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Presidenza Trump

I dazi di Trump tornano in vigore: la Corte d’appello ha sospeso la sentenza che li dichiarava illegali

È battaglia legale sui dazi. Trump è tornato a prendersela con i giudici dopo il blocco delle tariffe imposto dal Tribunale del commercio internazionale e poi sospeso dalla Corte d’appello. Il presidente americano ha promesso di portare la questione davanti alla Corte suprema: “Sentenza politica e orribile”.
A cura di Giulia Casula
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Donald Trump torna a prendersela con i giudici. Il presidente degli Stati Uniti ha duramente contestato la sentenza che mercoledì ha bloccato i dazi da lui imposti nei confronti di moltissimi Paesi. Secondo la Corte del commercio internazionale l'approvazione delle tariffe sarebbe dovuta necessariamente passare per il Congresso, che invece è stato bypassato. I dazi dunque sono ‘illegali' e vanno bloccati.

La battaglia giudiziaria però, è destinata ad arrivare alla Corte suprema. La sentenza dei giudici infatti, è stata temporaneamente "sospesa fino a nuovo avviso mentre queste corte esamina i documenti delle istanze", come deciso dalla Corte d'appello americana. Lo stop ai dazi quindi, resta in sospeso. 

I giudici avevano bloccato la gran parte delle tariffe ai sensi dell'International Emergency Economic Powers Act, una legge del 1977, sostenendo che il presidente avesse abusato dei poteri emergenziali della Casa Bianca. Le uniche misure rimaste fuori dal blocco erano quelle su acciaio, alluminio e auto, perché decise sulla base alla ‘Section 232' del Trade Act, che consente di limitare le importazioni ritenute una minaccia per la sicurezza nazionale.

I dazi sono stati successivamente bloccati anche da una seconda corte, ma in quel caso la sentenza entrerà in vigore solo tra due settimane. L'intenzione di Washington però, è di tirare dritto anche se Trump dovesse perdere la battaglia legale. Secondo il Wall Street Journal infatti, l'amministrazione americana starebbe studiando alternative ai poteri economici emergenziali del presidente per poter imporre i dazi. Una base normativa per le decisioni commerciali di Trump potrebbe arrivare dalla Sezione 122 del Trade Act del 1974, che consente dazi fino al 15% per un periodo di 150 giorni per riequilibrare squilibri commerciali, e dalla Sezione 301 che permetterebbe di colpire singoli partner commerciali.

"Si spera che la Corte Suprema annulli questa terribile decisione, che minaccia il Paese, rapidamente e con decisione. Gli ‘intrallazzatori' non devono avere il permesso di distruggere la nostra Nazione!", ha scritto su Truth dopo le 24 ore tumultuose, che hanno visto imporre e poi sospendere il blocco delle tariffe. Il presidente americano ha puntato il dito contro la Corte commerciale che aveva disposto lo stop, bollando la sentenza come "politica" e "orribile". "L'orribile decisione stabilisce che avrei dovuto ottenere l'approvazione del Congresso per i dazi", ha attaccato su Truth. "In altre parole, centinaia di politici si dovrebbero riunire a Washington per settimane, o persino mesi, cercando di giungere a una conclusione su quanto addebitare agli altri Paesi che ci trattano ingiustamente. Se questa sentenza fosse stata mantenuta – ha proseguito il tycoon – avrebbe distrutto completamente il potere presidenziale: la presidenza non sarebbe mai più stata la stessa! Con questa decisione, il nostro Paese avrebbe perso migliaia di miliardi di dollari, denaro che renderebbe l'America di nuovo grande. Sarebbe la sentenza finanziaria piu' dura mai emessa nei nostri confronti come nazione sovrana", ha aggiunto.

Il tycoon si è lasciato andare a un lungo sfogo: "Il presidente degli Stati Uniti deve avere il diritto di proteggere l'America da coloro che le stanno arrecando danni economici e finanziari. Come è possibile che abbiano potenzialmente fatto un tale danno agli Stati Uniti d'America? Si tratta di puro odio per "TRUMP"? Quale altra ragione potrebbe essere?". Intanto, la giravolta di sentenze tiene alta la tensione dei mercati, sensibili alle continue oscillazioni della politica commerciale statunitense.

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