“Ero venuto per un po’ di farina, ci hanno sparato con droni e carri armati”. Nuova stage a Gaza

Una nuova carneficina di civili ha scosso la Striscia di Gaza, dove questa mattina decine di palestinesi si erano radunati nei pressi di un centro di distribuzione aiuti gestito dal GHF (Gaza Humanitarian Foundation), nella zona sud di Rafah. Quel che doveva essere una speranza di sopravvivenza si è trasformato però in un incubo: droni quadricotteri e carri armati israeliani hanno improvvisamente aperto il fuoco sui presenti, causando decine di morti e centinaia di feriti tra persone già stremate dalla fame e dalla guerra.
Tra i testimoni, Mahmoud Ismael, un uomo disabile che aveva percorso chilometri aiutandosi con le stampelle pur di raggiungere il punto di distribuzione. "Sono venuto per prendere un sacco di farina… una scatoletta di sardine, qualsiasi cosa", ha raccontato con voce rotta ai microfoni dell’AFP. "Non c’è cibo nella mia casa e non riesco a sfamare i miei figli".

"All’improvviso i droni hanno aperto il fuoco sulla folla"
Anche Sameh Hamuda si trovava sul posto. Aveva camminato da Gaza City e trascorso la notte in una tenda con parenti vicino a Rafah, in attesa che venissero distribuiti gli aiuti. "Avevano appena iniziato la distribuzione, quando all’improvviso i droni hanno aperto il fuoco sulla folla. Poi i carri armati hanno cominciato a sparare pesantemente. Diverse persone sono state uccise proprio davanti a me", ha detto, ancora sotto shock. "Sono riuscito a fuggire. Ma qui, a Gaza, la morte ti segue ovunque". Parole cariche di rabbia anche da parte di Abdullah Barbakh, un altro superstite: "Non capisco perché ci chiamano nei centri di aiuto, per poi spararci addosso. Cosa dovremmo fare? Dove possiamo andare?".

Fuoco anche da navi da guerra e carri armati
Anche secondo altre testimonianze raccolte dall’Associated Press, migliaia di persone si erano dirette verso il sito di distribuzione degli aiuti già prima dell’alba, nel tentativo disperato di ottenere cibo. Quando la folla ha raggiunto la Rotatoria della Bandiera, a circa un chilometro dal centro di distribuzione, le forze israeliane avrebbero intimato di disperdersi. Poco dopo, stando ai testimoni, è partita una raffica di fuoco da terra, dal mare e dal cielo. "Hanno sparato in tutte le direzioni: da navi da guerra, da carri armati e da droni", ha raccontato Amr Abu Teiba, uno dei sopravvissuti. "La scena era orribile. I corpi venivano trasportati con carretti improvvisati".
Le immagini raccolte da testate internazionali mostrano ambulanze e civili trasportare feriti e morti verso l’ospedale Nasser, dove i medici parlano di scene caotiche e continue emergenze. La Mezzaluna Rossa Palestinese ha confermato il recupero di 23 corpi e il trattamento di altrettanti feriti, ma le autorità locali parlano di almeno 31 vittime accertate. Altri 14 feriti sono stati registrati in un secondo punto di distribuzione nel centro della Striscia.
Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno dichiarato di essere "attualmente all’oscuro" di eventuali danni provocati dal loro fuoco, e come al solito hanno annunciato l’apertura di un’indagine. La GHF, da parte sua, ha negato qualsiasi coinvolgimento nei disordini e afferma di aver distribuito aiuti "senza incidenti" nella stessa giornata.

Per l'ONU la distribuzione di aiuti da Gaza Humanitarian Foundation è largamente inefficace
Intanto, cresce il malcontento internazionale per il nuovo sistema di distribuzione degli aiuti, sostenuto dagli Stati Uniti ma osteggiato dalle Nazioni Unite e da diverse ONG. Secondo l’ONU, il meccanismo – che centralizza gli aiuti in zone controllate militarmente da Israele – non è minimamente in grado di soddisfare i bisogni dei 2,3 milioni di abitanti di Gaza e rischia di trasformare il cibo in uno strumento di controllo politico e militare. Il commissario dell’UNRWA, Philippe Lazzarini, ha definito il modello "una distrazione dagli orrori in corso" e "uno spreco di risorse".