Gaza, tra gli sfollati di Deir Al Balah sotto attacco: “Le nostre case distrutte, abbiamo perso tutto”

Per la prima volta dall’inizio dell’offensiva terrestre, i carri armati israeliani sono entrati nella zona centrale della Striscia di Gaza, a Deir al-Balah. Un luogo che fino a ieri veniva indicato come “zona sicura”. Ma di sicuro a Gaza non c’è niente.
“L’80% della Striscia è tutto rosso, tutto sotto attacco o sotto evacuazione dell’esercito israeliano. A Deir Al Balah stanno bombardando ovunque. L’altro ieri hanno ucciso mio cugino”, racconta Mohammed Almajdalawi, la cui famiglia si trova bloccata a Deir Al Balah.
“I bombardamenti continuano e Deir Al Balah è sotto il fuoco israeliano incessantemente”, ci dice Aya Al-Majdalawi, sorella di Mohammed. “Io con la mia famiglia sono scappata dal sud al sud di Deir al-Balah, come la maggior parte dei residenti nel sud. L'altro ieri siamo stati sfollati in una zona chiamata Al-Basah sempre a Deir al-Balah. Adesso siamo più di una famiglia qui, ma non abbiamo niente. Siamo stati sfollati un sacco di volte in questi mesi e abbiamo perso tutto”.

Attualmente la popolazione di Deir al-Balah, compresi gli sfollati da altre zone della Striscia che qui si erano rifugiati pensando fosse sicuro, ammonta a circa 350.000 persone. Dall’ordine di evacuazione dell’esercito israeliano arrivato nella notte tra domenica e lunedì, la gente non sa più dove andare.
“Domenica notte l’esercito ha chiesto a tutta la popolazione di Deir Al Balah di evacuare, ma dopo solo sei ore hanno iniziato a bombardare. Non ci hanno dato il tempo di andarcene. Hanno iniziato subito a bombardare pesantemente il campo di Sit Amera, nel sud di Deir Al Balah. Li c’erano tantissime persone. Dopo il campo hanno iniziato a bombardare ovunque dal nord al sud di Deir al Balah, non si fermano neanche un minuto”, racconta Khalil, un operatore umanitario gazawi che lavora proprio a Deir al Balah, città sede di diverse Ong internazionali nonchè degli edifici delle Nazioni Unite. “Hanno chiesto a molte Ong di evacuare, noi siamo andati via, altre sono rimaste nonostante l’ordine di evacuazione. Adesso non abbiamo più un ufficio”, continua.
“Non c’è posto dove evacuare, la gente si è ammassata in spiaggia. Ogni volta che evacuiamo dobbiamo cercare di nuovo ogni cosa, compresa l’acqua. Lasciamo tutto, ogni volta dobbiamo ricominciare da capo. Io da quando è iniziata la guerra sono stato costretto ad evacuare 11 volte con mia moglie i miei tre figli e due nipotini, rimasti completamente soli dopo che un bombardamento israeliano ha ucciso i loro genitori”, conclude l’operatore umanitario.
Intanto l’intera area di Deir Al Balah è senza acqua dopo che Israele ha distrutto tutti i pozzi d’acqua: “I pozzi non sono stati colpiti per sbaglio”, denuncia Ibrahim al-Lahou, anche lui di Deir al-Balah, “sono stati mirati. I bombardamenti e i carri armati israeliani hanno distrutto in poche ore il serbatoio di Al-Baraka, i pozzi di Al-Mazra’a, di Al-Hakr, Al-Laham, Al-Ma'ni e la pompa fognaria di Al-Baraka. Adesso intere aree sono completamente senz’acqua”.
“Le nostre case – conclude Aya – sono state distrutte. Abbiamo perso tutto, comprese le vite di alcuni dei nostri familiari. Abbiamo perso soldi e vite. Abbiamo perso la speranza nel futuro e nelle persone. Abbiamo perso la fiducia nel mondo intero. Moriamo ogni minuto decine di volte per fame, sete, caldo, bombardamenti, cecchini, attesa di aiuti e mancanza di cure. Non ce la facciamo più”.