video suggerito
video suggerito
Guerra in Ucraina

“La guerra non finirà ora”: l’ex ambasciatore Usa in Ucraina spiega tre possibili esiti dell’incontro fra Trump e Putin

L’intervista di Fanpage.it all’ex ambasciatore Usa in Ucraina John Herbst, che avverte: il vertice in Alaska rischia di regalare prestigio a Mosca senza fermare la guerra. “Ha bloccato le nuove sanzioni soffrendo un incontro che esclude Kyiv, e che ha in agenda concessioni senza nulla in cambio. Tra gli obiettivi del Cremlino non c’è la pace”.
Intervista a John Herbst
Direttore dello Atlantic Council's Eurasia Center, già ambasciatore Usa in Ucraina.
A cura di Riccardo Amati
0 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

"Putin sta ottenendo ciò che vuole", secondo l’ex ambasciatore Usa in Ucraina John Herbst, direttore dello Atlantic Council's Eurasia Center, che aggiunge: "Ha di nuovo bloccato sanzioni offrendo un incontro che gli dà grande prestigio”. Il diplomatico ritiene che che il summit d'Alaska possa concludersi con un nulla di fatto sulla guerra e un rafforzamento delle relazioni bilaterali tra Mosca e Washington e la fine del sostegno americano a Kyiv. "Tra gli obiettivi del Cremlino non c’è la pace", aggiunge.

Immagine

Ambasciatore, che succederà a Ferragosto in Alaska?

Propongo tre possibili scenari. Il peggiore: Putin e Trump raggiungono un'intesa per un cessate il fuoco che impone concessioni all'Ucraina, ma nessuna alla Russia. Mi sembra improbabile ma possibile. Perché, per quanto si sappia pubblicamente – e per quanto ho sentito in privato – finora non c’è stata alcuna discussione su cosa la Russia debba fare per arrivare a un cessate il fuoco. E poi, perché un accordo del genere farebbe sembrare Trump un burattino di Putin.

Un'altra possibilità, anch'essa poco probabile, è quella di un incontro simile a quello di Trump con Kim Jong-un durante il primo mandato: Trump capisce alla fine della riunione che l’interlocutore non è interessato a un compromesso, e si ritira senza aspettarsi ulteriori dialoghi finché Putin non dimostri una reale volontà di negoziare.

Questo potrebbe – ma non necessariamente – portare alla ripresa della campagna di pressione sulla Russia che Trump stava conducendo fino a venerdì scorso. Ma anche qui, è improbabile: richiederebbe una vera inversione di rotta, e su Trump fioccherebbero critiche pesanti per le decisioni prese negli ultimi giorni.

La terza possibilità è quella di un vertice non conflittuale, ma senza alcun vero progresso. Solo qualche più o meno vaga dichiarazione, con qualche mossa scenica della Casa Bianca. Ma nulla che possa avere un seguito sostanziale.

Tutto questo significa che la guerra continuerà?

La guerra continuerà a meno che l'Ucraina non faccia concessioni significative – territoriali o politiche – oppure che non ci sia una forte pressione su Putin per fargli capire che non gli conviene proseguire il conflitto.

Trump si sta facendo manipolare? A Kyiv dicono che le truppe russe si stiano preparando a un’offensiva, un tempismo suicida se si vuole davvero la pace. Putin è riuscito a far sparire le sanzioni e a ottenere un vertice negli Stati Uniti. Ha già vinto? 

Non c'è dubbio che, per la seconda volta, Putin sia riuscito a bloccare serie sanzioni contro la Russia semplicemente proponendo un incontro.

Lo fece a metà maggio, dopo che Starmer, Macron e Zelensky avevano concordato sanzioni immediate se non fosse cessato il fuoco. Trump apparentemente aveva dato il suo assenso per telefono, ma poi Putin fece la sua proposta e Trump abbandonò il piano. Ora è successo di nuovo. In questo senso, Putin sta gestendo Trump con grande abilità.

Trump era già stato molto criticato in primavera per un comportamento simile, e ora viene criticato di nuovo. Se si allontanerà o meno da questo approccio accomodante resta una domanda aperta.

In base alla sua lunga esperienza di diplomatico, è davvero possibile organizzare un vertice di così alto livello in appena una settimana? Senza il normale lavoro preparatorio delle diplomazie, cosa che può durare mesi se non anni?  

Può succedere: non ho nulla in contrario in linea di principio. Quello che mi preoccupa è che, su insistenza di Putin, Zelensky sia stato escluso. E tutte le condizioni di cui si è parlato finora pubblicamente riguardano concessioni ucraine, nessuna concessione russa. Tutto questo suggerisce che Putin stia ottenendo ciò che vuole.

È anche evidente che l’amministrazione sa di trovarsi in una posizione vulnerabile. Il vicepresidente americano Vance ha passato molto tempo in Gran Bretagna, negli ultimi giorni, lavorando con europei e ucraini. Non significa che ne uscirà necessariamente qualcosa di buono, ma dimostra che la Casa Bianca è consapevole del rischio di essere accusata di fare il gioco di Putin.

Pensa che sia possibile un accordo senza il coinvolgimento di ucraini ed europei?

Gli Stati Uniti potrebbero cercare di fare pressione sull'Ucraina perché accetti le condizioni massimaliste della Russia. Non credo che Kyiv direbbe sì, anche se Washington interrompesse la fornitura di aiuti militari e intelligence. Se Trump lo facesse, verrebbe duramente criticato, anche da parte di alcuni suoi sostenitori, e sarebbe visto – con ragione – come un uomo estremamente debole.

Cosa potrebbe realisticamente accettare l’Ucraina?

L’idea di un cessate il fuoco più o meno sulle linee attuali è in discussione da prima dell’insediamento di Trump. Con adeguate misure di sicurezza, credo che l’Ucraina potrebbe accettarlo.

Ma finora non abbiamo visto alcuna disponibilità da parte della Russia ad accettare tali misure di sicurezza. E, cosa ancor più preoccupante, nessuna determinazione chiara da parte della Casa Bianca a ottenerle.

Quanto è grave la stanchezza per la guerra tra gli ucraini? I sondaggi recenti dicono che è in aumento. Vede instabilità politica o disaffezione verso Zelensky tali da favorire le concessioni più dolorose? 

La carenza di truppe è un vero problema. Ma non credo che la disaffezione verso Zelensky sia una questione grave, nemmeno tra i militari.

Il fatto che i soldati combattano senza pause è un forte stress, ma quando la posta in gioco è così alta e le conseguenze della sconfitta così gravi, le persone spesso trovano risorse di resistenza quasi sovrumane.

Alcuni consiglieri del Cremlino hanno detto a Fanpage.it che l'obiettivo russo è ristabilire relazioni pragmatiche con gli Stati Uniti, non negoziare sull'Ucraina. Dove, sostengono, vinceranno comunque. Trump potrebbe lasciarsi coinvolgere in un dialogo più ampio verso la normalizzazione dei rapporti USA–Russia, sulla pelle degli ucraini? 

Non ho dubbi che Putin ci proverà. E sono sicuro che questo sia un punto chiave della sua strategia interna.

Sappiamo che a febbraio e all'inizio di marzo c'era un gran parlare – ingenuo – alla Casa Bianca sui presunti benefici della cooperazione economica USA–Russia, benefici che non si sono mai realizzati.

Ma funzionari di alto livello hanno precisato che non ci sarà normalizzazione finché la guerra non finirà.

Ma la pace resta uno degli obiettivi russi per il vertice, no?

Non credo che la pace sia il loro obiettivo. Il loro vero scopo è assicurarsi che gli Stati Uniti non sostengano fermamente l'Ucraina. Pensano che senza il sostegno americano, l'Ucraina sarà molto più facile da sconfiggere – e vogliono evitare pressioni statunitensi sulla Russia.

0 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views