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Obama: “Sì allo stato palestinese”. Ma Abu Mazen replica: “Prima stop agli insediamenti israeliani”

Il presidente statunitense ha auspicato l’immediata ripresa del dialogo tra i Israele e palestinesi. Ma questi ultimi hanno spiegato che la condizione fondamentale e lo smantellamento degli insediamenti illegali in Cisgiordania.
A cura di Davide Falcioni
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Barack Obama incontra Abu Mazen

Al termine dell'incontro con il presidente dell'Anp Abu Mazen, Barack Obama ha auspicato che Israele e palestinesi tornino al più presto a un negoziato di pace. Il presidente, ricevuto nella sede del governo palestinese a Ramallah, ha affermato che è necessario riprendere al più presto il dialogo con Israele, sostenendo che "bisogna partire da un grande accordo di massima in base al quale Israele accetta lo Stato di Palestina" e i palestinesi "danno a Israele garanzie di sicurezza".

Ma per Abu Mazen il nodo centrale resta quello degli insediamenti israeliani nei territori palestinesi, che vanno necessariamente sospesi "non solo per noi, ma per almeno 13 risoluzioni Onu". Tuttavia Obama non ha fatto propria tale precondizione – come avvenuto in più occasioni negli ultimi quattro anni – sottolineando come “procedere attraverso passi incrementali può non essere di aiuto perché porta a ostacolare l’accordo finale”. Per il presidente statunitense "questo non vuol dire che quello degli insediamenti non è un punto importante: significa, invece, che se si risolve la questione dello Stato Palestinese tutto il resto verrà di conseguenza". Obama non è stato però accolto con favore dai cittadini palestinesi, che a centinaia sono scesi nelle strade ed hanno protestato contro la visita del presidente Usa, considerato da molti come "uno dei peggiori della storia. Ha posto più volte il veto al Consiglio di Sicurezza dell'Onu, dimostrando di non essere sfavorevole agli insediamenti israeliani, e si è più volte in passato opposto alla creazione di uno stato palestinese. Per queste ragioni non accogliamo Obama: non possiamo considerarlo un operatore della pace solo perché ha vinto il premio Nobel. Anzi, dopo ogni visita di un presidente degli Stati Uniti vediamo la pace allontanarsi sempre di più".

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