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La nonna greca che allattò il profugo siriano: “Pronti a riaprire nostre case ai profughi”

Il racconto di quel giorno da parte di nonna Emilia Kamvisi che assicura: “A Lesbo siamo pronti ad aprire di nuovo le nostre case e a condividere quel poco che abbiamo. Se non dovessimo avere niente gli regaleremo un abbraccio”
A cura di Antonio Palma
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"Come tutti i pomeriggi eravamo in spiaggia per aiutare i profughi. Ad un certo punto abbiamo visto che c'erano una mamma e un neonato con tutti i vestiti bagnati. Allora le abbiamo detto: Fatti dare dei vestiti asciutti, ti teniamo noi il bimbo", così nonna Emilia Kamvisi racconta quell'episodio sull'isola greca di Lesbo che grazie ad uno scatto di Lefteris Partsali è diventato noto in tutto il mondo e l'ha candidata anche a ricevere il premio Nobel per la Pace. Stiamo parlando dell'ormai famosa foto in cui tre donne anziane sono sedute su una panchina e una di loro, nonna Emilia, allatta col biberon un bambino siriano appena sbarcato insieme a tanti altri profughi. Intervistata da Tg2000, il telegiornale di Tv2000, Emilia Kamvisi ha ricordato quel momento che ha commosso il mondo diventando subito un simbolo di solidarietà, assicurando di essere ancora pronta ad aiutare chiunque arrivi sull'Isola aprendo la sua porta di casa

"Quando lo abbiamo preso in braccio il bambino ha iniziato a piangere perché aveva fame. Allora ho detto alla mia amica di andare a prendere un biberon con del latte. All'inizio il bimbo non riusciva a bere perché il latte era troppo bollente. Così l'ho raffreddato con l'acqua del mare e il bimbo ha cominciato a bere. Quando è arrivata, la madre, vedendo la scena, si è messa a ridere" ha raccontato l'anziana donna con le sue amiche Maritsa e Stratia. Del resto "noi siamo figlie di profughi", ha ricordato Maritsa, sottolineando: "Nel 1922 siamo scappate dalla Turchia e siamo arrivate qui. Sappiamo cosa vuol dire. L'Europa dovrebbe fare subito un tavolo per trovare una soluzione, non possiamo lasciare questa povera gente in mezzo al fango, tenerla chiusa con il filo spinato o rimandarla sotto le bombe".

Per questo "siamo pronti ad aprire di nuovo le nostre case e a condividere quel poco che abbiamo. Se non dovessimo avere niente gli regaleremo un abbraccio. Vogliamo vedere ancora i loro sorrisi, ci rendevano orgogliosi e felici" ha assicurato nonna Emilia ribadendo la vicinanza e l’accoglienza riservata ai migranti sull’isola di Lesbo. La stessa isola che sarà meta di un prossimo viaggio di Papa Francesco. "È bellissimo che un cattolico venga a difendere tanti musulmani. Fa bene. Siamo tutti sotto lo stesso cielo, con un solo Dio. Speriamo che il Papa possa mettere fine alle sofferenze dei profughi che si trovano a Idomeni, picchiati dalla polizia. Sono bambini, donne incinte e anziani come noi. È terribile", ha concluso Emilia Kamvisi.

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