Esecuzione sommaria in Cisgiordania: il video dei soldati israeliani che sparano a due uomini disarmati

Due palestinesi sono stati uccisi a bruciapelo da membri delle forze armate israeliane ieri a Jenin, nel cuore della Cisgiordania occupata, in un episodio che evidenzia ancora una volta le pratiche militari dell’esercito nei territori palestinesi. Le immagini diffuse sui social mostrano i due uomini uscire da un edificio con le braccia sollevate e le magliette tirate su, in posizione di resa. Pochi secondi dopo, vengono colpiti e cadono a terra.
Il Ministero della Sanità palestinese li ha identificati come Al-Muntasir Billah Mahmoud Qassem Abdullah, 26 anni, e Yousef Ali Yousef Asa’sa, 37 anni. L’episodio è avvenuto nel quartiere di Abu Dhahir, durante una vasta operazione militare che da giorni interessa Jenin e altre aree del nord della Cisgiordania. Secondo fonti locali, le forze israeliane hanno trattenuto i corpi dopo l’uccisione.
L’esercito e la polizia israeliani, impegnati in un’operazione congiunta, hanno confermato l’accaduto e annunciato l’apertura di un’indagine interna. Un annuncio che, però, non placa gli scetticismi: negli ultimi anni, procedimenti di questo tipo hanno raramente condotto a incriminazioni di personale militare. Secondo ricostruzioni circolate sui media israeliani, gli agenti coinvolti – riferiti come appartenenti alla Border Police – avrebbero sostenuto di aver sparato perché i due uomini non avrebbero rispettato gli ordini impartiti.
Le autorità palestinesi parlano di "esecuzione sul campo" e definiscono l’episodio un "crimine di guerra", mentre Hamas lo inserisce nell'ambito della "campagna sistematica di eliminazione" che, dal 7 ottobre 2023, ha visto intensificarsi operazioni militari, arresti e raid nei centri urbani della Cisgiordania. Negli ultimi due anni, secondo i dati palestinesi, oltre mille persone sono state uccise da forze israeliane in operazioni nel territorio occupato.
Ben Gvir: "I soldati hanno agito come previsto, i terroristi devono morire"
Sul piano politico, l’episodio ha immediatamente trovato una forte sponda nell’ala ultranazionalista del governo israeliano. Il ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, ha infatti rivendicato pubblicamente la condotta degli agenti, elogiandoli nonostante il video mostri chiaramente i due palestinesi in stato di resa. "Pieno sostegno alle guardie di frontiera e ai combattenti dell’esercito israeliano che hanno sparato ai terroristi ricercati usciti da un edificio a Jenin", ha scritto Ben Gvir su X. "I combattenti hanno agito esattamente come previsto: i terroristi devono morire!". Le dichiarazioni sono arrivate dopo la pubblicazione delle immagini e l’annuncio dell’indagine militare, confermando la linea dura del ministro nei confronti delle operazioni nei territori occupati.
L’episodio di Jenin si inserisce in una più ampia escalation, che nelle ultime settimane ha coinvolto anche Tubas e le comunità limitrofe, teatro di un’operazione definita dalle autorità israeliane "necessaria per colpire infrastrutture terroristiche". Secondo organizzazioni umanitarie, i raid dell’anno hanno provocato sfollamenti su larga scala, con migliaia di famiglie costrette ad abbandonare le proprie case.