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Guerra in Ucraina

Marharyta Rivchachenko, da giornalista a paramedico a Kiev: “I russi hanno minato le nostre case”

Marharyta Rivchachenko era una giornalista prima che la guerra travolgesse l’Ucraina. Con l’invasione russa, ha deciso di unirsi all’esercito per lavorare come paramedico. A Fanpage.it ha raccontato Kiev dopo la ritirata delle truppe russe. “Alcuni civili stanno tornando ma le case sono trappole mortali. Il Donbass? Zelensky non cederà mai all’idea di due Ucraine”
A cura di Gabriella Mazzeo
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Marharyta Rivchachenko
Marharyta Rivchachenko
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Marharyta Rivchachenko, 25 anni, aveva appena iniziato a lavorare come giornalista quando la guerra ha travolto la sua vita mettendola davanti a una scelta. Ha lasciato il suo lavoro per arruolarsi e combattere per l'Ucraina: ora è un paramedico e lavora ogni giorno al fianco dell'esercito ucraino. Dall'inizio dell'invasione, Rivchachenko ha vissuto momenti estremamente difficili tra Kharkiv e Kiev, ma oggi che le truppe russe hanno lasciato la capitale cerca di tirare un sospiro di sollievo. Durante l'intervista con Fanpage.it ha voluto mostrarsi fiduciosa. "Non c'era alternativa – ha spiegato -. Volevo difendere il mio Paese e la mia gente. Mi manca la mia vecchia vita, spero di poter tornare a fare il mio lavoro di giornalista un giorno, ma adesso è questo il mio ruolo e sono concentrata nella difesa della mia famiglia e dei miei concittadini". Rivchachenko condivide alcuni scampoli della sua vita su Instagram, mostrando un po' della nuova quotidianità in trincea. Sui social non ha mai condiviso la sua posizione (almeno finora) ma sul suo account, accanto alle nuove foto in divisa, spuntano quelle della sua vita passata, quando trascorreva il sabato sera in un locale con gli amici come qualunque altro 25enne. Gli edifici in quelle foto sono stati per la maggior parte distrutti

Com'è la vita a Kiev dopo la ritirata delle truppe russe?

La capitale è più silenziosa rispetto all'est dell'Ucraina, ma non siamo tranquilli. Ci stiamo preparando a un eventuale nuovo attacco a Kiev. Sappiamo che le forze armate russe non rinunceranno così facilmente al loro scopo iniziale, ossia quello di conquistare l'intero Paese. Adesso puntano al Donbass perché non sono riusciti a forzare la nostra difesa, ma siamo sicuri che ci riproveranno se le operazioni tra Donetsk e Luhansk dovessero dare loro anche solo una minima gratificazione.

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Riuscite a ricevere medicinali, cibo e armi per difendervi?

In questo momento sì. Ci sono stati istanti in cui è stata dura riuscire ad avere le medicine necessarie per curare i malati o i feriti, altri momenti in cui invece riuscire a fornire viveri a chi era rimasto è stato difficile. I russi hanno lasciato la capitale per ora e le cose sono un po' più facili. Diverse persone stanno tornando in città.

Perché lo fanno?

Qualcuno vuole combattere. Qualcun altro semplicemente non sa dove andare o ha paura di essere ucciso durante gli spostamenti. Molte persone tornano qui per le loro case, sperano di trovarle ancora in piedi dopo i bombardamenti. Sono situazioni drammatiche

Pensi che sia sicuro ora rientrare a Kiev?

No, nessun posto è sicuro in Ucraina. Kiev è al momento un po' più tranquilla, ma ci sono tante problematiche da risolvere. Tanto per iniziare molti edifici residenziali sono stati distrutti dalle bombe e le case sono diventate vere e proprie trappole mortali. I russi hanno lasciato mine ed esplosivi negli edifici e negli appartamenti. In tanti restano feriti perché non fanno attenzione. In effetti è difficile riuscire a fare attenzione quando sei circondato da queste cose. Noi assistiamo tutti, ma ribadiamo sempre che non è sicuro tornare già a Kiev.

Quante sono le persone rimaste ferite in questo modo secondo te?

Non saprei azzardare una cifra perché è un fenomeno ancora in corso, ma guardando le proporzioni sono molti i civili che restano feriti rientrando nelle loro case spesso distrutte o anche solo aggirandosi per la città. Dobbiamo ancora bonificare l'area e sappiamo che non sarà un processo facile o immediato. Quando tutto sarà finito potremo parlare anche di questo.

Questa guerra è destinata a durare ancora tanto?

Non lo so, mi auguro di no, ma dall'altra parte so che il nostro presidente non cederà mai all'ipotesi di lasciare il Donbass ai russi

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La popolazione lo appoggia in questo?

Sì, principalmente perché lasciare il Donbass vorrebbe dire poi aprire le porte per Mosca a Odessa o Mariupol. Siamo certi che Zelensky non voglia cedere all'ipotesi di due Ucraine e noi siamo d'accordo con questo proposito.

Quindi l'idea di una risoluzione tramite negoziati appare lontana anche a voi?

Non puoi negoziare con un Paese che ti ha deliberatamente aggredito. Erano i nostri vicini, non pensavo che potessero farci del male da un giorno all'altro. Sono convinti che l'Ucraina sia parte della Russia, ma noi siamo una nazione indipendente e da tale vogliamo vivere. Vogliamo che la nostra gente e le nostre famiglie siano libere di scegliere e usare la forza non ci porterà a cambiare idea. Rafforza le nostre convinzioni e il nostro desiderio di libertà.

E cosa pensi del Donbass? Credi che Donetsk e Lugansk si sentano parte dell'Ucraina?

La discussione su questo fronte è ampia. Quello che so di sicuro vivendo questa guerra ogni giorno è che l'aggressione della Russia ha cambiato tutto per tutti. Le certezze di chi si professava filorusso sono crollate sotto il peso delle bombe esattamente come sono crollate le certezze di chi credeva in un'Ucraina indipendente. Non sappiamo cosa sarà del futuro: sappiamo che il presidente non vuole cedere all'idea di due Ucraine e chi si sente parte di questo Paese, chi combatte in prima linea, appoggia questa scelta. L'idea che possa accadere è una fake news. Questo è tutto quello che so ora, sporcandomi le mani.

La tua famiglia è rimasta in Ucraina? Appoggia la tua scelta?

Ha avuto molta paura quando ho deciso di unirmi all'esercito. Tutti i miei familiari hanno deciso di restare in Ucraina, ma non dirò dove. Io sono a Kiev da sola, perché ho bisogno di sapere che posso agire se serve. Penso a loro tutti i giorni, ma so che questa è l'unica risposta possibile: come me tante altre donne hanno deciso di unirsi alla resistenza e tutte noi lo abbiamo scelto. Gli uomini sono stati obbligati, noi abbiamo agito volontariamente. Siamo circa il 15% dell'esercito ucraino in questo momento e nel mio battaglione le donne rappresentano il 5% circa delle forze impiegate. In tante abbiamo scelto di far fuggire le nostre famiglie e siamo poi rimaste qui con la nostra gente.

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