Il Dipartimento di Giustizia Usa avvisò Trump che il suo nome era nei file su Epstein

Il nome di Donald Trump sarebbe, tra altri, all'interno dei file di Jeffrey Epstein. E ad avvisare l'attuale presidente degli Stati Uniti sarebbe stata la procuratrice generale, che guida il Dipartimento di Giustizia, Pam Bondi. La conversazione si sarebbe svolta a maggio ed è stata riportata dal Wall Street Journal, e più tardi confermata dal New York Times e Cnn. Il caso Epstein, per anni utilizzato dai sostenitori di Trump per attaccare l'establisment statunitense, si sta rivelando dannoso per Trump, che nelle ultime settimane ha accusato i media di dare troppo spazio alla vicenda.
La rivelazione di Bondi a Trump sarebbe avvenuta, come detto, a maggio. Sarebbe stata parte di un rapporto più ampio sulla riapertura delle indagini su Epstein, imprenditore morto in carcere nel 2019 accusato di abusi sessuali e traffico sessuale di minori – accuse per le quali la sua compagna dell'epoca, Ghislaine Maxwell, è stata condannata nel 2021 a vent'anni di carcere. Le indagini sono state nuovamente chiuse a inizio luglio, senza rivelare nuovi dettagli, cosa che ha scatenato le proteste della base trumpiana.
Durante l'incontro in questione, la procuratrice generale (che in passato è stata anche avvocata di Trump) avrebbe fatto sapere al presidente che il suo nome era emerso nelle nuove analisi effettuate sui documenti riguardanti Epstein. Insieme al suo ci sarebbero stati anche i nomi di molte altre figure note. Non è chiaro, stando al raconto dei giornali, in che modo Trump sarebbe citato: quanto spesso, con quale ruolo. A inizio giugno, Trump aveva negato pubblicamente ad Abc che questa conversazione con Bondi fosse avvenuta. E, poco dopo, aveva affermato che il contenuto dei file poteva essere manipolato dai Democratici.
Il caso Epstein si sta rivelando un grattacapo per il presidente. Negli ultimi anni la vicenda giudiziaria è stata presa da una parte del suo elettorato come il simbolo della lotta alle élite: sono circolate online moltissime ipotesi su chi prendesse parte alle feste di Epstein, e su cosa effettivamente accadesse; i complotti hanno riguardato anche la morte dell'imprenditore, suicidatosi in carcere nel 2019. Trump ha abbracciato questa lotta, affermando che era pronto a pubblicare tutti i file relativi alle indagini. Ma quando il tema è tornato al centro dell'attenzione pubblica il presidente ha fatto un passo indietro, scontrandosi anche con Bondi e con il leader dell'Fbi da lui nominato, che aveva promesso di indagare ancora sulla vicenda.
Bondi ha risposto alla notizia della conversazione con un comunicato: "Come parte dei nostri rapporti di routine, abbiamo informato il presidente delle scoperte. Niente nei file rendeva necessarie ulteriori indagini o imputazioni".
Che ci fosse un legame tra Trump e Epstein è noto. Ieri il direttore delle comunicazioni della Casa Bianca, Steven Cheung, ha detto che Epstein fu poi cacciato dal club di Trump a Mar-a-Lago perché "era uno strano". I due sarebbero stati amici negli anni Novanta e all'inizio degli anni Duemila, tanto che ancora nel 2002 in un'intervista al New York magazine Trump definiva Epstein un "tipo fantastico", aggiungendo: "Si dice anche che gli piacciano le belle donne quanto piacciono a me, e molte di loro sono giovani". Nel 2002 sempre Trump avrebbe inviato una lettera di compleanno oscena al finanziere (cosa che lui ha negato negli ultimi giorni). La rottura sarebbe avvenuta comunque prima del primo arresto di Epstein, avvenuto nel 2006.