“Devo schivare sgambetti e sputi”: il calvario di Emilie, 17enne suicida a causa dei bulli

"Schivare colpi, sgambetti e sputi. Chiudere le orecchie per gli insulti e le beffe. Tenere sempre d'occhio la borsa, i libri e i capelli. Trattenere le lacrime. Ancora e ancora". È il drammatico racconto del calvario che doveva subire ogni giorno a scuola dalla 17enne francese Emilie, morta suicida nel gennaio scorso dopo essersi gettata da una finestra della sua abitazione. Parole di sconforto e dolore che raccontano la cruda realtà che l'adolescente doveva affrontare ogni giorno in classe e che i genitori della 17enne hanno ritrovato nel diario segreto della ragazza. Una sconcertate scoperta per loro che ora hanno deciso di diffondere alcuni estratti di quelle pagine al giornale locale La Voix du Nord.
La ragazza, che frequentava l’istituto Notre-Dame de la Paix, nella parte antica di Lille, negli ultimi mesi di vita aveva mostrato un atteggiamento tendente al depressivo, ma i genitori credevano dipendesse dal loro divorzio e non immaginavano che la 17enne potesse arrivare al suicidio.
Il diario
"Non voglio che i miei genitori sappiano in che stato pietoso mi trovo […] e che hanno dato vita ad una sottospecie di merd*", è una delle confessioni della giovane, che faceva di tutto per nascondere in casa il suo disagio. Un tentativo comunque vanificato da una crisi di panico che Emilie ha a scuola e che conferma i sospetti che madre e padre avevano già maturato negli ultimi mesi. Seguono il cambio di istituto e le sedute di psicoterapia, ma ormai l'adolescente ha maturato una vera e propria fobia verso l'ambiente scolastico.
Il conto alla rovescia delle ore che mancano all'uscita da scuola è l'esercizio di speranza che la ragazza compie ogni giorno. Con un ma: "A ora di pranzo mi dico: metà giornata è passata, ne resta solo l’altra metà. Ma poi un altro pensiero rovina tutto: domani si ricomincia". Un calvario che si ripete ogni giorno e che convince Emilie che il nemico è ovunque, numeroso, onnipresente, invincibile: "Mi sento addosso gli sguardi degli altri. Vedo i loro sorrisetti quando mi fissano, sento che guardano le mie scarpe da ginnastica vecchie, i miei jeans sfilacciati, il mio maglione con il collo alto e il mio zainetto. Ho sentito qualcuno dirmi barbona".