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Google eliminerà automaticamente i dati sulla localizzazione di chi va nelle cliniche per l’aborto

Google eliminerà i dati sulla localizzazione degli utenti che visitano cliniche per l’aborto. La decisione del colosso californiano dopo la sentenza della Corte Suprema Usa che annullato il diritto federale all’interruzione volontaria di gravidanza.
A cura di Chiara Ammendola
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Gli Stati Uniti fanno i conti con la decisione della Corte Suprema che la scorsa settimana ha annullato il diritto federale all'interruzione volontaria di gravidanza. A partire dalle aziende che pian piano stanno prendendo posizione sull'argomento e decisioni importanti come quella di Google che ha fatto sapere che cancellerà i dati di localizzazione degli utenti che visitano cliniche in cui viene praticato l'aborto.

L'annuncio è stato fatto dalla vicepresidente del gruppo californiano, Jen Fitzpatrick, in un post condiviso sul suo blog che scrive: “Se i nostri sistemi identificano che qualcuno ha visitato uno di questi luoghi, elimineremo queste voci dalla Cronologia delle posizioni subito dopo la visita”.

Si tratta di una decisione che verrà messa in pratica nelle prossime settimane e che in realtà potrebbe riguardare non solo i centri per l'aborto, ma anche i centri di consulenza, quelli per la fertilità, le strutture per il trattamento delle dipendenze, le cliniche per la perdita di peso e le cliniche di chirurgia plastica.

Fitzpatrick ha spiegato che il monitoraggio della cronologia delle posizioni è disattivato per impostazione predefinita e può essere eliminato in qualsiasi momento, ma in caso contrario l'azienda provvederà alla sua cancellazione automaticamente. Al momento non esiste alcuna richiesta da parte delle autorità alle aziende di condivisione di dati di questo tipo ed è per questo che questa decisione risulta essere ancora più importante.

Nelle scorse settimane in molti si sono chiesti come reagirebbero aziende come Google alla richiesta di questi dati. Il post sul blog chiarisce in parte la posizione dell'azienda californiana che respinge quelle che vengono considerate richieste di dati da parte del governo illegali, ma non spiega nello specifico come l'azienda risponderà alle richieste relative all'aborto.

Prima dell'annullamento della sentenza Roe v. Wade, infatti in stati come il Texas sono state approvate leggi che consentono a chiunque, anche privati cittadini che non hanno legami con i diretti interessati, di citare in giudizio le donne sospettate di aver abortito o le persone che le hanno aiutate.

Le tecnologie di Google rischiano così di diventare "strumenti per gli estremisti che vogliono sopprimere le persone che cercano assistenza sanitaria riproduttiva", hanno scritto 42 funzionari eletti statunitensi in una lettera aperta al capo di Google Sundar Pichai a fine maggio, questo "perché Google conserva informazioni sulla posizione geografica di centinaia di milioni di utenti di smartphone, che condivide regolarmente con le agenzie governative".

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