Law – LLM).  Atzori è anche Presidente e cofondatore dell'APS ProPositivo, organizzazione dedita allo sviluppo locale in Sardegna e promotrice del Festival della Resilienza.  
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