ISPI spiega perché è improbabile che l’Iran chiuda lo stretto di Hormuz: “Sarebbe una mossa suicida”

"Le probabilità che l'Iran chiuda lo stretto di Hormuz sono molto basse. Tuttavia, possiamo dire che sarebbe uno di quegli eventi a bassissima probabilità ma ad altissimo impatto: da lì passa il 20% dell'offerta mondiale di petrolio e i danni sarebbero incalcolabili. Per questo, dico che il pericolo esiste ma da parte di Teheran sarebbe una mossa suicida".
A parlare è Matteo Villa, analista senior e direttore DataLab di Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale), che a Fanpage.it ha spiegato quali conseguenze ci sarebbero se l'Iran decidesse davvero di rispondere agli attacchi di USA e di Israele chiudendo lo stretto di Hormuz, un tratto del mar Arabico di cui controlla una sponda, e che da anni è centrale per il commercio mondiale di petrolio e gas naturale, dopo che ieri il parlamento iraniano ha approvato una mozione per chiedere al Consiglio per la sicurezza nazionale di procedere con questa operazione.

Quante probabilità ci sono effettivamente che l'Iran proceda alla chiusura dello stretto di Hormuz?
"Sono molto basse. Il pericolo non è inesistente ma sarebbe un grosso errore strategico da parte di Teheran fare una cosa del genere".
Perché?
"Nel recente passato abbiamo sentito parlare anche di un'altra chiusura, che è quella dello stretto di Bab El Mandeb davanti allo Yemen, dove il traffico è ridotto del 70% perché gli Houthi minacciano le navi che passano di lì, ma è una situazione completamente diversa. Questo perché per lo stretto di Hormuz passa almeno il 20% della domanda mondiale di petrolio e non ci sono rotte alternative. Ciò significa che se davvero l'Iran provasse a chiuderlo avrebbe sostanzialmente tutto il mondo contro, quindi dal punto di vista strategico a Teheran non conviene. Ovviamente hanno sempre quella mossa possibile da fare perché creerebbe caos ulteriore. Ma sarebbe una mossa quasi suicida".
In che senso?
"Il punto è questo: intanto, tutto il petrolio iraniano esportato passa da lì, quindi chiudere Hormuz vorrebbe dire esporre anche se stessi alla chiusura, che sarebbe devastante per un Paese come l'Iran che dipende dall'esportazione di questa materia all'estero. Ma vorrebbe anche dire provocare un fortissima recessione nel mondo colpendo a caso. In questo modo, infatti, non si colpirebbero solo gli Stati Uniti ma anche e soprattutto gli attuali importatori di petrolio forti che ci sono nel mondo, tra cui la Cina e l'Europa".
Dunque, nessuno ci guadagnerebbe da una decisione del genere?
"Teheran sicuro non ci guadagnerebbe nulla, perché il prezzo del petrolio salirebbe tanto ma loro non lo esporterebbero più. Di quei 20 milioni di barili al giorno, quindi il 20% della domanda mondiale, una parte può trovare una rotta alternativa, anche se con costi maggiori, ma una gran parte verrebbe comunque bloccata. E comunque bisognerebbe trovare un modo per farlo: si userebbe la Marina? O missili sulle navi che passano? Lo si farebbe creando disastri ambientali e distruggendo le coste?".
Se è davvero così irrealistica questa possibilità, perché l'Iran l'ha comunque paventata?
"È la mossa da "fine del mondo", l'ultima spiaggia, ma è troppo lontana dall'essere realistica. Poi, detto questo, il parlamento iraniano ieri ha votato a favore della chiusura ma non ha fatto nulla per chiudere lo stretto, tanto è vero che alcune navi ieri avevano invertito la rotta e oggi l'hanno reinvertita. Il traffico non è per niente ridotto. Detto questo, anche solo la minaccia ha degli effetti: si può valutare la minaccia come molto irrealistica ma, siccome nel caso si realizzasse avrebbe degli effetti molto forti, si sta già influenzando il prezzo del petrolio e anche quello delle assicurazioni delle navi. Quindi di fatto anche stando fermo, l'Iran, in questo modo, già ha un effetto sui mercati, anche se al momento piccolo. Già solo le minacce funzionano. Chiudere lo stretto di Hormuz scatenerebbe una reazione talmente forte che per me è strategicamente fuori di testa farlo. È un evento a bassissima probabilità ma ad altissimo impatto".
Se questo scenario da improbabile diventasse reale, che effetti avremo?
"La chiusura di Hormuz creerebbe uno shock fortissimo perché non ci sono rotte alternative. Per dare una idea delle dimensioni, l'embargo del 1973, quello che generò la crisi energetica più forte della storia dell'Occidente, fece quasi quadruplicare i prezzi del petrolio. Per arrivarci, ai paesi arabi dell'Opec fu sufficiente tagliare del 5% l'offerta mondiale di petrolio. La domanda era talmente così rigida che i prezzi schizzarono verso l'alto di 3 volte e mezzo. Eliminare il 20% dell'offerta mondiale di petrolio avrebbe conseguenze talmente enormi che significherebbe che l'Iran avrebbe potenzialmente contro tutto il mondo, in particolare Cina e India. Sarebbe incalcolabile, una cosa mai successa".