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Conflitto Israelo-Palestinese

I palestinesi di Gaza si salvano dalla morte per fame mangiando erba e cibo per animali

Dall’orzo macinato dato prima della guerra agli animali alle erbe infestanti ma commestibili come la malva. Così, mentre Israele ostacola l’arrivo dei camion di aiuti umanitari, cercano di resistere alla fame milioni di palestinesi nella Striscia di Gaza.
A cura di Davide Falcioni
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Ripararsi dalle bombe israeliane e procurarsi del cibo ed acqua non contaminata. Da quando Israele ha lanciato la sua offensiva sulla Striscia di Gaza – causando ben oltre 30mila morti e almeno 70mila feriti – la vita di ciascun palestinese è una quotidiana lotta per la sopravvivenza. Dopo oltre cinque mesi, infatti, alla distruzione di case, ospedali e rifugi si stanno aggiungendo le conseguenze della carestia: Tel Aviv sta lasciando passare aiuti umanitari dal valico di Rafah col contagocce e di fatto sta ignorando tutti gli appelli dell'ONU e dei suoi più stretti alleati (USA e UE in primis) affinché venga consegnata una congrua quantità di cibo e medicinali a uomini, donne e bambini ridotti allo stremo.

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La scorsa settimana un alto funzionario umanitario delle Nazioni Unite ha spiegato che almeno 576mila persone in tutta la Striscia di Gaza – un quarto della popolazione – affrontano livelli catastrofici di insicurezza alimentare e che un bambino su sei sotto i due anni nel nord soffre di malnutrizione acuta, mentre secondo gli epidemiologi della London School of Hygiene and Tropical Medicine "tra 6 o 12 settimane ci troveremo in una situazione di carestia indescrivibile, peggiore di quella in Somalia".

Gaza nella morsa della fame: cosa mangiano ogni giorno i palestinesi

Ma come sopravvivono giorno per giorno i gazawi? Come si procurano gli alimenti per andare avanti? Il New York Times ha chiesto a tre famiglie palestinesi di condividere foto e video della loro ricerca di cibo nelle ultime settimane. Tutti hanno confermato che le provviste stanno diventando sempre più difficili da trovare e che ormai mettere insieme il pranzo con la cena è pura utopia. Si mangia una volta al giorno, quando va bene. Ma cosa si mangia?

La famiglia di Aseel, residente nel nord di Gaza, ha raccontato che un bene ancora reperibile ed economico è l'orzo macinato, che prima della guerra veniva utilizzato nell'alimentazione degli animali. Talvolta è disponibile anche farina di mais, ma è molto più costosa. Questi due ingredienti vengono utilizzati per fare dei piccoli "panini dal sapore disgustoso".

Sacchi di orzo macinato e mais. A destra, del pane fatto con questi due ingredienti. Fonte: NY Times
Sacchi di orzo macinato e mais. A destra, del pane fatto con questi due ingredienti. Fonte: NY Times

La zuppa di "erbacce" il piatto principale

Un altro alimento che sta salvando dalla morte per fame decine di migliaia di palestinesi è la malva selvatica, chiamata khubeiza: si tratta di un'erba infestante comunissima anche in Italia che a Gaza si può trovare nei prati, lungo i margini dei sentieri e delle strade. Prima della guerra era appannaggio soprattutto dei più poveri, ma da settimane è diventato un cibo necessario per la sopravvivenza di tutti e che viene cucinato in zuppa. Insomma, un'"erbaccia" che nel pieno della carestia si sta rivelando un bene inestimabile. Ma basterà a sfamare tutti?

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Basta leggere il "menù settimanale" fornito al NY Times da Aseel per notare quanto siano poveri i pasti quotidiani. La zuppa di foglie di malva la fa da padrone, il riso scarseggia, così come le lenticchie. Il pasto di un giorno è consistito in solo una tazza di tè. Di carne neanche l'ombra.

Cosa ha mangiato la famiglia di Aseel dal 28 febbraio al 7 marzo. Fonte: NY Times
Cosa ha mangiato la famiglia di Aseel dal 28 febbraio al 7 marzo. Fonte: NY Times

A Rafah mercato nero di aiuti umanitari

Va leggermente meglio a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza: è da qui che entrano i pochi camion di aiuti umanitari che Israele lascia passare, tir che vengono presi d'assalto da migliaia di persone affamate. Qui vive Nizar, che racconta che la quantità di cibo fornita a ciascuna famiglia – un sacco di farina o qualche lattina di fagioli ogni tanti –  non è sufficiente a sfamare la sua famiglia. E in questo contesto infernale fiorisce anche il mercato nero: alcuni piccoli negozi hanno messo in vendita beni di prima necessità che sarebbero gratuiti. "Tutto ciò è stancante e disgustoso", commenta Nizar. Ma tutto ciò non accadrebbe se l'ingresso a Gaza di cibo, acqua potabile e medicinali non venisse ostacolato da Israele. Accusata, non a caso, di usare la fame come "arma di guera".

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