Non vuole fare sesso col marito, tribunale la condanna al ‘dovere coniugale’ e lei si appella alla Corte UE

"Il matrimonio non è e non deve essere una servitù sessuale". Con questa motivazione una donna ha presentato un ricorso contro la Francia davanti alla Corte europea per i diritti umani per "ingerenza nella vita privata" e "violazione dell'integrità fisica", dopo che la giustizia francese le ha "imposto" il "dovere coniugale". A comunicarlo sono state due associazioni due associazioni che la assistono e la sostengono nella sua battaglia legale e civile.
Due anni fa la Corte d'Appello di Versailles aveva sanzionato la donna che si rifiutava di fare sesso col marito: i giudici avevano pronunciato una sentenza di divorzio per colpa a carico esclusivo della donna ritenendo che i fatti, "confermati dall'ammissione della moglie, costituiscono una violazione grave e ripetuta dei doveri e obblighi del matrimonio, che rendono intollerabile continuare la vita in comune". La decisione della corte d'Appello è stata poi confermata in Cassazione.
Le due associazioni che assistono la donna, la ‘Fondazione delle donne' e il ‘Collettivo femminista contro lo stupro', accusano la giustizia francese di "continuare ad imporre il dovere coniugale", "negando così il diritto delle donne di essere consenzienti o meno nei rapporto sessuali".
La questione è grave: nel 47% delle 95 mila violenze sessuali o tentate violenze sessuali all’anno in Francia, l’aggressore è il congiunto o l’ex congiunto della vittima. Ci sono voluti anni di lotta per farla finita con la zona senza legge che è stata a lungo il letto coniugale. Il matrimonio non è e non deve essere una servitù sessuale".
Sulla questione è intervenuto anche l'avvocato Delphine Zoughebi, che con la collega Lilia Mhissen è artefice del ricorso della donna a Strasburgo. "Dal 1990 la giustizia penale ha abolito la nozione di ‘dovere coniugale' e ha riconosciuto che il matrimonio non esclude la possibilità di condanna di un marito per lo stupro della moglie", ha detto a Mediapart.