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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

“Ogni palestinese è un bersaglio”: il massacro di Gaza raccontato dai soldati israeliani in un documentario

Nel documentario Breaking Ranks: Inside Israel’s War, soldati israeliani denunciano crimini di guerra a Gaza: uccisioni arbitrarie, uso di civili come scudi umani e ordini di fuoco senza regole. “A Gaza non esistono più innocenti”, confessano. “Ogni palestinese è un bersaglio”.
A cura di Davide Falcioni
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Esecuzioni sommarie, uccisioni deliberate di palestinesi, tutti considerati bersagli a prescindere dal loro status di combattenti o civili e persino dalla loro età. È quanto hanno riferito alcuni soldati israeliani nel documentario britannico Breaking Ranks: Inside Israel’s War, diretto dal regista Benjamin Zand e trasmesso ieri su ITV. Le testimonianze dei militari IDF, raccolte in condizioni di anonimato o a volto scoperto, dipingono un quadro spietato: il crollo totale di ogni norma legale e morale, la trasformazione della Striscia di Gaza in una "zona franca" dove la vita dei civili dipende dai capricci del singolo comandante israeliano.

"Se vuoi sparare senza alcun freno, puoi farlo", racconta Daniel, comandante di un’unità corazzata dell’IDF. Le sue parole sintetizzano il senso di impunità diffuso tra le truppe. "La vita e la morte non sono determinate da regolamenti o procedure", aggiunge un altro soldato, identificato come Eli. "È la coscienza del comandante sul campo che decide".

"Ogni palestinese è un bersaglio"

Le voci dei soldati raccolte nel documentario rivelano una trasformazione profonda all’interno dell’esercito israeliano, alimentata – secondo loro – dal linguaggio di politici e leader religiosi dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. "Senti dire di continuo che a Gaza non ci sono innocenti, e finisci per crederci", spiega Daniel.

Il maggiore Neta Caspin racconta un episodio emblematico: "Il rabbino della brigata si è seduto accanto a me e per mezz’ora mi ha spiegato che dovevamo vendicarci di tutti, anche dei civili. Che non dovevamo fare distinzioni. Era l’unico modo".

Nel documentario compare anche il rabbino Avraham Zarbiv, che ha servito oltre 500 giorni a Gaza. "Lì è tutta un’unica infrastruttura terroristica", afferma. Zarbiv rivendica di aver guidato bulldozer militari nella distruzione di interi quartieri palestinesi e di aver ispirato tattiche poi adottate dall’IDF: "Abbiamo cambiato la condotta di un intero esercito".

Molti soldati raccontano di una guerra in cui i principi d’ingaggio sono svaniti. "Durante l’addestramento ci insegnano a sparare solo se il bersaglio ha mezzi, intenzione e capacità di nuocere", spiega il capitano Yotam Vilk. "Ma a Gaza non esiste più nulla di tutto questo. È sufficiente che qualcuno cammini dove non dovrebbe, o che abbia tra i 20 e i 40 anni".

Eli aggiunge che la percezione del nemico era del tutto arbitraria: "Se cammina troppo in fretta, è sospetto. Se cammina troppo lentamente, è sospetto. Se tre uomini camminano insieme e uno resta indietro, è una formazione militare". Un episodio da lui stesso descritto mostra la conseguenza di questa mentalità. "Un uomo era sul tetto a stendere il bucato. Un ufficiale ha deciso che fosse un osservatore. Ma non aveva armi, né binocoli. Il carro armato ha sparato un colpo e l’edificio è crollato a metà. Il risultato: molti morti e feriti".

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Gli scudi umani e il "protocollo della zanzara"

Diversi soldati hanno confermato anche l’uso sistematico di civili palestinesi come scudi umani, una pratica già denunciata da Haaretz e dal Comitato Internazionale della Croce Rossa. Secondo Daniel, questa tattica si è evoluta in una procedura informale chiamata "protocollo della zanzara": "Mandi un civile nel tunnel con un iPhone nel giubbotto. Mentre cammina, l’app trasmette la mappa GPS. Ha funzionato, e presto ogni compagnia aveva il proprio ‘mosquito’". L’IDF, interpellato, ha negato ogni accusa, ribadendo di "proibire l’uso di civili come scudi umani" e di aver avviato indagini interne su alcuni episodi sospetti.

Fuoco sui civili in cerca di aiuti

Le testimonianze raccolte da Breaking Ranks coincidono con quelle di un appaltatore, identificato solo come Sam, che lavorava ai punti di distribuzione alimentare della Gaza Humanitarian Foundation (GHF). Sam racconta di aver visto soldati israeliani aprire il fuoco su civili disarmati che correvano per ricevere aiuti: "Due giovani stavano correndo tra la folla. Due soldati li hanno inseguiti, si sono inginocchiati e hanno sparato due colpi. Li ho visti cadere all’istante". Secondo le Nazioni Unite, almeno 944 civili palestinesi sarebbero stati uccisi nei pressi dei siti di distribuzione della GHF. L’IDF nega di aver preso di mira civili e sostiene di operare "nel rispetto del diritto internazionale".

Le testimonianze si concludono con parole di profondo disagio. "Sento che hanno distrutto tutto l’orgoglio che avevo nell’essere israeliano, nell’essere un ufficiale dell’IDF", confessa Daniel nel documentario. "Tutto ciò che resta è vergogna".

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