In Afghanistan i talebani proibiscono gli scacchi: “Per la legge islamica è un gioco d’azzardo”

"Con gli scacchi si possono creare dei bei problemi". Prendiamo in prestito le parole del pittore e dello scultore francese Marcel Duchamp, che aveva elogiato il gioco per la sua tendenza alla complessità. A quanto pare, però, per il regime dei talebani afghani la pensa diversamente. Non si tratta di uno sport in grado di suscitare domande, ma solo una risposta: no.
Da ieri è proibito giocare a scacchi in tutto il Paese. Il motivo? Secondo il portavoce della Direzione sportiva del regime talebano Atal Mashwani violerebbe la "legge sulla promozione della virtù e la prevenzione del vizio", che da agosto 2024, vieta le attività considerate immorali come l'adulterio, l'omosessualità, l'assenza di barba in un uomo, l'amicizia con un non musulmano e il gioco d'azzardo. Proprio quest'ultimo è la causa del divieto: secondo il governo dell'Afghanistan, lo sport incentiva le scommesse in denaro.
A tal proposito, il giornalista e Gran Maestro degli scacchi Ian Rogers ha citato un ufficiale della Federazione Nazionale degli Scacchi Afghana, il quale avrebbe spiegato che in realtà non si tratta di una vera e propria proibizione, ma di una sospensione a data da destinarsi, dal momento che il governo sta ancora discutendo sull'ammissibilità del gioco.
A subire lo stesso trattamento è la federazione stessa, anche se per motivi non solo legati allo sport, come la cattiva gestione, le lotte interne per il potere e la legittimazione interne all'organizzazione.
Ad esprimere perplessità sulla vicenda è l'ex presidente della Federazione Internazionale degli Scacchi Kirsan Ilyumzhininov, che, sul social X, ha chiesto al regime afgano di cambiare idea.
Il rapporto tra talebani e gli scacchi è sempre stato inesistente, dal momento che il gioco era stato proibito nel 1996, poco dopo l'avvento del regime nel Paese. Nonostante ciò, dopo il cambio di regime nel 2001, lo sport è stato riabilitato ed è diventato molto popolare.
Le origini di questo proibizionismo nascono da lontano: secondo lo scrittore americano David Shenk, autore del libro "Il gioco immortale. Storia degli scacchi", il primo divieto risale al 655, durante il Califfato di Ali Ben Abu-Tali.