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Guerra in Ucraina

“Nessun attentato a Putin, l’attacco sul Cremlino è solo simbolico”: parla l’esperto Mark Galeotti

“Si è voluto dimostrare che anche il cuore del potere moscovita è vulnerabile”. Il valore “è anche politico”: se attacchi e sabotaggi continueranno, “le spaccature nelle élite potrebbero esacerbarsi”. L’intervista di Fanpage.it a Mark Galeotti, uno dei maggiori esperti mondiali della Russia putiniana, delle sue forze militari e dei suoi servizi di sicurezza.
A cura di Riccardo Amati
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"Si è trattato di atto dimostrativo, non di un attentato alla vita di Putin". Ha pochi dubbi in merito Mark Galeotti, uno dei maggiori esperti mondiali della Russia putiniana, delle sue forze militari e dei suoi servizi di sicurezza. "Chi parla di un tentativo di assassinare il presidente fa solo da grancassa alla versione ufficiale, che ha poco fondamento".

È noto, infatti, che Putin al Cremlino ci passa il minor tempo possibile. In secondo luogo, le difese della vecchia fortezza simbolo del potere in Russia almeno in teoria dovrebbero sconsigliare un’operazione del genere: troppo potenti per esser superate con successo. In teoria. Perché poi qualche danno quei droni sembrano averlo fatto, a giudicare dai video che girano sui social.

Putin è uno “smart worker”, si direbbe da noi. Vive e lavora nella sua comoda residenza di Novo Ogaryovo, sulle rive della Moscova, nel sobborgo più chic della capitale. Si alza tardi, fa una bella nuotata in piscina e poi si mette alla scrivania, concorda chi ha studiato il personaggio. A passar le nottate al Cremlino non ci pensa proprio.

E anche se capitasse, sarebbe parecchio difficile, per chi volesse farlo fuori proprio lì, sapere quando: la segretezza sui movimenti del capo è proverbiale. Ma ammettiamo pure che l’intelligence di Kyiv sia così intelligente da individuare dove davvero si trova Putin. Perché dovrebbe colpirlo quando si trova nel luogo più difeso di tutti?

Oltre ai sistemi antiaerei che proteggono Mosca, la difesa del Cremlino è affidata ad armi che confondono in particolare il volo dei droni, spiega Galeotti. Ma non è necessario essere esperti delle forze armate russe per capire che oltre alle iconiche mura di mattoni rossi ci sono forti muraglie tecnologiche a proteggere il cuore politico della Russia.

Chiunque si sia avventurato a guidare nel traffico di Mosca sa benissimo che intorno al Cremlino il Gps impazzisce e ti dice che sei 25 chilometri più a sud-ovest, dalle parti dell’aeroporto di Vnukovo. Se poi viaggi su un taxi sei fregato perché il tassametro comincia a correre di conseguenza e la tariffa si impenna.

Tutto questo sembra escludere anche la possibilità che i droni siano stati lanciati da partigiani russi: si presume siano coscienti di non avere i mezzi per superare tali barriere tecnologiche. Resta la possibilità che, come si sostiene a Kyiv, sia stata una messa in scena tutta russa, come scusa per prossimi criminali attacchi missilistici su obbiettivi civili in Ucraina. Può essere. Però il fatto che i droni siano arrivati fin sul Cremlino non fa certo fare una bella figura ai servizi di sicurezza e alla difesa russi. Sarebbe una specie di autogol propagandistico.

Secondo Galeotti, che Fanpage.it ha raggiunto al telefono a Londra, la cosa più probabile è che l’attacco sia stato lanciato con il coinvolgimento più o meno diretto di Kyiv. E se facesse parte di una strategia precisa, con la ripetizione di operazioni simili, potrebbe portare a tensioni nelle élite al potere e nella società, in Russia.

Vladimir Putin
Vladimir Putin

Professor Galeotti, chi è stato e cosa voleva ottenere?

Se davvero son stati gli ucraini — accantonando quindi la possibilità che sia sia trattato di una “false flag”, di un’operazione organizzata dagli stessi russi per dar la colpa a Kyiv — credo si sia trattato di un attacco puramente simbolico, in vista delle celebrazioni per il 9 maggio (la festa nazionale russa in ricordo della vittoria nella Seconda guerra mondiale, ndr). Per dimostrare che si può raggiungere e colpire il cuore dello Stato. In ogni momento.

Quindi non si voleva uccidere Putin?

Putin non abita al Cremlino. E comunque, perché cercar di di colpirlo proprio al Cremlino, che è così ben difeso?

Ma proprio perché l’obiettivo era il Cremlino l’operazione è clamorosa. Potrebbe esacerbare eventuali divisioni nelle élite? Qualcuno potrebbe accusare qualcun altro del fatto che nemmeno il Cremlino è sicuro.

È interessante a questo proposito leggere i commenti sui social. Qualcuno dice che la Russia deve subito lanciare una rappresaglia di scala biblica, per reagire seriamente all’attacco. Altri si lamentano del fatto che da anni il governo sbandiera come i soldi spesi per la sicurezza dello Stato siano stati ben spesi, mentre invece i droni nemici riescono ad arrivare fin sopra il Cremlino.

Che valenza ha questo episodio nella guerra in corso?

Sempre se son stati davvero gli ucraini, si è trattato di un attacco. Niente più e niente di meno. Certo, genererà qualche tipo di dibattito in Russia e probabilmente provocherà una rappresaglia. Ma non è di per sé una svolta nella guerra.  C’è però da chiedersi se non sia solo un inizio. Non si è visto solo questo attacco. Ultimamente si è di fronte a una serie.

Prima il drone abbattuto a 100 chilometri da Mosca, poi un altro a 30 chilometri. Ora questi, sul pieno centro della capitale. Mentre sabotaggi e attacchi di altro tipo sul territorio russo si fanno sempre più frequenti.

Proprio così. E se quest’ultimo colpo è parte di una escalation militare sul suolo russo, ciò potrebbe giocare a favore di chi vuol far scomparire l’Ucraina dalle carte geografiche. Ma anche a favore di chi sostiene che questa guerra in un modo o nell’altro deve finire. La valenza, oltre che simbolica, è politica. È una scommessa pericolosa. Infatti gli americani cercano in ogni modo di dissuadere gli ucraini da operazioni di questo tipo. Evidentemente c’è chi è pronto prendersi il rischio.

Quanto avvenuto sui cieli di Mosca potrebbe cambiare l’atteggiamento della società russa, che finora è sembrata quasi apatica nei confronti della guerra in Ucraina?

Se è parte di una campagna che continuerà, certamente sì. È indicativo il fatto che la tivù di Stato abbia dato la notizia spiegando che non ci sono stati danni, e che poi siano subito comparsi su internet video che mostrano come invece qualcosa abbia colpito la cupola del Senato (uno degli edifici più grandi nel Cremlino, ndr). E un nuovo esempio, per tutti, che le cose non sono così sotto controllo come il Cremlino proclama. Quindi, sì: l’evento potrebbe cambiare l’opinione della gente sulla guerra e sul governo. E se eventi simili si ripetessero, i russi avrebbero sempre più motivi per arrabbiarsi con Putin. Ma l’atteggiamento non cambierà immediatamente. Diciamo che potrebbe essere un inizio, se continueranno a susseguirsi attacchi di questo tipo.

Certo un’esplosione sopra all’edificio del Senato, tra le torri del Cremlino, ha un valore simbolico davvero potente.

Potrebbe diventare un simbolo. Soprattutto se uno pensa come è protetto il Cremlino. Non solo con la contraerea ma con tecnologie che in teoria dovrebbero accecare e rendere inoffensivo ogni ordigno in arrivo. Da questo punto di vista, l’operazione vale quanto l’affondamento della Moskva (l’ammiraglia della flotta russa del Mar Nero affondata da missili ucraini il 14 aprile del 2022, ndr): un evento fortemente simbolico. E che ribadisce la capacità degli ucraini di sorprendere il mondo, oltre che i russi, con la loro efficacia militare. Ancora una volta han fatto vedere quel che possono fare. Ammesso che siano stati loro.

Sempre a proposito di simboli: su quella cupola del Cremlino il 25 dicembre del 1991 era stata ammainata per l’ultima volta la bandiera dell’Urss e issata quella della Federazione Russa. Forse anche per questo l’immagine del drone che esplode proprio lì sopra è così forte. Crede che anche questa, di immagini, passerà alla Storia?

I simboli sono sempre definiti in retrospettiva. Se l’Ucraina lancerà davvero una controffensiva vincente, allora i droni sul Cremlino diventeranno un simbolo. Ma forse potrebbero diventarlo anche se Kyiv non raggiungesse i suoi obbiettivi: qualcuno potrebbe infatti dire che la controffensiva è finita in fumo. Come i droni sul Cremlino.

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