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Conflitto Israelo-Palestinese

La Corte Internazionale di Giustizia ordina a Israele di fermare l’offensiva a Rafah

Nawaf Salam, capo della Corte ONU, ha specificato che gli sforzi per l’evacuazione di Rafah compiuti  da Tel Aviv a Gaza non sono sufficienti. Nella città la situazione umanitaria è “disastrosa”.
A cura di Davide Falcioni
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La Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja ha ordinato a Israele di "fermare immediatamente l'offensiva militare a Rafah". La sentenza è stata emessa a seguito della richiesta del Sudafrica.

Nawaf Salam, capo della Corte ONU, ha specificato che gli sforzi per l'evacuazione della città compiuti  da Tel Aviv a Gaza non sono sufficienti. "La Corte – ha detto – non è convinta che gli sforzi di evacuazione e le relative misure che Israele afferma di aver intrapreso per rafforzare la sicurezza dei civili nella Striscia di Gaza e in particolare di quelli recentemente sfollati dal governatorato di Rafah siano sufficienti ad alleviare l’immenso rischio che cui è esposta la popolazione palestinese a causa dell’offensiva militare a Rafah". Salam ha aggiunto che la situazione umanitaria a Rafah è “ulteriormente peggiorata” dall’ultima ordinanza del tribunale, di marzo, e che attualmente è "disastrosa".

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Allo stato ebraico è stato chiesto di riferire entro un mese dei progressi compiuti a seguito della sentenza. Israele, ha inoltre aggiunto la Corte, "deve adottare misure efficaci per garantire il libero accesso alla Striscia di Gaza a qualsiasi commissione d’inchiesta o organo investigativo incaricato dagli organi competenti delle Nazioni Unite di indagare sulle accuse di genocidio", afferma il giudice Salam.

Per Antonio Guterres le decisioni della Corte internazionale di giustizia dell'Aja sono "vincolanti" e il segretario generale dell'Onu "confida che siano debitamente rispettate dalle parti".

La scorsa settimana il Sudafrica, Paese che per primo ha "trascinato" Tel Aviv davanti ai giudici della Corte dell'Aja con l'accusa di genocidio, aveva chiesto di ordinare a Israele di fermare la sua offensiva a Rafah. Israele dal canto suo ha ripetutamente respinto le accuse di genocidio definendole infondate, ne sostenendo in tribunale che le sue operazioni a Gaza sono di autodifesa e mirate ai miliziani di Hamas che hanno compiuto l'attacco dello scorso 7 ottobre. In realtà, però, l'offensiva dello stato ebraico ha causato in poco più di cinque mesi decine di migliaia di morti, perlopiù civili, costringendo milioni di persone a sopravvivere in condizioni disastrose e impedendo l'ingresso a Gaza dei camion di aiuti umanitari.

Un portavoce del governo israeliano ha detto ieri, alla vigilia della decisione della Corte Internazionale di Giustizia, che “nessun potere sulla Terra impedirà a Israele di proteggere i suoi cittadini e di attaccare Hamas a Gaza”.

La Corte Internazionale di Giustizia è il massimo organo delle Nazioni Unite costituito per dirimere le controversie tra Stati. Le sue sentenze sono definitive e vincolanti ma in passato sono state spesso ignorate; il tribunale infatti non ha poteri esecutivi.

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