Libia nel caos: ucciso a Tripoli il signore della guerra al-Kikli, a marzo era stato in visita a Roma

La Libia rischio di sprofondare nuovamente nel caos. Il capo dell’Apparato di supporto alla stabilità del Consiglio presidenziale libico, Abdel Ghani al-Kikli, noto come "Ghaniwa", è stato assassinato questa sera presso la sede della 444ª Brigata di combattimento, nella zona militare di Tripoli. A riportare la notizia sono stati diversi media libici, mentre resta avvolta nel mistero la ragione della sua presenza nel quartier generale: non è chiaro se fosse stato convocato, attirato in un’imboscata o fosse lì per un incontro pianificato.

La morte di Ghaniwa, una delle figure più influenti e controverse del panorama militare libico, ha fatto immediatamente salire la tensione nella capitale del Paese nordafricano. Il Ministero dell’Interno del governo ad interim di unità nazionale ha lanciato un appello urgente ai cittadini, invitandoli a non uscire di casa per ragioni di sicurezza. Nessun dettaglio ufficiale è stato finora fornito sull’accaduto, mentre le autorità parlano genericamente di "tensioni crescenti".
In un quadro già segnato da forte instabilità, si moltiplicano le preoccupazioni internazionali. L’ambasciata degli Stati Uniti ha diffuso un messaggio rivolto alla cittadinanza libica invitando alla calma, mentre la missione delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL) ha chiesto a tutte le parti di evitare un’escalation, dopo la diffusione sui social di immagini e testimonianze relative allo schieramento di gruppi armati in varie aree della città. La situazione nella capitale resta fluida e potenzialmente esplosiva, in attesa di sviluppi ufficiali e di conferme su eventuali responsabili dell’uccisione di al-Kikli.
Chi era Abdulghani al-Kikli: da capo miliziano a figura chiave del potere libico
Abdel Ghani al-Kikli, soprannominato “Ghaniwa”, era una delle figure più influenti della galassia miliziana libica. Originario di Tripoli, aveva consolidato il proprio potere alla guida della Brigata di sicurezza Al-Nawasi, successivamente trasformata nell’Apparato di supporto alla stabilità, una struttura formalmente legata al Consiglio presidenziale ma in realtà espressione diretta di potere miliziano.
Secondo l’ultimo rapporto pubblicato a dicembre 2024 dal Panel of Experts del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, Al-Kikli ha continuato negli anni a rivestire un ruolo centrale nel sistema di potere libico, gestendo il finanziamento delle milizie attraverso meccanismi opachi e pratiche corruttive: era accusato di esecuzioni extragiudiziali, torture e gravi violazioni dei diritti umani. Il suo nome figura nella denuncia di 189 pagine depositata nel 2022 dall’European Center for Constitutional and Human Rights (ECCHR) presso la Corte Penale Internazionale: un documento che lo identificava tra i possibili coautori di crimini contro l’umanità per le violenze sistematiche perpetrate ai danni di migranti e rifugiati in Libia.
Il legame tra Gheniwa e il primo ministro libico Abdulhamid Dabaiba è al centro delle attenzioni internazionali. In cambio del sostegno armato fornito dalle milizie di Al-Kikli, il premier avrebbe concesso al comandante posizioni strategiche per i suoi uomini e una copertura politica che ne complicava l’incriminazione a livello internazionale.
Come afferma la rete Refugees In Libya (RIL), il gruppo armato di al-Kikli "operava con quasi totale impunità, sotto la copertura della legittimità statale concessa dal Governo di Unità Nazionale".
A marzo al-Kikli era in Italia
Nonostante questo "curriculum" criminale, meno di due mesi fa al-Kikli ha potuto raggiungere indisturbato l'Italia. Una fotografia pubblicata su X dall’attivista libico Husam El Gomati – anche lui spiato dal software israeliano di sorveglianza di Paragon Solutions – lo immortalava all’interno dell’European Hospital di Roma, intento a far visita al ministro libico Adel Jumaa Amer, ricoverato dopo essere scampato a un attentato a Tripoli lo scorso 12 febbraio.

Al-Kikli era atterrato all’aeroporto militare di Ciampino il 20 marzo, poco prima delle 19, a bordo di un volo di Stato libico. Da lì avrebbe raggiunto la clinica situata nella zona Portuense. Il suo arrivo sul suolo italiano aveva immediatamente sollevato interrogativi e polemiche, considerato il profilo del personaggio. Secondo RIL, "il fatto che gli stati europei abbiano permesso la sua libera circolazione mentre i sopravvissuti ai suoi abusi marciscono nelle prigioni o annegano in mare è stato un chiaro esempio della giustizia selettiva della comunità internazionale".
Il ruolo delle milizie a Tripoli
Tripoli è da anni teatro di un equilibrio precario, mantenuto da un mosaico di milizie che, pur formalmente integrate negli apparati statali, esercitano un controllo di fatto su territori, istituzioni e risorse. Alcune di queste formazioni, come la 444ª Brigata o l'Apparato di supporto alla stabilità, si sono progressivamente istituzionalizzate, pur mantenendo una forte autonomia operativa. La morte di una figura centrale come Ghaniwa rischia ora di rimescolare le alleanze e di scatenare nuove rivalità tra gruppi armati.