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Guerra in Ucraina

“Mosca parla di test atomici per dimostrare che fa sul serio”: l’analisi del fisico nucleare russo

La retorica del Cremlino “si fa più pericolosa”, anche se è dovuta sopratutto a motivi di propaganda. Un test nell’atmosfera “è improbabile”. Ma il fatto che se ne discuta indica la volontà di mostrare che si è capaci di tutto. L’intervista di Fanpage a Pavel Podvig, scienziato dell’Istituto Onu per la ricerca sul disarmo.
Intervista a Pavel Podvig
Direttore del Russian Nuclear Force Project di Ginevra.
A cura di Riccardo Amati
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La ripresa della narrativa nucleare da parte del Cremlino “non prelude a un test per verificare l’efficienza degli ordigni” e quindi a una escalation. I motivi sono da cercare “nella frustrazione per l’andamento della guerra in Ucraina” e nel tentativo di mobilitare la società russa intorno alla bandiera “evocando il pericolo di un attacco dell’Occidente con missili balistici”. Il fisico Pavel Podvig, uno dei maggiori esperti degli armamenti nucleari di Mosca, invita a “non sopravvalutare” quanto detto negli ultimi giorni da Vladimir Putin e dal suo capo per la ricerca atomica MIkhail Kovalchuk. Anche le immagini mostrate dalla Cnn sui lavori in corso nel poligono di Novaya Zemlya, nel Mar Glaciale Artico, “non indicano necessariamente che si stia preparando qualcosa”.

Resta il fatto che la retorica di Putin e dei suoi è “estremamente pericolosa”. Perché è mossa dal desiderio di dimostrare che ha la capacità — intesa anche come volontà — di usare gli strumenti che possono portare ad Armageddon. Tutto questo riporta ai tempi della Guerra Fredda. Quando i test nucleari nell’atmosfera non erano effetti cinematografici, ma l’incubo di intere generazioni.

Fanpage.it ha raggiunto Podvig a Ginevra, dove è uno scienziato dell’ Istituto dell’Onu per la ricerca sul disarmo e dirige il programma Russian Nuclear Forces.

Pavel Podvig
Pavel Podvig

Dottor Podvig, l’uomo che gestisce la ricerca sulle armi nucleari per il Cremlino, Mikhail Kovalchuk, dice che la Russia deve ignorare i trattati che lo vietano e fare un test nell’atmosfera. Così l’Occidente si spaventa e sacrifica l’Ucraina. È uno scenario realistico?

Non credo proprio che Mosca stia preparando qualcosa del genere. Lo stesso presidente Putin ha detto che un test nell’atmosfera avverrebbe solo se lo facessero prima gli americani.

Se per questo Putin ha anche detto, in questi giorni, che la Russia “sta sviluppando armamenti in grado di sfruttare nuovi principi della fisica”. E che “la creazione di armi nucleari avanzate è in grado di mantenere lequilibrio strategico nel mondo”.

È una retorica a cui il presidente e i suoi tornano ogni volta che le cose vanno particolarmente male sul fronte. Una brutta retorica.

Però Kovalchuk è il fratello di Yuri Kovalchuk, amico di Putin e secondo alcuni insider la persona che lo ha convinto, a reinventare il concetto storico di Novorossiya e a invadere l’Ucraina. Il suo è sembrato più un annuncio di qualcosa già deciso che una eco propagandistica. Era davvero solo retorica?

Quel che ha detto Kovalchuk non significa che sia stata già presa una decisione. Mi sembra una semplice ripresa di concetti già espressi in passato anche da personaggi come Sergey Karaganov (politologo vicino al Cremlino: da tempo prospetta un attacco nucleare preventivo contro l’Occidente, ndr). Credo ci sia molta frustrazione, ai piani alti di Mosca per l’andamento della guerra e per il fatto che almeno finora gli armamenti nucleari della Russia non abbiano concretamente pesato a suo favore. Ecco perché si parla di qualcosa che possa dimostrare al mondo che Mosca può davvero usarli. Come un test nell’atmosfera, appunto.

Ma secondo lei ha ragione Kovalchuk a dire che un test basterebbe a convincere la Nato a un negoziato che sancisca le conquiste territoriali russe in Ucraina? Nel 1961, ha ricordato, il test dell’ordigno nucleare più potente mai creato, la cosiddetta Bomba Tsar, aprì la strada ad accordi con gli Usa.

Propaganda pura. Riscrittura della Storia. Ciò che portò agli accordi sul nucleare fu la crisi dei missili di Cuba, avvenuta un anno dopo il test della Tsar.

Insomma, solo parole?

Parole molto pericolose, ma che si son sentite anche in passato e sono state smentite dai fatti. E i fatti sono che la posizione ufficiale del Cremlino non è mai cambiata. Al di là delle sfuriate propagandistiche, si è continuato ad applicare la dottrina militare russa, secondo cui solo in caso di attacco o di minaccia esistenziale si possono usare queste armi. È indubbio che a Mosca si sia discusso e si continui a discutere della possibilità che la guerra in corso prima o poi diventi anche nucleare. Ma la retorica su Armageddon da Mosca utilizzata ha indotto reazioni che dimostrano come nessuno Stato al mondo perdonerebbe la Russia se si servisse delle atomiche. Compreso quel Sud globale di cui Putin vuole essere il faro. Le condanne pubbliche di ogni minaccia nucleare sono state unanimi. India e Cina comprese. Il G20 di Bali è stato chiarissimo, sull’inammissibilità di minacce di questo tipo. Non riesco a immaginare che Putin ordini attacchi nucleari sapendo che anche i Paesi meno ostili alla Russia le si rivolterebbero contro.

Eppure immagini aeree messe in onda dalla Cnn mostrano che nel poligono nucleare di Novaya Zemlya sono state costruite nuove strutture. Potrebbero essere funzionali a un test nell’atmosfera?

Potrebbero. Ma è anche vero che periodicamente le potenze nucleari ristrutturano e rendono più moderne i loro poligoni, per mantenere intatta la loro “capability”, ovvero la reale capacità di utilizzo dei loro arsenali.

Infatti la Cnn ha fatto vedere anche immagini di lavori in corso nel poligono cinese di Lop Nur e in quello statunitense nel Nevada. Gli americani almeno hanno dato una spiegazione: le nuove strutture servono per esperimenti “subcritici” e di diagnostica sull’arsenale esistente.

Ed è più che verosimile: il Parlamento americano impone controlli periodici. E così fanno presumibilmente, anche se in segreto, anche gli altri Stati. Certo, sarebbe molto meglio se ogni attività cessasse e questi poligoni venissero chiusi una volta per tutte.

Anche perché, con circa 13mila armi atomiche nel mondo, la guerra in Europa e l’attuale livello di sfiducia reciproca nella comunità internazionale, l’orologio dell’Apocalisse — ci ricordate voi fisici nucleari — si avvicina alla mezzanotte come non mai.

Ma è importante capire che con ogni probabilità i lavori nei poligoni sono, per così dire, “fisiologici”. Non hanno niente a che vedere con la guerra in Ucraina né con altre situazioni critiche sullo scacchiere internazionale. Certo, la situazione è pericolosissima di per sé. Non si può che sperare che Putin mantenga la parola di non voler attuare alcun test per primo. E che gli americani si guardino bene dal prendere l’iniziativa.

Resta questa narrativa della forza bruta, sempre più in voga in Russia. La guerra ha cambiato così tanto in peggio la società? Si è creata una “cultura della morte”? Tanto da parlar tranquillamente del possibile uso di armi nucleari, come se fosse normale?

È il frutto peggiore della propaganda. La guerra non è andata come previsto. Avrebbe dovuto concludersi vittoriosamente in poche settimane. E oggi non è certo popolare tra la gente. Anche chi dice di essere a favore sarebbe ben contento se finisse subito, in qualsiasi modo. Non c’è entusiasmo. E il regime cerca di mobilitare la società con la retorica apocalittica dello scontro esistenziale con l’Occidente e della possibilità che il conflitto sia totale. E finale.

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