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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Due ONG israeliane accusano Israele di genocidio a Gaza: è la prima volta

Due autorevoli organizzazioni israeliane per i diritti umani, B’Tselem e Physicians for Human Rights Israel, hanno accusato ufficialmente Israele di commettere genocidio nella Striscia di Gaza. Le denunce si fondano su testimonianze dirette, dati verificati e analisi giuridiche. Le due Ong richiamano ora la comunità internazionale ad agire.
A cura di Francesca Moriero
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Conferenza stampa congiunta di PHRI (Medici per i Diritti Umani in Israele) e B'Tselem, per i Diritti Umani nei Territori Occupati
Conferenza stampa congiunta di PHRI (Medici per i Diritti Umani in Israele) e B’Tselem, per i Diritti Umani nei Territori Occupati
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Due storiche organizzazioni israeliane per i diritti umani, B'Tselem e Physicians for Human Rights – Israel (PHRI),  hanno pubblicato due rapporti distinti che giungono alla stessa, inequivocabile conclusione: lo Stato di Israele sta commettendo un genocidio nella Striscia di Gaza, come definito dal diritto internazionale. È la prima volta che organizzazioni israeliane parlano apertamente di genocidio compiuto da Israele. Le accuse non si limitano però alla sola denuncia morale, ma si fondano su analisi giuridiche dettagliate, testimonianze raccolte sul campo, dati forniti da fonti indipendenti e documentazione di agenzie ONU, giornalisti investigativi e studiosi di diritto internazionale: "Israele sta agendo in modo coordinato per distruggere deliberatamente la società palestinese nella Striscia di Gaza", scrive B'Tselem, "e sta commettendo un genocidio contro la popolazione palestinese". Il rapporto parla di "massacro su vasta scala", "condizioni di vita catastrofiche imposte intenzionalmente" e "intenzionalità espressa pubblicamente dai leader israeliani nel voler distruggere Gaza come società".

Il rapporto delle Ong: "Attacco sistematico all'identità palestinese"

Il rapporto di B'Tselem si apre con la condanna dell'attacco del 7 ottobre 2023 da parte di Hamas, definito "un'azione che ha incluso numerosi crimini di guerra e probabilmente crimini contro l'umanità". Ma chiarisce fin da subito che la risposta israeliana non si è limitata alla repressione armata del nemico, né alla difesa della propria popolazione. È andata molto oltre.

Quella messa in atto da Israele, scrive l'organizzazione, è infatti un'azione militare che ha "causato la morte su larga scala sia con attacchi diretti, sia attraverso la creazione deliberata di condizioni di vita insostenibili, che continuano ad alzare il bilancio delle vittime". Il documento parla di "danni fisici e mentali a un'intera popolazione", "distruzione diffusa di infrastrutture civili", "frantumazione del tessuto sociale", "distruzione di scuole, università e siti culturali palestinesi", ma anche di "arresti di massa, abusi sistematici e detenzioni extragiudiziali in prigioni che sono diventate campi di tortura". Secondo B'Tselem, Israele ha imposto "la fame come metodo di guerra", ha perseguito la "trasformazione della deportazione forzata in obiettivo dichiarato del conflitto" e ha condotto un "attacco sistematico all'identità palestinese", inclusa la "distruzione deliberata dei campi profughi e lo smantellamento dell'UNRWA".

Il genocidio in atto a Gaza è "intenzionale"

Conferenza stampa congiunta di PHRI (Medici per i Diritti Umani in Israele) e B’Tselem, per i Diritti Umani nei Territori Occupati
Conferenza stampa congiunta di PHRI (Medici per i Diritti Umani in Israele) e B’Tselem, per i Diritti Umani nei Territori Occupati

Il punto più dirompente del rapporto non è soltanto la descrizione della violenza esercitata, ma la sua qualificazione giuridica. Secondo B'Tselem, Israele sta compiendo atti che configurano il crimine di genocidio così come definito dalla Convenzione delle Nazioni Unite del 1948. Il rapporto non si limita a elencare le categorie previste dal diritto internazionale, come l’uccisione di membri di un gruppo o l’imposizione di condizioni di vita intese a causarne la distruzione, ma sostiene che le operazioni condotte da Israele corrispondono, punto per punto, a quelle fattispecie criminali: "Uccisioni di massa, danni fisici e mentali inflitti all’intera popolazione, distruzione deliberata delle condizioni di vita e creazione di un ambiente inabitabile: tutto questo costituisce genocidio secondo il diritto internazionale", si legge.

Elemento cruciale per definire giuridicamente il genocidio è l'intenzionalità e anche su questo punto, il rapporto è netto: l'intento di distruggere la popolazione palestinese non sarebbe implicito o ipotetico, ma dichiarato. B'Tselem cita tra le prove le parole dell’ex ministro della Difesa Yoav Gallant, che ha definito i palestinesi "animali umani", e il discorso del primo ministro Benjamin Netanyahu che ha invocato la guerra contro "Amalek", riferimento biblico al popolo che Dio ordinò di sterminare senza lasciar superstiti. A queste si aggiungono, secondo B'Tselem, numerose altre dichiarazioni pubbliche di ministri, ufficiali dell'esercito, opinionisti e giornalisti israeliani che esprimono esplicitamente l'obiettivo di cancellare Gaza e il suo popolo.

Le testimonianze: Gaza come laboratorio del collasso umano

Aiuti umanitari vengono lanciati dai cieli ai palestinesi sopra Gaza City, Striscia di Gaza. (AP Photo/Jehad Alshrafi) Associated Press/LaPresse
Aiuti umanitari vengono lanciati dai cieli ai palestinesi sopra la distruzione di Gaza City, Striscia di Gaza. (AP Photo/Jehad Alshrafi)

Il rapporto include poi testimonianze dirette da parte dei sopravvissuti a bombardamenti e sfollamenti forzati. Tra queste, la storia di Muhammad Ghrab, residente a Gaza City, poi rifugiatosi a Muwasi, dove ha assistito al bombardamento del 13 luglio 2024. Israele ha dichiarato che l'attacco mirava a due comandanti militari di Hamas, tra cui Muhammad Deif. Ma i fatti, che il rapporto cita, parlano di ben altro: 90 morti, 300 feriti, una scena "apocalittica". "Improvvisamente si è formata una corona di fuoco intorno a noi. Il cielo era coperto da polvere e fumo. Quando siamo entrati nei tendoni rimasti in piedi, abbiamo trovato solo corpi. Era una visione dell'inferno, un orrore che non si può descrivere. È da quel giorno che vivo nell'attesa di morire nello stesso modo", ha dichiarato Ghrab a B'Tselem. Un'altra testimonianza racconta di un paramedico che ha dovuto abbandonare un'ambulanza colpita durante un attacco: all'interno c'erano i corpi di una donna e di un neonato, e quando è tornato il giorno dopo, alcuni animali randagi avevano mangiato parte dei corpi. Il neonato era ancora vivo.

Il rapporto PHRI: distruggere la sanità come strategia genocidaria

A sostenere la medesima accusa, da un punto di vista diverso ma complementare, è poi il rapporto di Physicians for Human Rights – Israel. Incentrato sulla distruzione sistematica del sistema sanitario di Gaza, il documento conclude che Israele sta commettendo atti che costituiscono genocidio anche sotto il profilo medico e sanitario. Il PHRI parla di "smantellamento deliberato e sistematico del sistema di vita di Gaza", con attacchi mirati a ospedali, blocchi agli aiuti umanitari, ostacoli alle evacuazioni mediche, uccisione e incarcerazione del personale sanitario. "Queste azioni non sono effetto collaterale della guerra", si legge, "ma parte di una politica deliberata volta a colpire i palestinesi come gruppo umano, in quanto tale". Anche il rapporto PHRI afferma che Israele ha compiuto almeno tre degli atti previsti dalla Convenzione sul genocidio: "l"uccisione di membri del gruppo, gravi danni fisici e mentali inflitti alla popolazione, l'imposizione deliberata di condizioni di vita insostenibili, calcolate per provocare la distruzione del gruppo". PHRI accusa anche la comunità internazionale di aver mancato al proprio dovere di prevenzione e intervento: "Nonostante le pronunce della giustizia internazionale, Israele non ha rispettato i suoi obblighi. L'enforcement globale è rimasto debole. È tempo che gli Stati adempiano al loro dovere di fermare il genocidio in corso".

La realtà: 40mila orfani, un'intera società disgregata

Un bambino piange durante il funerale di familiari uccisi mentre cercavano di raggiungere i camion degli aiuti umanitari che entravano nel nord di Gaza attraverso il valico di Zikim con Israele, presso l'ospedale Shifa, a Gaza City. (AP Photo/Abdel Kareem Hana)
Un bambino piange per la morte di familiari, uccisi dall’IDF mentre cercavano di raggiungere i camion degli aiuti umanitari che entravano nel nord di Gaza. (AP Photo/Abdel Kareem Hana)

Alle testimonianze dirette e alle accuse giuridiche si affiancano poi numeri che restituiscono le proporzioni della devastazione sociale. Secondo i dati contenuti nei due rapporti, almeno 40mila bambini nella Striscia di Gaza hanno perso uno o entrambi i genitori dall'inizio dell'offensiva israeliana. Il 41% delle famiglie si trova oggi a prendersi cura di minori che non sono figli propri. Uno studio pubblicato su The Lancet segnala un crollo verticale dell'aspettativa di vita: meno 51% per gli uomini e meno 38% per le donne in un solo anno. L'età media della morte è oggi di 40 anni per i maschi e 47 per le femmine.

B'Tselem avverte poi che la crisi non è confinata a Gaza: le violenze contro i palestinesi si intensificano anche in Cisgiordania e nei territori interni allo Stato di Israele, e che i confini dell'assedio si stanno allargando.

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