“I bambini di Gaza muoiono di fame, un solo pesce costa 100 euro”. Il racconto di un operatore umanitario

"Attualmente, la situazione umanitaria è drammatica: da 65 giorni non entra alcun aiuto nella Striscia di Gaza. La fame e la sete colpiscono in modo sempre più grave. I panifici hanno chiuso ormai da tempo e le scorte di farina distribuite dal World Food Programme e da altre organizzazioni si sono completamente esaurite. Anche le piccole cucine di quartiere e quelle gestite da World Central Kitchen hanno smesso di funzionare". È il racconto, fornito a Fanpage.it, di un operatore umanitario di un'organizzazione internazionale presente nella Striscia di Gaza, che ai nostri microfoni ha descritto una situazione umanitaria ogni giorno più disastrosa. Da oltre due mesi, infatti, lo stato di Israele non solo ha ripreso i raid, ma sta anche impedendo l'accesso di beni di prima necessità dai valichi di frontiera.

Niente cibo, niente farmaci e forniture ospedaliere, niente acqua potabile. Così la popolazione, stremata da più di un anno e mezzo di bombardamenti, vede di giorno in giorno allungarsi lo spetto di una carestia: "Ora non resta più nulla da mangiare. I bambini stanno iniziando a morire di fame: non esistono più nemmeno gli ultimi biscotti ad alto valore nutrizionale che venivano distribuiti in passato e che davano un minimo di sollievo".

Scorte d'acqua ai minimi termini, carburante riservato agli ospedali"
Alla fame si deve aggiungere la sete. Israele non lascia entrare neppure le scorte d'acqua, e la popolazione è sempre più costretta a berne di infetta, aumentando il rischio di epidemie: "L'acqua potabile viene razionata e distribuita tramite autobotti in alcuni punti della Striscia. Le persone si avvicinano con pentole e ciotole per raccoglierla, ma la quantità è minima, appena sufficiente per bere. Per lavarsi, si usa acqua di mare o salmastra. Questo perché il carburante è ormai esaurito, e gli impianti di desalinizzazione non funzionano più. Il poco carburante rimasto viene destinato esclusivamente agli ospedali, per alimentare i generatori: non esiste più una rete elettrica funzionante", spiega l'operatore umanitario.

Al mercato nero un pesce costa 100 euro
In questo quadro si fa largo anche la speculazione. Chi dispone di un po' di cibo, magari coltivato oppure accumulato nei mesi scorsi, non di rado lo vende a prezzi esorbitanti al mercato nero: "Nei mercatini improvvisati si vendono talvolta ortaggi coltivati in piccoli orti domestici; un singolo pesce, appena sufficiente per una persona, può arrivare a costare anche 100 o 120 euro. La pesca è praticamente impossibile: il limite imposto da Israele è di zero miglia dalla costa, quindi solo pochi pescatori riescono a lanciare lenze dalla spiaggia o ad avventurarsi con piccole canoe, rischiando la vita per recuperare qualche pesce da vendere. Alimenti come patate e melanzane sono diventati beni di lusso".
Aumentando di frequenza e intensità i bombardamenti notturni
La popolazione è ormai esausta. I bombardamenti, soprattutto notturni, sono aumentati in intensità, provenendo da elicotteri, aerei, carri armati e navi. "Con l’appoggio tacito o esplicito di altri attori internazionali, molti temono che la situazione peggiorerà ulteriormente. La Striscia è ormai per il 70% sotto ordine di evacuazione – spiega la nostra fonte -. Tuttavia, spostarsi è quasi impossibile: il 30% restante non è abitabile, in gran parte coperto da macerie. Le persone si rifugiano ovunque: in tende per strada, nelle rotonde, negli spartitraffico. Molti scelgono di restare nelle zone pericolose, dicendo: ‘Se dobbiamo morire, moriamo qui'. La situazione è di completo collasso. All’inizio, quando le frontiere furono chiuse, ci fu una certa attenzione mediatica e diplomatica. Ora, dopo 66 giorni, il silenzio è quasi totale. Si teme che la crisi venga dimenticata".

Il piano di Israele per escludere ONU e ONG da Gaza
In questo contesto, di per se gravissimo, Israele sta portando avanti un progetto che desta forte preoccupazione: escludere completamente le Nazioni Unite e le ONG dalla gestione degli aiuti umanitari, affidando la distribuzione del cibo a società private. "Questo ente – spiega l'operatore umanitario – avrebbe il compito di schedare la popolazione, controllare la distribuzione e decidere chi può ricevere assistenza. Si tratta di un’iniziativa in palese violazione del diritto umanitario internazionale e dei principi di neutralità e trasparenza che regolano gli interventi umanitari. È un precedente pericolosissimo: delegittima le organizzazioni internazionali come l’ONU, la Croce Rossa e Medici Senza Frontiere, rischiando di stravolgere il sistema globale di risposta alle crisi".