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Storie di italiani all'estero

La storia di Dario, dalla Sicilia all’Islanda: “Ora faccio la guida sui ghiacciai e vivo senza stress”

Dario ha lasciato Palermo per girare il mondo e in una settimana l’Islanda lo ha conquistato: “Faccio la guida sui ghiacciai, siamo tutti immigrati. Ora vivo senza stress”. Il suo racconto a Fanpage.it.
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Dario Mentesana dopo una sola settimana di permanenza ha scelto di trasferirsi in Islanda lasciandosi definitivamente alle spalle la sua Palermo
Dario Mentesana dopo una sola settimana di permanenza ha scelto di trasferirsi in Islanda lasciandosi definitivamente alle spalle la sua Palermo
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Dario Mentesana 7 anni fa ha lasciato tutto per trasferirsi in Islanda dove lavora come guida sul ghiacciaio di Vatnajökull, il più grande e imprevedibile d'Europa. "Qui è la natura che comanda, non l’uomo. I turisti perdono la vita perché sottostimano la pericolosità dell’Islanda, ma io vivo una vita senza stress", racconta a Fanpage.it.

A rendere la vita di Dario priva di ansia è un mix tra coesione e controllo sociale: "Ci sono telecamere ovunque, non solo nella capitale Reykjavík ma anche a Nesjahverfi, il paesino di 300 persone dove vivo io. La microcriminalità non esiste, ma non neanche esiste il nostro concetto di privacy. Nessuno chiude la porta a chiave, così che tutti possano entrare e prendere ciò che serve dal frigo, basta lasciare un bigliettino per informare il proprietario di casa. Ho faticato ad abituarmi ma adesso non potrei vivere diversamente".

La testimonianza: "Ho scelto di trasferirmi in Islanda in una sola settimana"

Negli ultimi 12 anni il numero degli italiani in Islanda è quadruplicato e tra coloro che oggi vivono stabilmente nel paese dei ghiacci c'è anche Dario, 49 anni: "Ancora non so dire perché ho scelto di trasferirmi qui. 7 anni fa vivevo in Olanda, e per caso un amico australiano mi chiese di collaborare per un breve periodo a un documentario in Islanda, e dato che mi mancava come paese da visitare sono partito. Dopo 1 settimana mi sono innamorato, sono tornato in Olanda per licenziarmi. Ora vivo a 45 minuti dal ghiacciaio più grande d'Islanda e d’Europa, in un paesino di 300 anime".

Appena 45 minuti separano il ghiacciaio di Vatnajökull dalla cittadina di Nesjahverfi, dove vive Dario
Appena 45 minuti separano il ghiacciaio di Vatnajökull dalla cittadina di Nesjahverfi, dove vive Dario

Dario ha viaggiato in tutto il mondo,  ma piuttosto che tornare nella sua Sicilia, dalla quale è partito 16 anni fa, ha scelto i ghiacci: "Vengo da Palermo, 1 milione di abitanti, mentre in tutta l’Islanda ne sono appena 400 mila. Sono sempre stato un siciliano atipico: non amo il caldo e il mare. E quando ho iniziato a girare il mondo ho trovato tanti posti dove volevo trasferirmi, ma per nessuno ho avuto una folgorazione simile. Non so spiegarmi cosa è scattato: per me la natura è fondamentale e sono tornato da quella prima settimana senza dubbi. Per trasferirmi in Olanda ho impiegato almeno due mesi, per l’Islanda 1 sola settimana".

Anche per gli italiani come Dari, intenzionati a trasferirsi per lavoro e non per turismo, le procedure sono molto semplici. "Il nostro passaporto è uno dei più potenti al mondo e questo vale anche per l'Islanda. Anche se non fa parte dell'Unione Europea noi europei possiamo entrare con 5mila euro sul conto e senza visto di lavoro. Appena arrivati si ha il kennitala, si tratta di un numero di identificazione personale, simile al nostro codice fiscale, attraverso il quale si accedono a tutti i servizi, dalla sanità agli eventuali sussidi. Lo stato islandese inizialmente ti mette a disposizione l'alloggio, e poi tu devi dimostrare di essere in grado di mantenerti, e non è difficile dato che la disoccupazione è vicina allo zero".

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"La microcriminalità non esiste, ma gli stranieri che sbagliano vengono banditi"

La prima casa in basso a destra è quella di Dario a Nesjahverfi (Foto di Dario Mentesana)
La prima casa in basso a destra è quella di Dario a Nesjahverfi (Foto di Dario Mentesana)

L'Islanda però è ben lontana dall'essere una terra promessa: "Entro pochi mesi bisogna dimostrare di sapersi mantenere autonomamente altrimenti la Polizia ti preleva e ti imbarca sul primo volo. E poi noi stranieri non possiamo sbagliare né infrangere le regole, altrimenti si viene subito bannati. Passare con il rosso più volte, rubare in un negozio a un islandese costa qualche settimana di galera, mentre lo straniero viene cacciano per sempre. Qui non esiste la microcriminalità ma il senso di sicurezza si basa sul rispetto delle regole".

Per diventare un cittadino islandese a tutti gli effetti bisogna giungere a qualche compromesso soprattutto di tipo culturale. "Non è stato facile integrarsi in Norvegia, e qui pensavo fosse lo stesso, ma è molto diverso. Il senso di socialità è molto importante e si vede in ogni aspetto della vita quotidiana: dove vivo io non ci sono locali ma un solo ristorante dove si organizzano cene tra vicini a cui partecipa tutto il paese" . Questo particolare aspetto culturale è presente anche a Reykjavík, l'unica grande città del paese, ma è particolarmente evidente nei piccoli centri come quello in cui vive Dario: "Anche se sei immigrato una volta che entri nei meccanismi della comunità diventi una persona di famiglia: le case sono aperte, scrivi cosa prendi dal frigo su un post-it e te ne vai; le chiavi vengono messe sulle ruote delle auto così che tra vicini si possano prendere a vicenda. La fiducia e il senso di sicurezza sono incredibili".

Per chi vive alle porte di uno dei ghiacciai più grandi e impervi d'Europa si tratta di un meccanismo di sopravvivenza, come sottolinea Dario: "Pochi giorni fa c’è stato un uragano con venti a 200 chilometri orari, io non avevo niente in casa perché ero appena tornato da un lavoro nella capitale e quindi sono andato a stare da un vicino perché non avevo cibo in casa. Questo alza di molto la qualità della vita".

Resta però un'esistenza non per tutti: "Conosco persone che sono tornate indietro per la pressione di rispettare le regole e stare tranquillo. Qui non esiste lo sclerato per strada che litiga perché è nervoso, e quindi non puoi essere tu".

"Noi guide sul ghiacciaio siamo quasi tutti immigrati"

Dario è una delle tante guide straniere che lavora sull’immenso ghiacciaio di Vatnajökull
Dario è una delle tante guide straniere che lavora sull’immenso ghiacciaio di Vatnajökull

I lavoratori immigrati in Islanda sono impiegati principalmente nel settore del turismo, come svela l'ultimo rapporto dell'OCSE, e anche Dario rientra in questa statistica, ma in un modo decisamente particolare. È tra le circa 65 guide che lavora sul Vatnajökull, un immenso ghiacciaio che copre l'8% di tutta la superficie dell'Islanda.

"La maggior parte delle guide è straniera, ci sono pochi islandesi – ammette Dario – molti sono scoraggiati dalle condizioni di lavoro, e al contrario di quello che potremmo pensare non amano la vita selvaggia e avventurosa".

Si tratta di un lavoro non privo di rischi: "Qui è la natura che comanda, non l’uomo. È potente, a volte cattiva, e i turisti perdono la vita perché sottostimano la pericolosità dell’Islanda. Un cliente si è distratto, è caduto sul ghiacciaio ed è morto. Un’altra guida ha perso due clienti in una grotta di ghiaccio".

Non a caso in Islanda c'è anche la Reynisfjara, la spiaggia più pericolosa del mondo: "Qui le onde dell'oceano del nord arrivano fino a 50 metri nell'entroterra, in alcuni casi fino al parcheggio, ma molti ignorano i divieti e si avventurano sulla spiaggia vulcanica, perdendo la vita. Uno degli ultimi incidenti è avvenuto qualche mese fa: un padre con due figli piccolo ha aperto il cancello per fare le foto anche se c'era il semaforo rosso, e sono stati portati tutti via dalle onde. Il padre e un bambino sono stati recuperati, mentre il secondo bimbo è sparito. Noi componenti del consiglio delle guide pensavamo di chiuderla, alla fine abbiamo deciso di tenerla aperta perché non si può privare tutti di una bellezza naturale per pochi che non rispettano le regole".

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