Luca Tacchetto e Edith scomparsi in Burkina Faso, il Canada: “Ancora vivi ma è complicato”

SI riaccende una piccola speranza per i familiari del padovano Luca Tacchetto e dell'amica Edith Blais, di origine canadese. Proprio dal paese nordamericano arriva la notizia che i due, scomparsi dallo scorso dicembre mentre erano in vacanza in Burkina Faso, sarebbero ancora vivi. Ad annunciarlo è stato il ministro degli esteri canadese Chrystia Freeland mentre si trovava mercoledì scorso a Sherbrooke, città in cui è cresciuta la 34enne, per un comizio elettorale del partito liberale, di cui fa parte. Freeland ha anche aggiunto, come riporta il quotidiano Journale de Montreal, che "si tratta di una situazione molto complicata. La cosa più importante per noi è la sicurezza e la salute di Edith. Non posso entrare nei dettagli: ci sono cose che sappiamo ma non possiamo condividere perché sono informazioni riservate e non vogliamo dire cose che potrebbero mettere in pericolo Edith. Nel corso dell'estate abbiamo continuato a dialogare con il Primo Ministro e con l'Italia per risolvere il caso".
Al momento l'ipotesi più accreditata è quella del rapimento di Luca ed Edith da parte di un gruppo jihadista mentre attraversavano in auto il Burkina Faso lo scorso 15 dicembre, poco dopo il loro arrivo in Africa, che avrebbe provveduto al loro trasferimento in Mali. Anche la procura di Roma ha aperto un fascicolo per sequestro di persona a scopo di terrorismo, anche se dalla Farnesina, come sottolinea il Corriere della Sera, continua ad emergere la linea del riserbo assoluto. Ciò che è certo è anche l'Intelligence italiana non ha mai smesso di approfondire la vicenda della sparizione del giovane architetto di Vigonza, figlio dell'ex sindaco della cittadina veneta. Tuttavia, se il governo canadese ha avuto rassicurazioni sulle condizioni di salute della ragazza, non c'è motivo per pensare che lo stesso non valga per il trentenne padovano, confermando le notizie già fatte circolare lo scorso aprile da un ministro del Burkina Faso. "È impossibile capire davvero quanto sia difficile per loro – ha concluso il ministro Freeland riferendosi alla famiglia di Edith -. Ma voglio sottolineare il rispetto che ho nei loro confronti. L’intera comunità di Sherbrooke sostiene fortemente la famiglia e questo è importante: è un dolore per la famiglia, ma anche per tutti noi".