Gaza, il ministro israeliano Ben Gvir: “È ora di entrare nella Striscia con tutta la forza”

Il ministro di estrema destra israeliano, Itamar Ben Gvir, ha chiesto a Benjamin Netanyahu di entrare a Gaza ‘con tutta la forza necessaria'. Dopo la notizia secondo cui Hamas avrebbe rifiutato la proposta dell'inviato statunitense Steve Witkoff per un cessate il fuoco temporaneo "è ora di entrare nella Striscia di Gaza con tutta la forza necessaria, senza battere ciglio, per distruggere e uccidere completamente Hamas", ha scritto su X.
Il movimento palestinese ha rigettato l'accordo di tregua – che era già stato accettato da Israele – spiegando che "non soddisfa nessuna delle richieste, prima fra tutte quella di porre fine alla guerra e alla carestia". Le riserve espresse sul piano americano hanno scatenato la reazione di Gvir. "Signor primo ministro, dopo che Hamas ha nuovamente respinto l'accordo proposto, non ci sono più scuse… Abbiamo già perso troppe opportunità", ha detto ancora.
Intanto, questa mattina all'alba, i bombardamenti dell'esercito israeliano hanno colpito varie aree della Striscia e secondo quanto riferiscono i media palestinesi sono sedici (Al Jazeera ne conta diciotto) le persone rimaste uccise dagli attacchi. Secondo i dati diffusi dalle autorità affiliate ad Hamas, tre persone sono morte in un attacco a Saftawi, nel nord di Gaza, mentre altre sette in un raid a Jabaliya, nella Striscia settentrionale. Sei palestinesi sono stati uccisi, infine, tra Khan Younis e Rafah, nel sud. Una ventina persone inoltre, sono rimaste ferite dal fuoco dell'Idf mentre cercavano di raggiungere un punto di distribuzione di aiuti nella zona del Corridoio di Netzarim, a sud di Gaza.
Per quanto riguarda gli aiuti, l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) ha dichiarato che nel suo magazzino di Amman, in Giordania, "a sole tre ore di auto da Gaza", ci sono "scorte sufficienti per dare sostentamento a oltre 200.000 persone per un mese intero. Farina, pacchi alimentari, kit igienici, coperte e forniture mediche sono pronti per essere consegnati. Gaza – ha scritto su X – ha bisogno di aiuti su larga scala: è necessario consentire un flusso di rifornimenti senza ostacoli e senza interruzioni".
Un'emergenza su cui insiste anche ActionAid. "Gli aiuti devono essere autorizzati ad entrare a Gaza su larga scala e devono essere distribuiti immediatamente attraverso l'attuale sistema umanitario, per prevenire ulteriori scene di caos e fermare la carestia", ha ribadito l'organizzazione umanitaria. Il nuovo meccanismo di distribuzione degli aiuti, gestito dalla Fondazione umanitaria per Gaza, istituita con il sostegno dei governi statunitense e israeliano, "è inadeguato e contrasta con i principi fondamentali dell'azione umanitaria, come imparzialità, neutralità e indipendenza. Inoltre, esiste il rischio concreto che venga utilizzato come strumento per favorire una pulizia etnica, incentivando lo sfollamento forzato e su larga scala della popolazione dal nord al sud della Striscia di Gaza". Questo sistema, aggiungono, "è totalmente inadeguato, deumanizzante e incapace di fornire aiuti in modo sicuro ed efficace. Non è in grado di soddisfare le esigenze urgenti di 2,2 milioni di persone che sono state deliberatamente lasciate morire di fame per più di 11 settimane e mette in pericolo estremo chiunque cerchi di accedere alle forniture. L'aiuto non deve mai essere militarizzato e non deve mai essere usato come arma di guerra".