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Guerra in Ucraina

Giallo a Mosca, Putin annuncia discorso alla Nazione in tv poi cancella tutto

Giallo sull’atteso discorso di Vladmir Putin. In programma alle 19, ora italiane, dopo due ore del presidente russo non c’è traccia: ecco cosa sta succedendo e quando dovrebbe parlare di nuovo il leader del Cremlino.
A cura di Ida Artiaco
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L'atteso discorso del presidente russo Vladimir Putin sulla guerra in Ucraina, programmato per le 19 ora italiana (le 20 di Mosca), non è andato in onda.

Dopo due ore di attesa, fra voci di un possibile rinvio o addirittura annullamento, del leader del Cremlino non c'è traccia, con grande sorpresa della stampa internazionale e non solo.

Secondo fonti russe l'intervento del presidente russo sarebbe stato registrato ma di fatto congelato in attesa di sviluppi su un possibile negoziato sotterraneo, come peraltro aveva accennato lo stesso presidente turco Recep Taayip Erdogan all'Assemblea generale dell'Onu.

La direttrice di Russia Today Margarita Simonyan ha scritto su Twitter: "Andate a letto", mettendo fine all'attesa. Anche alcuni canali statali russi hanno cancellato l’annuncio del discorso di Putin. È possibile che il presidente parli domani, mercoledì 21 settembre.

Secondo fonti di Forbes Russia, il discorso di Putin potrebbe essere mandato in onda alle 8 di domani mattina, ora di Mosca, citando voci vicine al Cremlino. Alcuni dei giornalisti della tv di Stato russa, compreso Solovyov, hanno confermato su Telegram che il presidente parlerà domani.

Il motivo di questo rinvio ancora non è noto.

L'ultimo volta che Putin ha tenuto un discorso alla Nazione è stato lo scorso 23 febbraio, il giorno prima dell'invasione dell'Ucraina. Per questo tutti gli occhi erano puntati su Mosca questa sera.

Peraltro, anche i contenuti del discorso erano avvolti del mistero: dal possibile annuncio del via libera ai referendum di annessione annunciati oggi da quattro regioni ucraine occupate dalle forze russe, alla mobilitazione generale, di cui pure si sta parlando nelle ultime ore dopo che la Duma ha introdotto, con un nuovo disegno di legge, pene più severe per chi rifiuta la leva militare durante il periodo di mobilitazione o legge marziale.

La prima verrebbe considerata una provocazione, visto che il voto non verrebbe riconosciuto dalla comunità internazionale.

La seconda – non priva di rischi sul fronte interno – sarebbe interpretata come un segno di debolezza e un'ammissione che il conflitto non sta andando come intendeva il Cremlino.

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