Crocifisso in Aula, la corte europea assolve l’Italia: nessuna violazione dei diritti umani

Esporre il crocifisso nelle scuole italiane non è una violazione dei diritti fondamentali umani, lo ha deciso la Grande Camera della Corte europea per i diritti dell'uomo, assolvendo l'Italia dall'accusa che l'aveva portata in giudizio a Strasburgo. 15 i voti favorevoli al Bel Paese e due soli contrari, secondo i giudici non sussistono elementi che provano una reale influenza dell'esposizione del crocifisso sugli studenti. Chiuso il dossier “Lautsi contro Italia” un procedimento arrivato alla Corte Europea il 27 luglio 2006. La vicenda prende le mosse sull'esposto presentato dall'avvocato Nicolò Paoletti per conto della signora Soile Lautsi, che sosteneva la tesi secondo cui la presenza del crocifisso nelle aule della scuola pubblica italiana poteva costituire una violazione del diritto dei genitori a educare i propri figli secondo le proprie personali inclinazioni morali e religiose, senza l'intervento attivo dello Stato. Sarebbe stata violata anche la libertà di pensiero e di culto degli alunni.
La Corte Europea respinge le accuse, dopo che in primo grado la tesi sostenuta dalla signora Lautsi era stata accolta e l'Italia condannata, con il sollevamento di polemiche vivaci da parte dei cattolici che avevano inviato migliaia di lettere di protesta alla corte di Strasburgo. Il ricorso del governo italiano, sostenuto dai paesi cattolici dell'Unione Europea (dieci in tutto, dall'Armenia a Cipro, ma anche Russia e San Martino) ha portato al processo di appello in cui le posizioni italiane sono state difese e accolte.