Libia, il ministero della Difesa di Tripoli annuncia tregua. Farnesina valuta evacuazione italiani

Dopo una notte di pesanti scontri nella capitale libica Tripoli tra la milizia Rada e le forze fedeli al premier Abdulhamid Dabaiba, il Ministero della Difesa del Governo di unità nazionale (Gun) ha annunciato l'inizio di un cessate il fuoco. La decisione, resa nota attraverso un comunicato pubblicato sulla piattaforma istituzionale Hakomitna, mira a interrompere l’escalation di violenze che ha messo in ginocchio diversi quartieri della città dopo l'uccisione, due giorni fa, di Abdel Ghani Al-Kikli, noto come Gheniwa, capo della milizia Apparato di Supporto alla Stabilità (Ssa) dal 2021, un influente gruppo armato libico..
Il ministero ha annunciato il dispiegamento di "unità neutrali" in punti strategici della città per garantire la calma, proteggere la popolazione civile e impedire il riaccendersi degli scontri. "Questa iniziativa – si legge nella nota – rientra nell’impegno a tutelare i civili, salvaguardare le istituzioni statali e prevenire ulteriori escalation nella capitale".
L’intervento delle autorità si colloca "nell’ambito dei doveri nazionali del Ministero", volto a ristabilire l’ordine pubblico e contrastare ogni tentativo di manipolazione del contesto attuale a fini contrari agli interessi statali. Il governo ha ribadito che l’unità nazionale, il rispetto dello Stato di diritto e lo smantellamento degli armamenti non regolamentati resteranno priorità inderogabili. "Non sarà tollerata – afferma il comunicato – alcuna imposizione di realtà alternative attraverso la forza delle armi o al di fuori delle istituzioni ufficiali".

L’appello del Ministero si rivolge a tutte le parti coinvolte, esortandole a rispettare pienamente il cessate il fuoco e ad astenersi da azioni o dichiarazioni che possano alimentare ulteriormente le tensioni.
La Farnesina valuta l'evacuazione degli italiani da Tripoli
In questo quadro anche il Governo italiano ha iniziato a muoversi. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani sta tenendo una riunione con i vertici della Farnesina sulla crisi a Tripoli. L’ambasciata d’Italia a Tripoli è in contatto con tutti i connazionali presenti al momento nella capitale Libia. A tutti per il momento è stato indicato di non lasciare residenze o alberghi dove sono al momento. Né l’ambasciata d’Italia né gli alberghi sono stati coinvolti negli scontri, che sembrano essere stati diretti unicamente a colpire i vari gruppi armati. Secondo quanto riportato si stanno valutando possibilità di evacuazione, l’aeroporto di Tripoli al momento è chiuso. La priorità del governo italiano in questa ore – viene spiegato – è la sicurezza degli italiani presenti in Libia.
In Libia "sono scoppiati scontri molto pesanti. Siamo chiusi nella nostra sede, seguiamo e monitoriamo gli sviluppi tramite i contatti esterni", ha affermato l'ambasciatore italiano a Tripoli Gianluca Alberini al Tg2. "Stanotte non abbiamo dormito, ci sono stati scontri che continuano tuttora – ha detto il diplomatico -. C'è un'operazione del governo contro una formazione che si chiama di deterrenza o Radaa. Siamo in contatto con i cittadini italiani che si trovano qui a Tripoli". "Gli scontri – ha aggiunto Alberini – non sono diretti contro gli stranieri, tantomeno contro ambasciate e hotel, ma ovviamente bisogna prestare attenzione. Abbiamo raccomandato ai nostri connazionali di restare negli hotel, al riparo, di stare lontani dalle finestre in attesa di sviluppi che speriamo siano positivi, ma non possiamo fare previsioni", ha concluso l'ambasciatore.
Ieri sera duri scontri a Tripoli
Nonostante l’annuncio di tregua, sul campo la situazione resta instabile. Fonti locali riferiscono che gli scontri tra le Forze di deterrenza speciale (Rada) e i gruppi armati fedeli a Dabaiba – in particolare le brigate 444 e 111 – sono ripresi con intensità nella serata di ieri. Secondo quanto riportato dalla testata libica Al Wasat, la miccia sarebbe stata accesa dalla temporanea conquista del quartier generale di Rada ad Ain Zara da parte della Brigata 444, seguita da una rapida controffensiva della milizia guidata da Abdul Raouf Kara.
Gli scontri si sono estesi ad ampie zone residenziali della capitale, tra cui Souq al Juma, Al Dahmani, Al Harabeh e Hay al Andalus – quest’ultima vicina a numerose sedi diplomatiche. Il panico è diffuso tra i residenti, mentre si registrano danni materiali e interruzioni dei servizi: il traffico aereo all’aeroporto di Mitiga è stato sospeso e le attività scolastiche sono state interrotte in diverse aree urbane.
In supporto alle forze lealiste al Gun, sono arrivati rinforzi da Zintane, segno di una possibile ulteriore espansione del conflitto interno alla coalizione di governo.
Il nuovo scoppio di violenze a Tripoli conferma la fragile tenuta del tessuto istituzionale libico, minato dalla persistente frammentazione militare e politica. Il cessate il fuoco annunciato dal Ministero della Difesa appare come un tentativo disperato di contenere un conflitto che, ancora una volta, minaccia di trasformarsi in un confronto su vasta scala.