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Manda in carcere due minori perché non vogliono vedere il padre divorziato: giudice Usa sospeso senza stipendio

Secondo i documenti del tribunale, i ragazzi erano stati in qualche modo influenzati dalla madre e continuavano a rifiutarsi di vedere il padre. Dopo l’ultimo no, il giudice li ha fatti arrestare e hanno trascorso un fine settimana in cella.
A cura di Antonio Palma
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Un giudice statunitense è stato sospeso dal suo incarico senza stipendio per oltre un anno per aver mandato in carcere due ragazzini minorenni perché non volevano far visita al padre divorziato. Secondo la corte suprema dell'Ohio, il giudice del tribunale minorile della contea di Geauga, Timothy Grendell, ha violato le norme etiche e quindi va rimosso dall'incarico.

Oggetto della grave sanzione un procedimento che il giudice aveva preso in mano nel 2019 che riguardava l'affidamento di tre minori dopo una causa di divorzio. Un caso che gli era stato descritto come estremamente difficile e controverso. In base alla sentenza di divorzio, infatti, alla madre era stata assegnata la custodia primaria dei figli e al padre il diritto di fargli visita ma i due figli maschi avevano sempre rifiutato ogni approccio del genitore.

Secondo i documenti del tribunale, i ragazzi erano stati in qualche modo influenzati dalla madre e continuavano a rifiutarsi di vedere il padre o di parlare con lui persino a distanza. Dopo vari tentativi di incontri protetti andati a vuoto, il giudice aveva infine ordinato ai ragazzi di far visita al padre "a fine settimana alterni" stabilendo che il primo incontro sarebbe avvenuto presso l'ufficio dello sceriffo della contea.

Quando la madre li ha accompagnati sul posto ma loro si sono rifiutati, il giudice ne ha ordinato l'arresto e li ha posti in stato di detenzione per indisciplina. I ragazzi infine hanno trascorso quel fine settimana nel centro di detenzione senza poter comunicare con i genitori.

"Il giudice Grendell ha usato la minaccia di detenzione – e, quando questa non ha funzionato, la detenzione effettiva – nel tentativo di costringere i ragazzi a partecipare alle visite con il padre. Ha usato un agente per formulare accuse inventate e ha ordinato la detenzione dei ragazzi per tali accuse, prive di fondamento. Così facendo, ha deliberatamente ignorato le garanzie legali volte a proteggere il superiore interesse dei minori ed evitare detenzioni non necessarie" spiega la sentenza della Corte Suprema, che conclude: "Non mettiamo in dubbio la buona fede del giudice Grendell nel ritenere che le visite con il padre fossero nel superiore interesse dei minori. Ma i mezzi impiegati per raggiungere tale scopo dimostrano sia una consapevole violazione della legge sia un'incapacità di svolgere i propri doveri in modo imparziale".

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