Gaza, l’ONU: “Nessun aiuto ancora distribuito”. L’opposizione in Israele: “Uccidiamo bambini per hobby”

L'assedio israeliano alla popolazione delle Striscia di Gaza prosegue indisturbato, malgrado le crescenti pressioni della comunità internazionale e persino degli storici alleati dello stato ebraico. Nonostante l’apertura del valico di Kerem Shalom e l’ingresso, ieri, di alcune decine di camion carichi di aiuti umanitari, l’ONU denuncia che nessun rifornimento è stato finora distribuito alle persone. Lo stallo, come affermano le Nazioni Unite, è causato dalle restrizioni imposte da Tel Aviv, che continua a ostacolare l’accesso ai magazzini sul territorio palestinese.
I camion, che trasportano farina, alimenti per neonati, farmaci e attrezzature mediche, sono rimasti bloccati sul lato palestinese del valico. "Il nostro team ha atteso per ore l'autorizzazione israeliana per entrare, ma non è riuscito a consegnare gli aiuti nel nostro magazzino", ha dichiarato il portavoce dell'ONU Stéphane Dujarric. Israele ha richiesto che le forniture vengano scaricate e ricaricate da personale ONU solo dopo che sarà garantito un corridoio sicuro all’interno della Striscia.
La situazione umanitaria a Gaza è drammatica e di giorno in giorno la sopravvivenza di quasi due milioni di palestinesi è seriamente minacciata dalla carestia, oltre che dalle bombe che, nella sola giornata di ieri, hanno ucciso 87 civili. Gli esperti delle Nazioni Unite stimano che servano almeno 600 camion al giorno per affrontare la crisi in corso. Dujarric ha definito l’arrivo degli aiuti "una goccia nell’oceano" rispetto al reale fabbisogno.

Nel frattempo, la pressione diplomatica su Israele aumenta. Il Regno Unito ha annunciato la sospensione dei colloqui commerciali, giudicando "moralmente ingiustificabile" l’escalation militare israeliana. Il primo ministro britannico, Keir Starmer, ha definito la situazione "intollerabile". Anche l’Unione Europea ha annunciato una revisione dell'accordo commerciale con Israele, mentre Londra ha imposto nuove sanzioni contro coloni israeliani coinvolti in violenze.
Persino Yair Golan, leader dei democratici all'opposizione di Benjamin Netanyahu e vice capo di stato maggiore dell'esercito israeliano prima di dedicarsi alla politica, ha affermato che Tel Aviv sta conducendo una campagna ingiustificatamente brutale a Gaza e che il governo sta rendendo il Paese isolato come il Sudafrica dell'apartheid: "Uno stato sano di mente non si impegna in combattimenti contro i civili, non uccide bambini per hobby e non si pone come obiettivo l'espulsione di una popolazione", ha affermato.

È proprio la sorte dei bambini a destare maggiori preoccupazioni. Tom Fletcher, responsabile umanitario delle Nazioni Unite, ha dichiarato ieri alla BBC che "14.000 neonati potrebbero morire nelle prossime 48 ore" se non si interviene immediatamente. Il portavoce di UNOCHA, Jens Laerke, ha ribadito l’urgenza: "Sappiamo con certezza che ci sono neonati in pericolo di vita per mancanza di integratori alimentari. Se non li ricevono subito, rischiano di morire".