Israele dichiara le strade di Gaza “zone di combattimento” e blocca di nuovo la distribuzione del cibo

L’esercito israeliano ha fatto sapere che le strade che conducono ai centri di distribuzione degli aiuti umanitari sono da considerarsi "zone di combattimento" e ha invitato la popolazione a evitarle. Intanto, la Gaza Humanitarian Foundation (GHF) – organizzazione sostenuta dagli Stati Uniti e recentemente incaricata della gestione degli aiuti nella Striscia – ha annunciato la chiusura temporanea di tutti i suoi punti di distribuzione per la giornata di oggi, motivando la decisione con non ben specificati "lavori di aggiornamento e miglioramento dell’efficienza".
L'annuncio arriva all'indomani dell'ennesima "strage della farina", la terza in tre giorni. Ieri mattina, infatti, almeno 27 civili palestinesi sono stati uccisi da colpi sparati dalle forze israeliane mentre attendevano aiuti alimentari in un centro di distribuzione a Gaza. Le IDF hanno confermato che i soldati hanno aperto il fuoco vicino a uno degli hub di distribuzione, affermando che "un certo numero di sospetti si stava avvicinando ai militari in modo minaccioso". Le truppe hanno sparato verso gli individui, provocando numerose vittime.

Fonti palestinesi riferiscono che i colpi sono stati esplosi nella zona della Rotonda della Bandiera, a circa un chilometro dal punto di distribuzione. "Mio cugino Mohammad Abu Shamala, 22 anni, è stato colpito alla schiena mentre aspettava cibo. Doveva sposarsi il mese prossimo", ha raccontato Fadi Abu Mohammad, 43 anni. "Tornare lì è come giocarsi la vita, ma nessuno ha alternative: o si rischiano le pallottole, o si muore di fame".
Il ministero della Salute di Gaza ha confermato il bilancio delle vittime e denunciato l’incapacità del nuovo sistema di distribuzione di garantire la sicurezza dei civili. Anche l’ONU è intervenuta con parole dure: l’Alto Commissario per i Diritti Umani, Volker Türk, ha definito gli attacchi contro civili in cerca di aiuti "crimini di guerra". "La popolazione civile sta tentando di accedere a quantità minime di cibo. Attaccarli è una violazione del diritto internazionale", ha dichiarato Türk.
Il contesto umanitario a Gaza è diventato insostenibile dopo che Israele ha imposto un blocco totale degli aiuti a marzo, accusando Hamas di deviare le forniture per scopi militari. Tuttavia, le agenzie umanitarie hanno smentito ogni evidenza di un uso improprio degli aiuti da parte del gruppo armato.
Gaza è attualmente "il luogo più affamato al mondo", l'unico in cui l’intera popolazione rischia la carestia. A denunciarlo pochi giorni fa Jens Laerke, portavoce dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA), nel corso di una conferenza stampa tenuta a Ginevra: Laerke ha sottolineato che le operazioni di consegna di aiuti umanitari, pur pronte a partire, sono bloccate da gravi limitazioni imposte da Israele. Le consegne, ha detto, sono state messe "in una camicia di forza operativa" che la rende una delle operazioni umanitarie "più ostacolate, non solo nel mondo di oggi, ma nella storia recente". E pensare che pochi giorni fa il premier Netanyahu ha dichiarato che a Gaza "non c'è fame" ma che, al contrario, i palestinesi "stanno ingrassando".