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Guerra in Ucraina

Cos’è il super missile Burevestnik testato da Putin, il diplomatico a Fanpage: “Non sarà operativo per anni”

“Ci vorrà molto tempo prima che la nuova arma sia in servizio” dice a Fanpage.it John Foreman, già attaché militare britannico a Mosca. Il diplomatico per il disarmo Willam Alberque: “È un missile lento e goffo, può abbatterlo un normale caccia”.
A cura di Riccardo Amati
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La gittata è mostruosa: fino a 20mila chilometri, abbastanza per colpire gli Stati Uniti partendo da qualsiasi base russa. In sostanza, un missile da crociera con autonomia illimitata, capace di restare in aria per giorni, forse settimane. Potrebbe continuare a volare anche in mezzo a un conflitto termonucleare totale — come una procellaria sul mare in tempesta — e piombare sull’obiettivo quando e dove il nemico meno se lo aspetta. Burevestnik in russo significa proprio “procellaria”, l’uccello delle tempeste. Piccolo e solitario, è resistente e misterioso più di un albatros. E capace di volare ininterrottamente per migliaia di miglia in mezzo a burrasche e venti furiosi. La procellaria però porta sfortuna, dicono i marinai.

Una disgrazia che vola

Anche il super missile di Vladimir Putin porta sfortuna. Può esser lanciato senza un obiettivo prefissato, cambiare direzione all’improvviso e lanciare le sue testate nucleari multiple con un comando dato all’ultimo momento. O programmato nell’ultimo momento possibile. Infatti, può colpire anche se la Russia fosse già stata ridotta a un deserto di polvere radioattiva. Un uccello del malaugurio all’ennesima potenza, portatore di sventure definitive.

Ma quanto appena descritto appartiene alla narrativa del Cremlino e forse alla teoria. La realtà è più triviale, concorda la maggior parte degli scienziati militari e dei diplomatici del disarmo. “Il Burevestnik è un missile sub-sonico che sprizza radioattività da tutti i pori: il suo lancio verrebbe subito identificato. Sarebbe abbattuto prima di lasciare lo spazio aerospaziale russo”, afferma William Alberque, diplomatico del disarmo e a lungo direttore dello Arms Control, Disarmament and Non-Proliferation Centre (ACDC) della NATO.

Illusione e realtà

“Il nuovo missile ha un motore nucleare che gli permette un raggio di azione estremamente ampio, ma per il resto è paragonabile a un aereo a reazione che si muove goffo e pesante dalla Russia a una velocità massima di 960 chilometri orari”. Secondo l’esperto, per neutralizzarlo sarebbe sufficiente un aereo da combattimento di terza generazione. Roba degli anni ’70, oggi siamo alla sesta.

“Una volta individuato il lancio, un qualsiasi caccia multiruolo dotato di missili aria-aria a lungo raggio può agganciare il missile e abbatterlo: non è più veloce di un jet o di un Kh-101 (missili da crociera sub-sonici utilizzati quotidianamente dalla Russia, spesso abbattuti dalla difesa aerea ucraina, ndr)". “Il Burevestnik non è una wunderfaffe”, chiosa Alberque paragonando la "arma miracolosa" di Putin a quelle con cui la Germania nazista ormai al crepuscolo sperava di invertire le sorti della Seconda guerra mondiale. “È un’arma-Frankenstein, un guazzabuglio di tecnologie appiccicate insieme solo per la vanità degli ingegneri militari che l’hanno progettata”. Tutta una messa in scena, quindi? Solo ‘maskirovka’?

Progetto pericoloso

Maskirovka significa mascheramento. È la dottrina strategica che unisce camuffamento, disinformazione, e simulazioni per confondere l’avversario. È radicata nella storia militare russa fin dai tempi dei tatari, e rende le forze di Putin molto efficienti nella guerra ibrida. Le evidenze radioattive registrate dagli scienziati e dalle agenzie di intelligence occidentali dimostrano che nel poligono missilistico delle isole di Novaya Zemlya, Mar di Barents, da anni si lavora a un motore nucleare a fissione come quello del Burevestnik. Che è certamente molto più di un progetto.

I rischi tecnici sono sempre apparsi insormontabili, per la complessità di miniaturizzare un reattore efficiente e sicuro. E la dispersione radioattiva durante i test e il volo rappresenta un grave problema. Nell’agosto 2019 un’esplosione durante un test uccise cinque addetti e provocò fughe radioattive tali da far interdire alcune aree costiere. Il timore di inquinare l’Artico evidentemente non ha fermato i programmi di Mosca. Il progetto è andato avanti ed è naturale che si siano fatti progressi importanti. Che si stesse stringendo sugli ultimi test era nell’aria. I servizi norvegesi avevano notato un aumento dell’attività a Novaya Zemlya. I tempi dell’annuncio però sono sospetti.

Putin è diventato prevedibile

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Putin ha dichiarato il successo del test finale del super-missile proprio mentre Usa e Ue aumentano la pressione sul Cremlino. C’era da scommetterci. Lo zar sta diventando prevedibile. Ogni volta che la tensione con l’Occidente aumenta, parla di missili e testate nucleari. Per dar al mondo la notizia, lo zar si è messo in mimetica. Tanto per chiarire. Ha definito la nuova arma “invincibile” e non ha posto limiti per il suo raggio d’azione. Il Capo di stato maggiore delle forze armate Gerasimov ha spiegato che il missile “ha percorso 14mila chilometri”, durante quasi 15 ore di volo il 21 ottobre.

Il Burevestnik misura 12 metri e ha un’apertura alare di sei. Viene lanciato da booster a propellente solido montati su un contenitore inclinato sullo chassis. Una volta in volo, entra in funzione un motore termico a propulsione nucleare. In pratica, un mini-reattore a fissione che riscalda l’aria: un ramjet a ciclo aperto. La sua autonomia è teoricamente illimitata. La guida combina navigazione inerziale e sistema Terrain Contour matching (TERCOM). Una volta operativo, secondo i russi cambierà la natura della deterrenza rendendo obsolete la sorveglianza e la difesa antimissile Usa.

“Per l’operatività servono anni"

“Ritengo che la sua entrata in servizio sia prevista solo tra qualche anno”, dice a Fanpage.it il diplomatico John Foreman, fino alla fine del 2022 attaché militare all’ambasciata di Mosca e prima a Kyiv con lo stesso incarico. “Non comprendiamo appieno le capacità di quest’arma, ma il suo scopo è proprio quello di rendere obsolete le difese statunitensi e garantire che un contrattacco nucleare russo abbia successo”. Cosa che è alla base della deterrenza reciproca. Lo scopo è lo stesso anche per altre ‘super- armi’ che i russi stanno sviluppando, come Poseidon, drone sottomarino nucleare con testata al cobalto-60, e Avangard, veicolo di rientro ipersonico per “nascondere” attacchi nucleari lanciarti con missili intercontinentali.

Calma e gesso

“L’Europa deve mantenere la calma”, commenta Foreman riguardo alle possibili risposte del Cremlino alle nuove sanzioni e all’eventuale fornitura di missili a lungo raggio all’Ucraina. "Il Burevestnik ha scopi di deterrenza strategica, non di coercizione". Dovrebbero preoccuparci di più i missili nucleari e convenzionali a gittata intermedia, dove “la Russia ha un vantaggio”. Soprattutto dopo la fine del trattato Imf. L’accordo che limitava questo tipo di armamenti di fatto non è più in vigore dopo il ritiro Usa nel 2019. La Russia lo ha lasciato ufficialmente due mesi fa.

Armi e autocrazie

Anche il diplomatico di Sua Maestà ritiene che l’annuncio di Putin sia legato alle tensioni sull’improbabile fornitura di Tomahawk all’Ucraina e voglia essere un promemoria dell’arsenale nucleare russo. Un modo per far paura all’Occidente. Ma c’entra anche “il desiderio russo di riprendere negoziati con gli Usa sugli armamenti”, nota. L’ultimo trattato ancora in vigore, il New Start, scade all’inizio del prossimo anno. Prima della bufera, vera o presunta, con Washington, Mosca si era detta disponibile. Donald Trump aveva risposto con interesse.

Tra le prospettive cupe che questi tempi propongono, quella di una ripresa della diplomazia del disarmo dà qualche conforto. Ma tutto resta nelle mani dell’autocrate russo, sempre più prevedibile e attaccato ai suoi obiettivi di guerra. E di un presidente americano sempre più imprevedibile, con l’ambizione del Nobel per la pace ma che autocrate vorrebbe diventarlo — a giudicare da molto di quel che fa e dice. Ora, agli autocrati o aspiranti tali di armi piace averne tante. Senza limiti. Se il Burevestnik-Skyfall servisse come scusa per tornare a parlare di controllo sulle testate nucleari, avrebbe addirittura qualche merito. I presupposti non sono i migliori.

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