“Giusto uccidere sul posto i palestinesi sospetti”. Sondaggio shock imbarazza Israele

La metà dei cittadini israeliani è convinta che i palestinesi sospetti di svolgere attività terroristiche "dovrebbero essere uccisi sul posto". A rivelarlo non è un'organizzazione araba, bensì un sondaggio condotto dall'Israel Democracy Institute, organizzazione con sede a Gerusalemme. Lo studio, condotto su un campione di 600 adulti, rivela che "il 53% degli ebrei israeliani intervistati si trova d'accordo con l'affermazione secondo cui ‘qualsiasi palestinese responsabile di un attacco terroristico dovrebbe essere ucciso sul posto'", con buona pace dei principi "democratici" che dovrebbero orientare le scelte dei cittadini israeliani.
Secondo gli intervistati, infatti, non c'è nessun bisogno di celebrare un processo ed appurare se effettivamente il palestinese sospettato sia colpevole di qualche crimine. E' infatti sufficiente che il delitto sia "presunto" per giustificare un'esecuzione sommaria seduta stante. Come se non bastasse, inoltre, l'80% degli intervistati ritiene che le forze armate israeliane debbano demolire le case dei palestinesi sospettati di essere terroristi, anche in questo caso senza attendere che venga celebrato un regolare processo.
Quello che emerge dal sondaggio è un dato che dovrebbe allarmare non solo i cittadini israeliani, ma anche i leader politici del governo guidato da Benjamin Netanyahu, che da anni utilizza il pugno duro contro le proteste dei palestinesi. Il sospetto che esecuzioni sommarie ingiustificate siano state compiute dai militari facenti capo a Tel Aviv è purtroppo lecito. Recentemente, infatti, alcuni testimoni hanno riferito di aver assistito all'uccisione di palestinesi che non rappresentavano una reale minaccia. Molto scalpore ha destato il racconto di Pietro Pasculli al Manifesto: l'italiano ha assistito all'omicidio Islam Ibeido, 23 anni, avvenuta a Tel Rumeida. Il giovane – secondo quanto successivamente riferito dall'esercito israeliano – aveva tentato di accoltellare dei soldati: "Quando i militari hanno aperto il fuoco quel ragazzo aveva le braccia alzate e non ho visto coltelli", ha spiegato Pasculli, che ha potuto assistere alla scena dal suo appartamento. "Mi aveva incuriosito il fatto che due soldati si fossero allontanati dal gruppo di militari che da giorni sorvegliano la zona". Poco dopo "è apparso un giovane palestinese. I soldati gli hanno detto qualcosa, lui dopo qualche secondo ha alzato le braccia, potevo osservarlo bene e non visto tra le sue mani alcun coltello. I soldati hanno caricato le armi e qualche attimo dopo hanno fatto fuoco. Prima sette-otto colpi, poi un’altra raffica".