Il tifone Kalmaegi devasta le Filippine: almeno 90 morti e centinaia di migliaia di sfollati

Le Filippine fanno i conti con una delle peggiori catastrofi naturali dell’anno. Il tifone Kalmaegi – chiamato localmente “Tino” – ha colpito duramente le regioni centrali dell’arcipelago, causando almeno 90 morti e decine di dispersi, mentre oltre 400.000 persone hanno dovuto lasciare le proprie case. Lo confermano le autorità e l’Agenzia nazionale per la gestione dei disastri.
L’impatto più devastante si è registrato nella provincia di Cebu, dove intere città sono state sommerse dall’acqua. Un portavoce locale ha riferito all’agenzia AFP che in un solo villaggio costiero sono stati recuperati 35 corpi, portando a 76 il bilancio complessivo delle vittime nella provincia. Il resto dei decessi è stato segnalato nelle regioni limitrofe delle Visayas e in parte di Mindanao.
Secondo AP, la maggior parte delle vittime è morta per annegamento dopo che improvvise ondate di piena hanno travolto interi quartieri residenziali, trascinando via automobili e container. In molte aree, gli abitanti hanno trovato rifugio sui tetti delle case in attesa dei soccorsi. Le piogge torrenziali, che in 24 ore hanno scaricato fino a 183 millimetri d’acqua, hanno superato la media mensile di precipitazioni nella zona.
Tra le vittime figurano anche sei membri dell’Aeronautica filippina, morti martedì quando il loro elicottero è precipitato ad Agusan del Sur, sull’isola di Mindanao, mentre partecipavano a una missione di soccorso nelle zone più colpite. Le autorità militari non hanno ancora chiarito le cause dell’incidente, limitandosi a confermare che la comunicazione con il velivolo era stata “improvvisamente interrotta”, come riportato in una nota ufficiale.
Il tifone ha raggiunto la terraferma martedì mattina, colpendo la regione centrale con venti fino a 180 km/h e piogge torrenziali che hanno provocato smottamenti, frane e blackout diffusi. Dopo aver attraversato Cebu e le isole Visayas, Kalmaegi si è spostato verso ovest, uscendo sul Mar Cinese Meridionale mercoledì pomeriggio, ma lasciando dietro di sé una scia di devastazione.
Il tifone Kalmaegi mette in ginocchio le Filippine
I soccorsi sono proseguiti per tutta la notte in condizioni difficili: il vice amministratore dell’Ufficio della Protezione Civile, Rafaelito Alejandro, ha dichiarato a una radio locale che la priorità resta “ripulire le strade da detriti e automobili” per permettere ai mezzi di emergenza di raggiungere le aree isolate.
La Croce Rossa filippina ha confermato di aver ricevuto numerose chiamate di aiuto da persone bloccate sui tetti, ma le operazioni di recupero sono state rallentate dal livello dell’acqua e dal rischio di nuove frane.
Tra le testimonianze raccolte dalla BBC, quella di Jel-an Moira Servas, residente a Mandaue City, racconta la rapidità con cui la piena ha invaso le abitazioni: “Mi sono ritrovata con l’acqua alla vita in pochi minuti. Siamo riusciti a fuggire solo con qualche alimento e il computer. Ora il sole è tornato, ma le case sono piene di fango e tutto è distrutto”.
Lo stato di calamità e le responsabilità locali
Martedì sera la governatrice di Cebu, Pamela Baricuatro, ha dichiarato lo stato di calamità per velocizzare l’erogazione dei fondi destinati all’emergenza. In un post su Facebook, ha definito la calamità “senza precedenti” e ha ammesso che “non sono stati i venti, ma l’acqua a mettere davvero in pericolo la popolazione”.
In successive dichiarazioni, la governatrice ha aggiunto che anni di attività estrattive e progetti di drenaggio inadeguati potrebbero aver aggravato le inondazioni, chiedendo un’inchiesta per accertare eventuali responsabilità locali.
Le autorità stimano che oltre 2,4 milioni di persone siano state direttamente colpite dal tifone. Centinaia di abitazioni sono state distrutte o danneggiate, mentre i quartieri più bassi di Cebu City sono ricoperti da uno spesso strato di fango.
Il governo nazionale ha mobilitato migliaia di soldati e volontari per assistere la popolazione. Le immagini diffuse mostrano squadre di soccorso che usano gommoni per raggiungere le famiglie intrappolate e trasportano anziani e bambini in aree sicure.
Un Paese fragile davanti ai disastri naturali
Kalmaegi arriva meno di un mese dopo una serie di tifoni consecutivi – Ragasa (Nando) e Bualoi (Opong) – che avevano già ucciso decine di persone e danneggiato infrastrutture e raccolti. A complicare la situazione, lo scorso 30 settembre un terremoto di magnitudo 6.9 aveva colpito la stessa regione, uccidendo 79 persone e provocando nuovi sfollamenti.
Il governo ha ribadito che le Filippine restano uno dei Paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici. Ogni anno il Paese è colpito da circa 20 tifoni e frequenti terremoti, aggravati da una diffusa mancanza di infrastrutture di prevenzione e dalla presenza di oltre una dozzina di vulcani attivi.
Intanto, il tifone Kalmaegi ha proseguito la sua corsa verso il Vietnam, dove le autorità segnalano precipitazioni record e stanno predisponendo evacuazioni preventive nelle province centrali.