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Conflitto Israelo-Palestinese

Gli aiuti di Open Arms sono a Gaza: 200 tonnellate di cibo per 37 milioni di pasti

La nave dell’ong spagnola è arrivata al largo delle coste di Gaza nord e ha cominciato il trasbordo delle duecento tonnellate di aiuti umanitari che trasporta. Il viaggio è il primo test del corridoio marittimo via mare promosso dalla Commissione europea e autorizzato da Israele.
A cura di Biagio Chiariello
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Duecento tonnellate di cibo e acqua sono state scaricate dalla nave dell'ong Open Arms Amalthia su dodici camion, che saranno distribuiti nel nord di Gaza dall'organizzazione umanitaria World Central Kitchen (Wck). L'enclave palestinese è sull'orlo della carestia, secondo le Nazioni Unite. Per questo motivo la nave dell'ong spagnola è salpata da Cipro martedì 12 marzo con gli aiuti umanitari di cui la popolazione ha disperatamente bisogno.

È la prima volta che le consegne a Gaza vengono effettuate via mare e l'esperimento di Open Arms dirà molto sull'eventuale futuro di questo corridoio umanitario promosso dalla Commissione europea, in collaborazione con gli Stati Uniti e Emirati Arabi Uniti, dopo che le distribuzioni aeree e terrestri si sono rivelate complicate. Gaza non ha un porto funzionante, quindi il team di WCK (l'organizzazione fondata dal noto chef spagnolo José Andrés) ha costruito un molo che parte dalla costa. Non è ancora chiaro come verrà distribuito il cibo (soprattutto riso, farina, legumi, verdure e proteine in scatola), equivalente a 37 milioni di pasti.

In un post su X (Twitter), Israele ha fatto sapere che la nave Open Arms e il suo carico è stato stata sottoposto a un "controllo di sicurezza completo" a Cipro e che le truppe delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) sono state schierate per proteggere la costa. La consegna degli aiuti viene "effettuata in coordinamento e soggetta ad un accordo con la compagnia civile". "Sottolineiamo che l'ingresso di aiuti umanitari non costituisce una violazione del blocco della sicurezza marittima", fa sapere ancora l'IDF.

Separatamente, gli Stati Uniti starerebbero progettando la costruzione di un proprio bacino galleggiante al largo della costa per aumentare le consegne via mare. Il modo più rapido ed efficace per far arrivare gli aiuti nel territorio palestinese è su strada, ma le agenzie umanitarie affermano che le restrizioni israeliane fanno sì che solo una parte di ciò che è necessario riesce effettivamente a superare la Striscia.

L’ONU ha avvertito che la carestia è “quasi inevitabile” a Gaza senza un’azione urgente, e il capo della politica estera dell’UE Josep Borrell ha accusato Israele di aver contribuito ad un disastro “causato dall’uomo” e di usare la fame come arma di guerra.

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